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Gesti estremi, perché? Ricchi ma fragili - Provincia di San Michele ...

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Sulle orme <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco<br />

<strong>di</strong> p. Francesco Taronna<br />

L’Or<strong>di</strong>ne dei Frati Minori, all’origine fu<br />

veramente una grazia per l’u<strong>ma</strong>nità <strong>di</strong> quel<br />

tempo consacrato dalla storia. Se è vero che<br />

l’ubbi<strong>di</strong>enza era <strong>di</strong>ventata una cosa impossibile<br />

per non compromettere egoisticamente<br />

il gran dono della libertà in<strong>di</strong>viduale e collettiva;<br />

se è vero che la povertà evangelica era<br />

ri<strong>ma</strong>sta una parola vuota a tutti i livelli; se è<br />

vero che la castità era soltanto la scelta coraggiosa<br />

<strong>di</strong> pochi votati al Vangelo: se è vero tutto<br />

questo, possiamo ben <strong>di</strong>re che la presenza del<br />

nostro Or<strong>di</strong>ne sia stata una grazia, una forza,<br />

un rilancio <strong>di</strong> valori per l’intera u<strong>ma</strong>nità del<br />

milleduecento.<br />

In tale contesto, Francesco fu donato alla<br />

Chiesa e al mondo come una nuova incarnazione<br />

dell’uomo evangelico. “Ma non si trattò<br />

<strong>di</strong> una riesu<strong>ma</strong>zione dell’ideale evangelico,<br />

come poteva essere stato attuato nella primitiva<br />

comunità apostolica, offuscato nella co-<br />

fede. La fede ci permetterà così <strong>di</strong> entrare<br />

in quella che abbiamo chia<strong>ma</strong>to “la logica<br />

del dono”, che risplende nel Dio in<br />

cui cre<strong>di</strong>amo: un Dio uno e trino, che da<br />

sempre è dono <strong>di</strong> sé, nella sua stessa vita,<br />

e che si <strong>ma</strong>nifesta in pienezza nel dono<br />

del suo Figlio, Gesù, che vive la logica<br />

del dono e che ci associa alla sua offerta<br />

d’amore. “Solo se seguiremo le orme del<br />

nostro Signore Gesù Cristo, della sua vita,<br />

passione, morte e resurrezione, troveremo<br />

la forza e la luci<strong>di</strong>tà per affrontare secondo<br />

la logica del dono la realtà personale,<br />

comunitaria e sociale, sempre segnata<br />

scienza dei contemporanei dalla crisi in atto:<br />

si trattò decisamente del superamento <strong>di</strong> uno<br />

sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> evoluzione u<strong>ma</strong>na ed ecclesiale, che<br />

