“Graft versus host disease orale in pazienti sottoposti a ... - SIPMO
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
a cura della sede di Palermo<br />
<strong>“Graft</strong> <strong>versus</strong> <strong>host</strong> <strong>disease</strong> <strong>orale</strong> <strong>in</strong><br />
<strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto di<br />
cellule stam<strong>in</strong>ali a regime ridotto<br />
e convenzionale”.<br />
Tesi di Laurea della Dott.ssa Manusè Iolanda<br />
Relatore: Prof. Antonio Carrassi, Milano<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
1. IL TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI<br />
EMATOPOIETICHE<br />
La maggior parte dei disord<strong>in</strong>i ematologici maligni, viene oggi trattata<br />
mediante l’<strong>in</strong>fusione <strong>in</strong>travenosa di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche. Questa<br />
procedura ha lo scopo di ristabilire l’attività del midollo osseo alterato da<br />
neoplasie o da altre anomalie funzionali (Forkner 1938; Armitage 1994).<br />
Negli ultimi anni, le <strong>in</strong>dicazioni del trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />
ematopoietiche (HSCT) si sono ampliate ed esso è diventato parte <strong>in</strong>tegrante<br />
del trattamento di molte malattie. Dopo le prime esperienze <strong>in</strong>iziate più di<br />
trenta anni fa per le patologie rapidamente mortali quali leucemie acute,<br />
anemia aplastica e immunodeficienze congenite, il suo utilizzo ora si è<br />
esteso ad un gran numero di patologie, neoplastiche e non, nell’ambito<br />
dell’ematologia, dell’oncologia e delle malattie metaboliche. Ciò è divenuto<br />
possibile grazie ai notevoli progressi nel campo della genetica<br />
dell’istocompatibilità, con la def<strong>in</strong>izione delle complessità del sistema degli<br />
antigeni leucocitari umani (HLA) che ha permesso di selezionare donatori<br />
compatibili consangu<strong>in</strong>ei, e più recentemente, non consangu<strong>in</strong>ei; di notevole<br />
importanza anche l’<strong>in</strong>cremento delle conoscenze circa la fisiopatologia<br />
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dell’emopoiesi, la terapia di supporto e i regimi chemioterapici. (Rizzoli et<br />
al. 2000) Il riprist<strong>in</strong>o dell’attività midollare richiede prima di ogni cosa, la<br />
distruzione del midollo osseo malato e <strong>in</strong> seguito la sua sostituzione con<br />
cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche; per fare questo si passa attraverso quattro<br />
fasi:<br />
1. Fase pretrapianto. Prevede la valutazione della situazione medica del<br />
malato (ricevente) e la scelta di colui che donerà le cellule ematopoietiche<br />
(donatore).<br />
2. Fase del prelievo. Consiste nel prelievo di midollo osseo o di cellule<br />
stam<strong>in</strong>ali periferiche (PBSC); <strong>in</strong> quest’ultimo caso, per ovviare il problema<br />
dello scarso numero di cellule stam<strong>in</strong>ali presenti nel sangue periferico,<br />
vengono impiegati farmaci chemioterapici o fattori di crescita con lo scopo<br />
di aumentare il numero delle cellule stam<strong>in</strong>ali che dal midollo passa nella<br />
corrente sanguigna; tali cellule vengono poi prelevate per mezzo di una<br />
procedura chiamata aferesi (Armitage 1994). Le cellule prelevate vengono<br />
sottoposte a procedure di purg<strong>in</strong>g e successivamente <strong>in</strong>fuse nel soggetto<br />
ricevente. Il metodo attualmente utilizzato per il prelievo del midollo osseo è<br />
quello sviluppato da Thomas e Storb (Thomas et al. 1970).<br />
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Recentemente e prevalentemente negli autotrapianti, l’utilizzo delle PBSC,<br />
prelevate dal sangue periferico <strong>in</strong> <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a procedure di<br />
mobilizzazione con fattori di crescita emopoietici <strong>in</strong> comb<strong>in</strong>azione o meno a<br />
chemioterapia, ha quasi completamente sostituito il midollo osseo (>90%),<br />
