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Gesti estremi, perché? Ricchi ma fragili - Provincia di San Michele ...

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visitato il pozzo detto <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo, abbiamo<br />

partecipato, con i pochi cattolici e con<br />

i pochi cristiani siri ortodossi e protestanti<br />

presenti nella città <strong>di</strong> Tarso, abbiamo<br />

partecipato ad una Solenne Celebrazione<br />

Ecumenica, presieduta dal Vescovo <strong>di</strong><br />

Padova. Gli facevano corona il Vescovo <strong>di</strong><br />

Anatolia, Mons. L. Padovese; tre Vescovi<br />

Siri Otodossi e un Pastore protestante.<br />

Anche questa celebrazione è stata molto<br />

bella e, sotto certi aspetti, commovente:<br />

vivacissi<strong>ma</strong> nei canti e ricca <strong>di</strong> gesti significativi.<br />

Anch’essa si è conclusa con<br />

un simposio, servito dalle suore, che ci ha<br />

fatto sentire <strong>di</strong>scepoli dello stesso Cristo e<br />

fratelli fra <strong>di</strong> noi.<br />

A Tarso abbiamo provato tanta gioia, <strong>ma</strong><br />

anche (<strong>perché</strong> non <strong>di</strong>rlo?) tanta tristezza.<br />

Tanta gioia per aver avuto il privilegio <strong>di</strong><br />

trascorrere una giornata intera nella città<br />

natale dell’Apostlo Paolo e per <strong>di</strong> più nel<br />

giorno in cui si celebrava la festa liturgica<br />

della sua conversione e, ancora <strong>di</strong> più,<br />

nel secondo millennio della sua nascita;<br />

tanta tristezza per non aver trovato nella<br />

città dove egli è nato nessun “segno”<br />

concreto che richia<strong>ma</strong>sse alla mente il<br />

grande Convertito e il grande Apostolo <strong>di</strong><br />

Cristo. Non una basilica, non un monumento,<br />

non una strada a Lui intitolata,<br />

non un rudere che parlasse <strong>di</strong> Lui, non<br />

DI SORPRESA IN SORPRESA<br />

La <strong>ma</strong>ttina del 27 gennaio, sebbene fosse<br />

domenica, ci siamo alzati per tempo, abbiamo<br />

celebrato la <strong>San</strong>ta Messa, abbiamo<br />

fatto una abbondante colazione e abbiamo<br />

ripreso il viaggio. Meta: la Cappadocia,<br />

che è una delle regioni più caratteristiche<br />

della Turchia e più ricche <strong>di</strong> storia,<br />

<strong>di</strong> arte e <strong>di</strong> fede.<br />

Nel primo pomeriggio eravamo già in<br />

albergo. Una mezz’ora per siste<strong>ma</strong>rci e<br />

rinfrescarci il viso e siamo risaliti <strong>di</strong> nuovo<br />

in pul<strong>ma</strong>n per la visita ai luoghi più<br />

significativi. Abbiamo incominciato dalle<br />

città sotterranee, che sono una delle ricchezze<br />

culturali <strong>di</strong> <strong>ma</strong>ggiore rilievo della<br />

Cappadocia.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> queste città, era soprattuto<br />

quello <strong>di</strong> assicurare alla gente del luogo,<br />

in caso <strong>di</strong> pericolo, rifugi provvisori<br />

dove potessero nascondersi e <strong>di</strong>fendersi<br />

da nemici esterni che, in quel tempo, non<br />

una lapide che ricordasse la sua nascita o<br />

la sua conversione. Niente <strong>di</strong> niente.<br />

Dopo una giornata spiritualmente intensa,<br />

la sera <strong>di</strong> 25 gennaio ci siamo trasferiti<br />

a Iskenderum, una città <strong>di</strong> quasi un<br />

milione <strong>di</strong> abitanti, dove abbiamo cenato<br />

e passato la notte.<br />

La <strong>ma</strong>ttina dopo ci siamo recati ad Antiochia,<br />

dove i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù per la pri<strong>ma</strong><br />

volta furono chia<strong>ma</strong>ti “cristiani”.<br />

Questa città, che una volta era considerata<br />

la “Regina dell’Oriente” e che ha<br />

dato i natali a uomini che hanno avuto<br />

una missione determinante nella vita e<br />

nella storia della Chiesa, ha richia<strong>ma</strong>to<br />

alla nostra mente: <strong>San</strong> Luca (l’autore del<br />

Terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli),<br />

il <strong>ma</strong>rtire <strong>San</strong>t’Ignazio (il primo che usò<br />

