Biennale 1976: la terra di mezzo per la terza cultura
Biennale 1976: la terra di mezzo per la terza cultura
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possa fare a meno <strong>di</strong> un pubblico potenziale. Funzione ed effetto <strong>di</strong> ciò è comunque che si verifichi<br />
una comunicazione, e non <strong>per</strong> un caso fortuito ma in forza del<strong>la</strong> natura che l’artista con<strong>di</strong>vide con<br />
altri”. 15<br />
La <strong>di</strong>mensione partecipativa trasforma così l’o<strong>per</strong>atore in co-o<strong>per</strong>atore innanzitutto inserito e<br />
pienamente attivo nel suo contesto sociale, urbano ed umano. Se da una parte questa a<strong>per</strong>tura<br />
orizzontale, una sorta <strong>di</strong> f<strong>la</strong>tbed steinberghiano, 16 comporta le ritrosie <strong>di</strong> una élite <strong>cultura</strong>le abituata<br />
alle ermetiche chiusure, dall’altra mette in circolo una serie <strong>di</strong> energie e azioni <strong>di</strong>fficilmente<br />
ascrivibili al settore estetico così come allora veniva riconosciuto. L’orizzontalità non deve <strong>per</strong>ò<br />
ingannare, non si tratta <strong>di</strong> un livel<strong>la</strong>mento verso il basso né <strong>di</strong> una rinuncia al proprio specifico<br />
<strong>mezzo</strong> artistico, si tratta bensì <strong>di</strong> una riconfigurazione attraverso un riscontro sociale, il mutamento<br />
come scrive Crispolti, non è infatti dei ruoli, bensì <strong>di</strong> segno o<strong>per</strong>ativo verso quei ruoli e <strong>per</strong> fare<br />
questo “occorre che il momento produttivo (cioè <strong>la</strong> creazione) sia il più prossimo al momento<br />
organizzativo (ciò <strong>la</strong> me<strong>di</strong>azione)”. 17<br />
La coo<strong>per</strong>azione <strong>di</strong>venta dunque il <strong>per</strong>no attorno al quale ruota questa nuova o<strong>per</strong>atività artistica<br />
che tende a realizzarsi non soltanto, come detto, nel<strong>la</strong> partecipazione spontaneistica bensì attraverso<br />
il rapporto con le istituzioni e gli enti locali. “Del resto <strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione del nuovo o<strong>per</strong>atore estetico<br />
nel sociale non è soltanto una sua <strong>di</strong>sposizione spontaneamente “co-o<strong>per</strong>ativa”, ma può risolversi<br />
istituzionalmente attraverso proprio l’associazionismo coo<strong>per</strong>ativo, nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> coo<strong>per</strong>ative<br />
<strong>di</strong> servizi <strong>cultura</strong>li entro le quali si attua un’integrazione <strong>di</strong> specifici, una “trans<strong>di</strong>sciplinarità”, come<br />
<strong>di</strong>ce Gianfranco Arbitani, più che un’astratta “inter<strong>di</strong>sciplinarità” (che comunque è un dato <strong>di</strong><br />
attrazione <strong>cultura</strong>le contemporanea)”. 18<br />
15<br />
J. Dewey, op. cit., p. 264.<br />
16<br />
L. Steinberg, Neo Dada e pop: il para<strong>di</strong>gma del pianale, in, Alle origini dell’o<strong>per</strong>a d’arte contemporanea, a cura <strong>di</strong><br />
G. Di Giacomo, C. Zambianchi, La<strong>terza</strong>, Roma-Bari 2008. Leo Steinberg nel suo Altri Criteri del 1972 usò il concetto<br />
<strong>di</strong> pianale (f<strong>la</strong>tbed) “<strong>per</strong> descrivere il piano pittorico caratteristico degli anni Sessanta. Una su<strong>per</strong>ficie pittorica <strong>la</strong> cui<br />
ango<strong>la</strong>zione rispetto al<strong>la</strong> stazione eretta dell’uomo è <strong>la</strong> con<strong>di</strong>zione preliminare del suo contenuto”, L. Steinberg, op. cit.,<br />
p. 129. Nello stesso saggio Steinberg scrive: “tendo a considerare il passaggio dal<strong>la</strong> posizione verticale a quel<strong>la</strong><br />
orizzontale come l’espressione del più ra<strong>di</strong>cale cambiamento nel contenuto dell’arte: il passaggio dal<strong>la</strong> natura al<strong>la</strong><br />
<strong>cultura</strong>”. Ibidem, p. 131.<br />
17<br />
E. Crispolti, op. cit., p. 22.<br />
18<br />
Ibidem, p. 23.<br />
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