avendo i seguenti vantaggi:<br />
la procedura di raccolta delle PBSC è meno <strong>in</strong>vasiva rispetto al prelievo<br />
di midollo, non richiede anestesia generale e può essere eseguita <strong>in</strong><br />
ricovero giornaliero;<br />
maggiore rapidità dell’attecchimento emopoietico;<br />
è possibile raccogliere le PBSC anche <strong>in</strong> caso di significativa<br />
<strong>in</strong>filtrazione midollare da parte della neoplasia o di precedente<br />
radioterapia sulla pelvi che rende impossibile la raccolta di cellule<br />
midollari;<br />
le PBSC consentono un più rapido recupero dei granulociti e delle<br />
piastr<strong>in</strong>e rispetto alla re-<strong>in</strong>fusione di precursori midollari, con<br />
conseguente riduzione della morbilità e mortalità legate al trapianto, del<br />
supporto trasfusionale, dei tempi di degenza e dei costi relativi alla<br />
procedura;<br />
disponibilità di larghe quantità di cellule emopoietiche suscettibili di<br />
procedure di manipolazione e utilizzazione nel contesto di terapie<br />
sequenziali ad alte dosi.<br />
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Il midollo è <strong>in</strong> genere prelevato tramite ripetute aspirazioni dalla cresta<br />
iliaca posteriore f<strong>in</strong>o a che non si raggiunge un adeguato numero di cellule;<br />
se il prelievo da questa zona risulta essere <strong>in</strong>sufficiente si può utilizzare la<br />
cresta iliaca anteriore o lo sterno. In genere, il numero di cellule prelevate è<br />
da 100 a 300 milioni per chilogrammo di peso corporeo del ricevente,<br />
considerando la patologia del paziente (nei <strong>pazienti</strong> affetti da anemia<br />
aplastica il numero di cellule prelevate è maggiore) e l’<strong>in</strong>tensità e il tipo di<br />
condizionamento a cui il ricevente verrà sottoposto. In genere il prelievo e<br />
ben tollerato (Bort<strong>in</strong> et al. 1983; Buckner et al. 1984).<br />
Il midollo a volte viene trattato <strong>in</strong> vitro per rimuovere le cellule che non<br />
servono; nel caso di trapianto allogenico, <strong>in</strong>fatti, se gli antigeni del sistema<br />
ABO sono <strong>in</strong>compatibili con quelli del ricevente, è necessario rimuovere gli<br />
eritrociti maturi dal trapianto per evitare una reazione emolitica (Gale et al.<br />
1977; J<strong>in</strong> et al. 1987)<br />
3. Fase del condizionamento. Consiste nella somm<strong>in</strong>istrazione di farmaci<br />
chemioterapici ed eventualmente di radiazioni ionizzanti (TBI o Total Body<br />
Irradiation). Questa fase ha i seguenti obiettivi (Armitage 1994; Bablor<br />
1994; Donnel et al. 1998):<br />
1. elim<strong>in</strong>are tutte le cellule tumorali maligne presenti;<br />
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2. “condizionare” il tessuto midollare del paziente aff<strong>in</strong>ché quest’ultimo<br />
possa ospitare le cellule midollari trapiantate, evitando che il proprio sistema<br />
immunitario le distrugga;<br />
3. creare spazio a livello delle cavità midollari per l’impianto del nuovo<br />
midollo.<br />
Negli ultimi trent’anni la TBI è stata utilizzata come terapia di<br />
condizionamento nei trapianti di cellule stam<strong>in</strong>ali per i tumori maligni<br />
ematici (Bes<strong>in</strong>ger 2000). Questa metodica offre eccellenti proprietà<br />
immunosoppressive, efficacia contro numerosi tipi di neoplasie ematiche,<br />
anche quelle resistenti alla chemioterapia, capacità di raggiungere siti come<br />
il sistema nervoso centrale ed i testicoli e ultimo ma non meno importante,<br />
offre una limitata tossicità extramidollare se somm<strong>in</strong>istrata ad alte dosi.<br />
La TBI è stata utilizzata da sola ma la sua associazione con ciclofosfamide<br />
rappresenta la terapia standard per la preparazione al trapianto di cellule<br />
stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche nel caso di neoplasie ematiche (Barrett 2000). Le<br />
dosi di radiazioni utilizzate variano tra i 10 e i 16 Gy, somm<strong>in</strong>istrate <strong>in</strong><br />
