esa incon<strong>di</strong>zionata <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> razionalista. Significa lo spazio a<strong>per</strong>to e <strong>la</strong> possibilità del<strong>la</strong> natura, contro il dogma, l’artificiosità, il preteso finalismo del<strong>la</strong> verità”. 9 9 W. James, Pragmatismo, Il Saggiatore, Mi<strong>la</strong>no 1994, p. 33, [I ed. 1907]. 7
Capitolo 2 Territorio sociale, tessuto sociale 2.1 Enrico Crispolti e <strong>la</strong> partecipazione sociale La formazione <strong>di</strong> un luogo me<strong>di</strong>ale a<strong>per</strong>to basato sul<strong>la</strong> comunicazione, non può, come si è detto, prescindere dalle <strong>per</strong>sone. Concepire infatti il territorio sociale come tessuto sta ad in<strong>di</strong>care, già nel<strong>la</strong> sua terminologia, lo spostamento d’attenzione dal<strong>la</strong> sfera tecnica a quel<strong>la</strong> umana. Questo spazio me<strong>di</strong>ale, questo territorio sociale, deve infatti essere abitato. In questa <strong>di</strong>rezione, a metà tra il censimento e <strong>la</strong> ripopo<strong>la</strong>zione, si muovono le o<strong>per</strong>azioni curate da Enrico Crispolti. Attraverso eventi come Vol<strong>terra</strong> ’73, Napoli Situazione ’75, fino al<strong>la</strong> <strong>Biennale</strong> del ’76, passando <strong>per</strong> O<strong>per</strong>azione Roma eterna, il critico romano delinea i termini e <strong>la</strong> metodologia <strong>di</strong> un’o<strong>per</strong>atività volta al<strong>la</strong> sollecitazione d’autocoscienza che serve a rispondere ad una domanda estetica precisa rivoltagli da una società ormai concretamente massificata. Da una parte, <strong>la</strong> sollecitazione d’autocoscienza o<strong>per</strong>ativa sembra, <strong>per</strong> certi versi, il giusto approdo delle ricerche dell’Internazionale Situazionista, che trovano proprio grazie a questo concetto <strong>di</strong> o<strong>per</strong>atività uno sbocco concreto al loro settarismo. La metodologia crispoltiana è a mio avviso, fortemente pragmatista in quanto ricerca un concetto <strong>di</strong> verificabilità, in questo caso nel sociale, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> riproducibilità, mettendo così in parallelo le sue azioni con le teorie dei filosofi pragmatisti americani. La novità (<strong>di</strong>versità-partico<strong>la</strong>rità) <strong>di</strong> questa metodologia consiste nel<strong>la</strong> sua volontà <strong>di</strong> formazione concreta come si evince dall’aggettivo “o<strong>per</strong>ativa” che sta ad in<strong>di</strong>care proprio <strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione che deve prendere lo spontaneismo <strong>per</strong> non rimanere effimero e sommario. In tutto questo processo è fondamentale il ruolo delle istituzioni <strong>per</strong> “sollecitare una domanda <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> prospettive e <strong>di</strong> istituzionalizzazione” 10 che porti così al<strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> una partecipazione che lo stesso Crispolti definisce democratica. Proprio questa volontà istituzionalizzatrice rientra nel concetto pragmatista <strong>di</strong> verificabilità in quanto rappresenta un risultato e, proprio come in un es<strong>per</strong>imento, si agisce limitando e restringendo il campo d’azione <strong>per</strong> poter creare un campione, un numero 0 riproducibile all’infinito. Pertanto l’azione sociale non è una s<strong>per</strong>duta azione nel<strong>la</strong> socialità del mondo, bensì un’azione in una picco<strong>la</strong> e concreta parte <strong>di</strong> esso, che servirà poi da esempio <strong>per</strong> costruire un concetto <strong>di</strong> socialità espansa. Proprio riguardo a questo Crispolti scrive: “Una verifica che dovrà avvenire entro una concreta porzione <strong>di</strong> realtà <strong>di</strong> base, <strong>per</strong>ché l’agire nel sociale è tanto più efficace in quanto è più partico<strong>la</strong>re e definitivo, come “re<strong>per</strong>to minimo” (come lo chiama Riccardo Dalisi) <strong>di</strong> partecipazione”. 11 10 E. Crispolti, Arti visive e partecipazione sociale. Da Vol<strong>terra</strong> 73 al<strong>la</strong> <strong>Biennale</strong> <strong>1976</strong>, De Donato, Bari 1977, p. 35. 11 Loc. cit. 8