aveva già esaurito la sua funzione storica”<br />

(Ginepro Zappetti, Dizionario francescano,<br />

Messaggero, Padova 1983,p.706).<br />

La Xaris (grazia) in teologia dom<strong>ma</strong>tica<br />

è intesa come un dono indebito da parte <strong>di</strong><br />

Dio e non meritato da parte dell’uomo. E’ un<br />

dono straor<strong>di</strong>nario concesso gratuitamente<br />

da Dio alle creature ragionevoli in or<strong>di</strong>ne alla<br />

salvezza eterna. <strong>San</strong> Paolo nella seconda lettera<br />

ai Corinzi (3,5) <strong>di</strong>ce espressamente: “Non<br />

che da noi stessi siamo in grado <strong>di</strong> pensare<br />

alcunché,come se venisse proprio da noi, <strong>ma</strong><br />

la capacità nostra viene da Dio”. Paolo, quin<strong>di</strong>,<br />

ci insegna che noi per natura non siamo<br />

capaci <strong>di</strong> pensare alcunché che sia in stretto<br />

rapporto con la nostra salvezza eterna. Tale<br />

capacità ci viene da Dio, il quale illumina la<br />

nostra intelligenza e la rende atta a pensieri<br />

soprannaturali. Nella pri<strong>ma</strong> lettera ai Corinzi<br />

(3,5) Paolo aveva sottolineato: “Io ho piantato,<br />

Apollo ha innaffiato, <strong>ma</strong> è Dio che ha fatto<br />

crescere; <strong>di</strong> modo che nulla è il piantatore né<br />

l’innaffiatore, <strong>ma</strong> è Dio che fa crescere”.<br />

Io ho ricevuto da Dio, senza alcun mio<br />

merito, tutto quello che ho e che sono. Per<br />

cui oltre cinquant’anni fa, emettendo la professione<br />

solenne, ho riconosciuto che “tutti<br />

i beni sono suoi e <strong>di</strong> tutti gli rendo grazie,<br />

<strong>perché</strong> procedono tutti da lui”. Quel po’ <strong>di</strong><br />

sapienza nel <strong>di</strong>scernimento del bene dal <strong>ma</strong>le<br />

che sono riuscito a racimolare con la mia vita<br />

or<strong>di</strong>naria; quel po’ <strong>di</strong> povertà evangelica che<br />

sono riuscito a vivere con la sincerità (umiltà)<br />

delle mie azioni e convincimenti quoti<strong>di</strong>ani;<br />

quel tantino <strong>di</strong> carità fraterna che sono<br />

riuscito ad esercitare obbedendo sempre alla<br />

volontà <strong>di</strong> Dio attraverso i Superiori che Egli<br />

mi ha dato anno dopo anno: con questi doni<br />

ricevuti ogni giorno sono morto un pochino<br />

a me stesso rinunziando volontariamente a<br />

tante cose. Perché, lo <strong>di</strong>co e non mi vergogno,<br />

guardandomi dentro, la mia naturale<br />

tendenza è quella <strong>di</strong> servirmi anche della mia<br />

sapienza u<strong>ma</strong>na e un pochino compiacermene;<br />

<strong>di</strong> essere sempre semplice e lineare con<br />

tutti, <strong>ma</strong> <strong>ma</strong>i semplicione in modo da farmi<br />

gabbare; un tantino <strong>di</strong> cupi<strong>di</strong>gia fa parte della<br />

mia natura u<strong>ma</strong>na; un po’ <strong>di</strong> superbia vitae<br />

è a me connaturata; l’ubbi<strong>di</strong>enza, anche se<br />

accettata sempre, non sempre l’ho avvertita<br />

come mia scelta prioritaria.<br />

Francescanesimo<br />

Alcune osservazioni su “La grazia delle origini”<br />

dal limite e dal peccato” (24). Dunque un<br />

vero e serio <strong>di</strong>scernimento può essere<br />

condotto solo nella fede, solo se cresciamo<br />

e ci formiamo costantemente allo<br />

spirito <strong>di</strong> orazione e devozione.<br />

La Ratio for<strong>ma</strong>tionis ci in<strong>di</strong>ca cosa comporta<br />

questa costante for<strong>ma</strong>zione: “l’approfon<strong>di</strong>re<br />

la propria vocazione attraverso<br />

la familiarità con la Sacra Scrittura, i<br />

Sacramenti e la Tra<strong>di</strong>zione della Chiesa;<br />

l’accogliere il mistero <strong>di</strong> sé stessi in rapporto<br />

con l’ “altro”, in modo tale che la<br />

storia, personale e sociale, si trasformi in<br />

un luogo vivo, in cui lo spirito <strong>di</strong> orazio-<br />

Consapevole della mia appartenenza alla<br />

<strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong> Aronne e seguendo la Nor<strong>ma</strong><br />