un’unica dose o <strong>in</strong> dosi frazionate: questo dosaggio rappresenta la MTD<br />
(maximum tollerated dose); dosi superiori, <strong>in</strong>fatti, sono associate a<br />
manifestazioni di tossicità acuta a carico dell’apparato gastro<strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale e<br />
polmonare, deficit di crescita, <strong>in</strong>sufficienza polmonare cronica e neoplasie<br />
secondarie (Bes<strong>in</strong>ger 2000).<br />
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L’effetto antileucemico e la tossicità a carico dei tessuti sani sono<br />
proporzionali alla dose somm<strong>in</strong>istrata; l’aumento delle dosi f<strong>in</strong>o ai limiti<br />
della MTD causa una dim<strong>in</strong>uzione delle recidive post-trapianto, ma non<br />
migliora la sopravvivenza totale <strong>in</strong> quanto aumenta la tossicità a carico del<br />
polmone e del fegato.<br />
L’<strong>in</strong>tervallo tra le dosi frazionate deve essere sufficientemente lungo da<br />
permettere la riparazione del DNA dei tessuti sani; se la somm<strong>in</strong>istrazione è<br />
molto ravvic<strong>in</strong>ata la MTD dim<strong>in</strong>uisce.<br />
Nella tabella 1.1 sono riportati i farmaci chemioterapici maggiormente<br />
utilizzati nei regimi di condizionamento pre-trapianto, la classe a cui<br />
appartengono, il meccanismo d’azione e gli effetti colleterali.<br />
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Nella tabella 1.2 sono riportati i cocktail chemioterapici maggiormente<br />
utilizzati nei regimi di condizionamento pre-trapianto e le loro pr<strong>in</strong>cipali<br />
<strong>in</strong>dicazioni.<br />
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4. Fase dell’<strong>in</strong>fusione. Consiste nell’<strong>in</strong>fusione endovenosa delle cellule<br />
stam<strong>in</strong>ali del donatore (allotrapianto) o dello stesso paziente (autotrapianto).<br />
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Il giorno dell’<strong>in</strong>fusione per convenzione viene def<strong>in</strong>ito “giorno 0”<br />
(Armitage 1994; Bablor 1994; Donnel et al. 1998).<br />
I giorni del condizionamento sono <strong>in</strong>dicati con numeri crescenti preceduti<br />
dal segno -; essi comprendono i giorni precedenti il giorno dell’<strong>in</strong>fusione<br />
delle cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche (3-10 giorni).<br />
Gli spazi midollari del ricevente vengono ripopolati dalle cellule stam<strong>in</strong>ali <strong>in</strong><br />
un periodo compreso tra il giorno +12 e il giorno +18 nel trapianto autologo<br />
e tra il giorno +18 e il giorno +22 nel trapianto allogenico.<br />
I granulociti neutrofili aumentano di numero e raggiungono i valori di<br />
500/mm3 tra il giorno +9 e +30, mentre i valori delle piastr<strong>in</strong>e superano i<br />
20.000/mm3 nel periodo compreso tra +10 e +100 (Lieschke et al. 1992). Lo<br />
stato di immunodepressione <strong>in</strong>dotta dai chemioterapici si risolve di solito nel<br />
periodo da +180 a +275 per l’autotrapianto e da +275 a +365 per<br />
l’allotrapianto (Lieschke et al. 1992).<br />
Esistono attualmente tre tipi di trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche:<br />
trapianto autologo, trapianto allogenico e trapianto allogenico a regime di<br />
condizionamento ridotto.<br />
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1.1 TRAPIANTO AUTOLOGO<br />
Il trapianto autologo (autotrapianto) consiste nel prelievo di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />
dal soggetto malato e nella loro re<strong>in</strong>fusione, nello stesso soggetto, dopo la<br />
somm<strong>in</strong>istrazione della terapia di condizionamento (Armitage 1994). La<br />
sorgente più utilizzata <strong>in</strong> questo tipo di trapianto è rappresentata dalle cellule<br />
stam<strong>in</strong>ali prelevate dal sangue periferico.<br />
Da un punto di vista pratico, dopo la raccolta (aferesi) le cellule vengono<br />
processate, congelate <strong>in</strong> azoto liquido e successivamente scongelate e<br />