l’espressione “chiesa cattolica”), <strong>San</strong> Giovanni<br />

Crisostomo (Bocca d’oro, Vescovo<br />

<strong>di</strong> Costantinopoli e Pri<strong>ma</strong>te della Chiesa<br />

d’Oriente), Teodoreto (ultimo teologo<br />

della Scuola Antiochena), <strong>San</strong> Simeone lo<br />

stilita e tanti altri.<br />

Di questa città abbiamo visitato innanzitutto<br />

la “Grotta <strong>di</strong> <strong>San</strong> Petro”. Scavata nella<br />

roccia sul fianco occidentale del monte<br />

detto della Croce, una delle tre montagne<br />

che sovrastano Antiochia, è uno dei pochi<br />

vestigi del cristianesimo. Qui, secondo la<br />

tra<strong>di</strong>zione, si riuniva la primitiva comu-<br />

erano soltanto possibili, <strong>ma</strong> reali. Esse,<br />

infatti, erano collegate, attraverso gallerie<br />

segrete, con tutte le case intorno e<br />

potevano essere raggiunte subito, senza<br />

correre nessun rischio.<br />

Nelle città sotterranee abbiamo visto<br />

abitazioni, stalle, depositi per viveri, cantine,<br />

chiese e perfino camere sepolcrali.<br />

In quei luoghi sotterranei vi erano anche<br />

camini <strong>di</strong> aerazione, sistemi <strong>di</strong> comunicazione<br />

fra i vari piani, trabocchetti e <strong>ma</strong>ssi<br />

roton<strong>di</strong>, che potevano essere usati, al<br />

momento opportuno, come porte.<br />

Io e qualche altro ci siamo fer<strong>ma</strong>ti coraggiosamente!<br />

- al primo piano, <strong>perché</strong><br />

i corridoi e le scalinate erano eccessivamente<br />

scomo<strong>di</strong> e pericolosi, <strong>ma</strong> la <strong>ma</strong>ggioranza<br />

sono scesi al secondo, al terzo e<br />

anche al quarto piano e quando sono risaliti<br />

non trovavano aria abbastanza per<br />

respirare.<br />

Pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> ritornare in albergo abbiamo<br />

Anno Paolino<br />

nità cristiana con Barnaba, Paolo e Pietro,<br />

che si fermò ad Antiochia per qualche<br />

anno pri<strong>ma</strong> <strong>di</strong> recarsi a Ro<strong>ma</strong>.<br />

Di questa città abbiamo visitato anche i<br />

resti del porticciuolo, da dove salparono<br />

Paolo e Barnaba per il primo viaggio apostolico<br />

(Atti, 13,4). Poco lontano <strong>di</strong> lì abbiamo<br />

ammirato anche il gran<strong>di</strong>oso tunnel<br />

costruito dagli Imperatori Vespasiano<br />

e Tito per deviare il corso <strong>di</strong> un torrente<br />

che minacciava <strong>di</strong> ostruire il porto.<br />

Nel pomeriggio dello stesso giorno, abbiamo<br />

visitato, a 18 Km da Antiochia, i<br />

resti del Monastero <strong>di</strong> <strong>San</strong> Simeone il giovane,<br />

uno stilita vissuto negli anni 521-<br />

592. Egli trascorse gran parte della sua<br />

vita su una colonna eretta al centro del<br />

Monastero, a circa 500 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne.<br />

La colonna emerge ancora oggi fra le<br />

rovine, producendo, in chi la guarda, una<br />

impressione enorme.<br />

A conclusione della giornata abbiamo visitato<br />

la Chiesa parrocchiale cattolica dei<br />

<strong>San</strong>ti Pietro e Paolo, dove abbiamo ascoltato<br />

una documentata relazione del Parroco,<br />

Padre Domenico Bertogli OFMCap.<br />

, su Le prime comunità cristiane e dove<br />

abbiamo celebrato la <strong>San</strong>tissi<strong>ma</strong> Eucaristia.<br />

Quin<strong>di</strong>, felici e contenti <strong>di</strong> aver visto<br />

tante cose, siamo ritornati a Iskenderun<br />

per la cena e il pernottamento.<br />

dato anche uno sguardo, a <strong>di</strong>stanza, a due<br />

paesini molto importanti della zona, per i<br />

personaggi che vi sono nati: a Nazianzo,<br />

paese natale <strong>di</strong> <strong>San</strong> Gregorio Nazianzeno;<br />

e a Nissa, paese natale <strong>di</strong> san Basilio il<br />

Grande e <strong>di</strong> <strong>San</strong> Gregorio Nisseno.<br />

In Cappadocia siamo ri<strong>ma</strong>sti, come era<br />

previsto, due giorni, <strong>perché</strong> le “cose” da<br />

vedere erano tante e un giorno non era<br />

sufficiente.<br />

La <strong>ma</strong>ttina del 28 gennaio, infatti, abbiamo<br />

lasciato <strong>di</strong> buon’ora l’albergo, che si<br />

trovava a 1200 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, e siamo<br />

saliti fino a quota 1500-1600 metri.<br />

Dopo aver celebrato la <strong>San</strong>ta Messa in<br />

una delle cappelle rupestri della zona, ci<br />

siamo fer<strong>ma</strong>ti per una mezz’ora a contemplare<br />

il paesaggio circostante: un<br />

paesaggio fiabesco, <strong>ma</strong>i visto pri<strong>ma</strong>!<br />

Dappertutto paesini incantevoli, pieni <strong>di</strong><br />

chiese e <strong>di</strong> monasteri risalenti a perio<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi! Soprattutto innumerevoli for<strong>ma</strong>-<br />

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