<strong>di</strong> vita <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco, sono stato sempre<br />

sud<strong>di</strong>to e sottomesso a tutta la Chiesa, e non<br />

soltanto ai soli uomini, <strong>ma</strong> anche a tutti gli<br />

ani<strong>ma</strong>li (fatta eccezione per quelli che strisciano!)<br />

feroci e domestici. E in questo modo<br />

ho lodato, e lodo, l’Altissimo, onnipotente,<br />

bon Signore vivendo questa grazia come<br />

esperienza cristiana nella sua portata nor<strong>ma</strong>le,<br />

a <strong>di</strong>fferenza sostanziale <strong>di</strong> Francesco<br />

d’Assisi, il quale ha vissuto pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> me questa<br />

esperienza, <strong>ma</strong> in modo eccezionale “proporzionata<br />

alla straor<strong>di</strong>naria grandezza della<br />

sua u<strong>ma</strong>nità e al compito ecclesiale al quale<br />

fu chia<strong>ma</strong>to da Dio. Egli visse la sua esperienza<br />

<strong>di</strong> Dio con lo slancio appassionato delle<br />

gran<strong>di</strong> avventure, abbandonato senza riserve<br />

al <strong>di</strong>alogo dolcissimo e tempestoso con il suo<br />

Signore, che guidò anche <strong>ma</strong>nifestamente il<br />

ventennio della conversione, dopo che aveva<br />

incominciato ad ascoltare la ‘Voce’” (2 Cel<br />

6:586).<br />

Con i carismi ricevuti Francesco ha fatta la<br />

sua parte in questo mondo, così come tocca<br />

a noi farla. Per cui mi chiedo: <strong>perché</strong> questi<br />

doni o talenti li devo restituire “al mondo,<br />

alla chiesa, ai nostri fratelli”? E’ necessario<br />

farli fruttificare, altrimenti la mia vita francescana<br />

e sacerdotale ri<strong>ma</strong>ne vuota. Giovanni<br />

Paolo II, nella Redemptor hominis, parlando<br />

del “caris<strong>ma</strong>” sottolinea che esso designa tutto<br />

ciò che è dono dello Spirito <strong>perché</strong> l’uomo,<br />

chia<strong>ma</strong>to alla salvezza,possa essere pienamente<br />

se stesso secondo quel progetto <strong>di</strong><br />

carità <strong>di</strong>vina che lo assume per la e<strong>di</strong>ficazione<br />

del corpo del Signore(n. 21).<br />

Gesù nel Vangelo mi <strong>di</strong>ce che i talenti ricevuti,<br />

dopo averli riconosciuti e fatti fruttificare,<br />

vanno riconsegnati alla fine dei giorni<br />

al Datore <strong>di</strong> ogni bene, il legittimo Padrone.<br />

Per il momento, me li devo tenere stretti e<br />

metterli a frutto portandoli alla piena <strong>ma</strong>turazione.<br />

Se <strong>ma</strong>i, se proprio devo accettare il verbo<br />

“restituire”, devo ridare al mondo (chiesa,<br />

fratelli) quello che ho ripreso arbitrariamente<br />

da esso facendolo rientrare dalla finestra<br />

dopo averlo fatto uscire volontariamente dalla<br />

porta con la Professione Solenne. Comportandomi<br />

così, potrei anch’io come Francesco<br />

toccare con <strong>ma</strong>no la realtà dell’a<strong>ma</strong>ro cambiato<br />

in dolcezza <strong>di</strong> ani<strong>ma</strong> e <strong>di</strong> corpo, come<br />

talvolta mi è capitato.<br />

ne e devozione prenda corpo e dove si apprenda<br />

l’arte del <strong>di</strong>scernimento; il porre<br />

la preghiera al centro della propria vita<br />

e della vita della Fraternità, soprattutto<br />

l’Eucaristia e la Liturgia delle Ore; il recepire<br />

i tempi personali <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong><br />

contemplazione come un dono e un’esigenza<br />

per crescere nell’esperienza dell’incontro<br />

vivo con il Signore (cf. Rer; 2Cel<br />

32.94)” (RFF 67).<br />

Quali sono le <strong>di</strong>mensioni specifiche della<br />

nostra vita <strong>di</strong> fede che dobbiamo <strong>ma</strong>ggiormente<br />

accentuare nel nostro tempo<br />

per condurre un serio <strong>di</strong>scernimento?<br />

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