trasferite dall’azoto liquido <strong>in</strong> acqua a 37-43 °C (Duncombe 1997).<br />
Successivamente, il paziente viene sottoposto al regime chemioterapico di<br />
condizionamento, al term<strong>in</strong>e del quale avviene l’<strong>in</strong>fusione delle cellule per<br />
via endovenosa, attraverso un accesso venoso centrale. In un periodo<br />
compreso tra i 20 e i 30 giorni avviene il recupero ematologico, con la<br />
progressiva ricostruzione di un quadro midollare qualitativamente normale e<br />
di normali valori ematologici del sangue periferico.<br />
Il trapianto autologo può essere effettuato anche <strong>in</strong> <strong>pazienti</strong> di età avanzata<br />
<strong>in</strong> quanto non è associato alle gravi complicanze del trapianto allogenico,<br />
come la Graft <strong>versus</strong> Host Disease (GvHD) (Armitage 1994). La pr<strong>in</strong>cipale<br />
problematica dell’autotrapianto è la totale elim<strong>in</strong>azione di cellule tumorali<br />
dal pool di cellule da re<strong>in</strong>fondere. Numerosi metodi vengono utilizzati per<br />
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ovviare a questo problema, tra questi il trattamento <strong>in</strong> vitro con agenti<br />
chemioterapici o con anticorpi monoclonali e complemento; un processo<br />
frequentemente utilizzato è il “purg<strong>in</strong>g” (Barrett 1987; Demarosi et al.2002).<br />
Analisi retrospettive hanno messo <strong>in</strong> evidenza che quest’ultima metodica è<br />
<strong>in</strong> grado di ridurre la percentuale di recidive <strong>in</strong> <strong>pazienti</strong> con leucemia<br />
mieloide acuta o <strong>in</strong> <strong>pazienti</strong> affetti da l<strong>in</strong>foma non Hodgk<strong>in</strong> a cellule B<br />
(Gribben et al. 1991).<br />
Nella tabella 1.1.1 vengono riportate le pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>dicazioni al trapianto<br />
autologo.<br />
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1.2 TRAPIANTO ALLOGENICO<br />
Il trapianto allogenico consiste nel trasferimento di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />
ematopoietiche da un soggetto sano (donatore) a un soggetto malato<br />
(ricevente) (Armitage 1994).<br />
Esistono diverse tipi di trapianto allogenico. In relazione al donatore<br />
possiamo riconoscere:<br />
1. trapianto s<strong>in</strong>genico: <strong>in</strong> cui il donatore e il ricevente sono geneticamente<br />
identici; per esempio gemelli omozigoti (situazione molto rara);<br />
2. trapianto allogenico da familiare: <strong>in</strong> cui il donatore e il ricevente sono<br />
geneticamente diversi ma con genotipo HLA identico o parzialmente<br />
identico (Rugarli 2000). Nel caso <strong>in</strong> cui il ricevente non abbia un gemello<br />
omozigote, disporre di un familiare con HLA identico è sicuramente<br />
l’evenienza migliore; purtroppo questa situazione si presenta solo nel 30-<br />
40% delle famiglie americane (Armitage 1994).<br />
3. trapianto da banca: i <strong>pazienti</strong> che non dispongono di un familiare HLA<br />
identico, possono trovare come donatore un soggetto non consangu<strong>in</strong>eo;<br />
trapianto da cordone ombelicale: una fonte di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />
recentemente identificata è il cordone ombelicale. Nel 1980 fu scoperta la<br />
presenza di progenitori ematopoietici nel sangue placentare che è quella<br />
parte del sangue fetale che rimane nella placenta e nel cordone placentare al<br />
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term<strong>in</strong>e del parto: si tratta di circa 50-150 ml di sangue nei nati a term<strong>in</strong>e;<br />
esso viene processato e criopreservato entro 36 ore: <strong>in</strong> seguito può essere<br />
conservato a lungo nelle banche placentari (Lambertegh<strong>in</strong>i Deliliers 2000).<br />
Il sangue prelevato viene sottoposto ad accertamenti dopo sei mesi dal parto<br />
e le sacche di bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong>fetti o con difetti genetici vengono scartate. Il<br />
sistema HLA del feto viene successivamente tipizzato e, una volta uscito dal<br />
periodo di quarantena può essere utilizzato.<br />
Il trapianto di sangue proveniente dal cordone presenta alcuni importanti<br />
vantaggi rispetto alle altre tecniche:<br />
il trapianto può essere effettuato anche se non esiste una corrispondenza<br />
assoluta HLA;<br />
il sangue di cordone è immunologicamente meno aggressivo delle altre<br />
fonti;<br />
il rischio di Graft <strong>versus</strong> Host Disease (GvHD) è <strong>in</strong>feriore, ma non viene<br />
perso l’effetto Graft <strong>versus</strong> Leukemia (GvL, reazione delle cellule<br />
trapiantate contro la malattia primitiva).<br />
Lo svantaggio maggiore, che attualmente impedisce un ampio utilizzo di tale<br />
metodica, è rappresentato dalla quantità di cellule stam<strong>in</strong>ali raccolte che<br />
essendo limitata, rende il trapianto possibile quasi esclusivamente nei<br />
<strong>pazienti</strong> pediatrici; <strong>in</strong>oltre, l’attecchimento del trapianto avviene più<br />
tardivamente rispetto alle altre tecniche (Lennard et al. 2000).<br />
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Il successo del trapianto, è direttamente proporzionale al grado di<br />
uguaglianza tra gli antigeni HLA del donatore e del ricevente (Beatty et al.<br />
1991; Armitage 1994).<br />
In genere i <strong>pazienti</strong> considerati idonei per questo tipo di trapianto non<br />
devono superare i 55 anni <strong>in</strong> quanto, all’aumentare dell’età del paziente,<br />
aumenta proporzionalmente il rischio di <strong>in</strong>sorgenza della GvHD (Armitage<br />
1994).<br />
Una volta che il donatore è stato identificato, lo stadio successivo prevede<br />
l’utilizzo di alte dosi di chemioterapia e/o radioterapia per il conseguimento<br />
di tre obiettivi:<br />
raggiungere un buon grado di immunosopressione al f<strong>in</strong>e di evitare la<br />
distruzione delle cellule trapiantate da parte delle cellule immunitarie<br />
sopravvissute;<br />
distruggere le cellule tumorali presenti;<br />
<strong>in</strong> alcuni <strong>pazienti</strong> creare spazio per accogliere il trapianto (Armitage<br />
1994).<br />
Nella tabella 1.2.1 vengono riportate le pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>dicazioni del trapianto<br />
allogenico.<br />
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1.3 TRAPIANTO ALLOGENICO A REGIME DI<br />
CONDIZIONAMENTO RIDOTTO<br />
Per consentire il successo del trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali il sistema<br />
immunitario del ricevente deve essere letteralmente cancellato e si parla<br />
pertanto di mieloablazione. È solo <strong>in</strong> questi ultimi anni che si è sviluppata<br />
una nuova modalità di trapianto allogenico che si basa su un regime di<br />
condizionamento poco aggressivo (ridotto) e qu<strong>in</strong>di non mieloablativo: il<br />
trapianto allogenico a regime di condizionamento ridotto o trapianto<br />
allogenico non mieloablativo o m<strong>in</strong>i-trapianto.<br />
Allo stato attuale questo trattamento deve essere considerato di tipo<br />
sperimentale, <strong>in</strong> attesa di verifiche cl<strong>in</strong>iche a lungo term<strong>in</strong>e.<br />
L’<strong>in</strong>novazione di questo tipo di trapianto, consiste nell’utilizzare basse dosi<br />
di terapia di condizionamento al f<strong>in</strong>e di ridurre la tossicità correlata al<br />
trapianto, nonché permettere a <strong>pazienti</strong> di età superiore a 55 anni e i <strong>pazienti</strong><br />
con patologie coesistenti che non avrebbero tollerato i regimi di<br />
condizionamento mieloablativi di ricevere trapianto (Slav<strong>in</strong> et al. 1988;<br />
Giralt et al. 1999).<br />
I regimi di condizionamento più utilizzati nel m<strong>in</strong>i-trapianto prevedono<br />
l’impiego di TBI a bassi dosaggi associata a fludarab<strong>in</strong>a e ciclofosfamide o<br />
tiotepa.<br />
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I regimi di condizionamento ridotto implicano l’utilizzo di agenti tossici per<br />
le cellule stam<strong>in</strong>ali e le cellule tumorali, come il busulfano o la TBI, ma <strong>in</strong><br />
dosi ridotte se confrontate al trapianto convenzionale. I regimi presentati al<br />
Workshop dell’ EBMT (European Group for Blood and Marrow<br />
Transplantation) possono essere divisi <strong>in</strong> quattro gruppi pr<strong>in</strong>cipali, la<br />
maggior parte dei quali è comb<strong>in</strong>ato alla fludarab<strong>in</strong>a (Bacigalupo 2002).<br />
TBI (Total Body Irradiation) 200 cGy: questo protocollo è stato proposto<br />
<strong>in</strong> orig<strong>in</strong>e da Storb e collaboratori e prevedeva l’utilizzo di TBI a 200<br />
cGy associata a fludarab<strong>in</strong>a seguita da <strong>in</strong>nesto di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />
periferiche non manipolate. Successivamente questo protocollo ha subito<br />
delle variazioni <strong>in</strong> seguito all’<strong>in</strong>sorgenza di c-GvHD estesa <strong>in</strong> circa il<br />
50% dei <strong>pazienti</strong> trattati;<br />
Busulfano 8 mg/Kg + fludarab<strong>in</strong>a(FLU) 125 mg/m2 + anticorpi<br />
antitimociti(ATG): nel 1998 Slav<strong>in</strong> e colleghi misero a punto questo<br />
protocollo. I <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a tale regime hanno sviluppato forme<br />
severe di GvHD acuta e/o cronica nel 15-34% dei casi; per questo motivo<br />
anche tale protocollo ha subito nel tempo delle variazioni;<br />
Thiotepa 10 mg/Kg + ciclofosfamide 100 mg/Kg: la thiotepa è stata<br />
largamente utilizzata da M. Martelli e collaboratori a Perugia per trapianti<br />
allogenici da non-consangu<strong>in</strong>eo <strong>in</strong> associazione con la TBI e la<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
ciclofosfamide. Più recentemente questo gruppo di studiosi ha <strong>in</strong>trodotto<br />
la fludarab<strong>in</strong>a nel protocollo. Uno studio che comprendeva 44 <strong>pazienti</strong><br />
effettuato a Milano ha messo <strong>in</strong> evidenza la bassa <strong>in</strong>cidenza (2%) di a-<br />
GvHD <strong>in</strong> questi <strong>pazienti</strong> e un rischio di sviluppare c-GvHD pari al 25%.<br />
Melphalan (MEL) 140 mg/m2, fludarab<strong>in</strong>a 150 mg/m2 e CAMPATH 1H:<br />
questo protocollo è stato presentato da S. McK<strong>in</strong>non. L’utilizzo di tale<br />
regime di condizionamento a livello sperimentale, ha messo <strong>in</strong> evidenza<br />
che GvHD acuta di III e IV grado, nonché forme estese di GvHD cronica<br />
sono virtualmente assenti; questo fenomeno sarebbe dovuto<br />
pr<strong>in</strong>cipalmente all’impiego campath 1H.<br />
Il filo comune di tutti questi regimi di condizionamento è l’utilizzo di<br />
farmaci a dosaggi estremamente più bassi rispetto a quelli che normalmente<br />
si impiegano nei trattamenti mieloablativi di tipo standard.<br />
Dall’osservazione che le recidive dei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto<br />
allogenico potevano essere favorevolmente trattate con l’<strong>in</strong>fusione di<br />
l<strong>in</strong>fociti T del donatore (DLI) (Slav<strong>in</strong> et al. 1988; Coll<strong>in</strong>s et al. 1997) si è<br />
dedotto che una delle pr<strong>in</strong>cipali componenti terapeutiche del trapianto<br />
allogenico potesse ascriversi ai l<strong>in</strong>fociti T del donatore: questi, elim<strong>in</strong>ando<br />
fisicamente le cellule maligne dell’ospite, renderebbero superfluo l’utilizzo<br />
dei regimi di condizionamento ad elevato dosaggio poiché sfrutterebbero un<br />
ipotetico effetto Graft <strong>versus</strong> Leukemia (GvL). Da ciò, deriva la possibilità di<br />
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eradicare completamente le cellule tumorali maligne tramite la DLI e ciò<br />
viene sfruttato nei m<strong>in</strong>i trapianti (Slav<strong>in</strong> et al. 1998). I <strong>pazienti</strong> devono<br />
essere mantenuti sotto stretta sorveglianza cl<strong>in</strong>ica e trattati con farmaci<br />
immunosoppressori per controllare la GvHD.<br />
Un effetto collaterale presente anche nei m<strong>in</strong>i-trapianti è la GvHD, che <strong>in</strong><br />
alcuni casi può raggiungere quadri di particolare severità, f<strong>in</strong>o al decesso del<br />
paziente.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
2. LE COMPLICANZE ORALI DEL TRAPIANTO DI<br />
CELLULE STAMINALI EMATOPOIETICHE<br />
Le complicanze orali rappresentano un importante problema per i <strong>pazienti</strong><br />
<strong>sottoposti</strong> a trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche (Schubert et al.<br />
1998).<br />
Considerando le fasi del trapianto (pre-trapianto, condizionamento,<br />
<strong>in</strong>fusione/attecchimento e post-trapianto) si è giunti alla conclusione che<br />
tutte possono essere gravate da complicanze orali più o meno gravi.<br />
La tabella 2.1 riporta le pr<strong>in</strong>cipali complicanze orali del HSCT.<br />
Tra le complicanze a lungo term<strong>in</strong>e del trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />
ematopoietiche, la forma cronica di GvHD occupa senza dubbio un posto di<br />
rilievo; <strong>in</strong>fatti dal 30% al 50% dei <strong>pazienti</strong> che ricevono un trapianto<br />
allogenico sviluppano questa complicanza.<br />
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2.1 MUCOSITE<br />
La mucosite è una delle più comuni e severe complicanze orali del trapianto<br />
di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche (Stephen et al. 1990; Schubert et al.<br />
1998).<br />
Questa patologia ha un’orig<strong>in</strong>e multifattoriale e viene def<strong>in</strong>ita come un<br />
“assottigliamento epiteliale associato a <strong>in</strong>tenso eritema, ulcere, dolore,<br />
sangu<strong>in</strong>amento e aumentato rischio di contrarre <strong>in</strong>fezioni”.<br />
La mucosite si presenta con maggior frequenza nella fase di<br />
condizionamento e di attecchimento del trapianto (W<strong>in</strong>gard et al. 1991;<br />
McGuire et al. 1993; Pico et al. 1998; Ruescher et al. 1998; Elad et al. 1999;<br />
Peterson 1999).<br />
La mucosa <strong>orale</strong> <strong>in</strong> condizioni di normalità funge da complessa barriera<br />
fisica e chimica alla penetrazione di agenti patogeni. L’epitelio di<br />
rivestimento della mucosa è caratterizzato da un elevato turn-over e l’elevata<br />
citotossicità nei confronti dei tessuti ad elevato turn-over dei farmaci<br />
ant<strong>in</strong>eoplastici spiega l’elevata sensibilità delle mucose orali nei confronti di<br />
questi farmaci.<br />
L’eziopatogenesi della mucosite è tutt’ora sconosciuta ma <strong>in</strong> merito sono<br />
state proposte alcune ipotesi patogenetiche. L’ipotesi più accreditata prevede<br />
una prima fase nella quale si avrebbe una reazione <strong>in</strong>fiammatoria-vascolare<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
conseguente al rilascio da parte dell’epitelio e del tessuto connettivo di<br />
citoch<strong>in</strong>e come ã-IFN, TNF-á, IL-1, <strong>in</strong>dotto dalla radioterapia e<br />
chemioterapia. In una seconda fase, ci si troverebbe di fronte ad un<br />
alterazione della s<strong>in</strong>tesi del DNA nelle cellule dell’epitelio della mucosa<br />
<strong>orale</strong> <strong>in</strong>dotto dagli agenti tossici; questa terza fase è detta epiteliale e sarebbe<br />
quella maggiormente responsabile dell’<strong>in</strong>sorgenza di ulcere. A questo punto,<br />
si <strong>in</strong>staurerebbe un’<strong>in</strong>terruzione della barriera mucosa responsabile della<br />
s<strong>in</strong>tomatologia dolorosa e della predisposizione del paziente allo sviluppo di<br />
<strong>in</strong>fezioni; questa fase è detta ulcerativamicrobiologica.<br />
Inf<strong>in</strong>e si avrebbe una fase di guarigione (quarta fase) nella quale si evidenzia<br />
proliferazione e recupero della differenziazione cellulare; <strong>in</strong> questa fase i<br />
valori di cellule circolanti sono normali e la flora batterica <strong>orale</strong> non è<br />
alterata. La velocità con la quale si <strong>in</strong>staura questa fase sarebbe direttamente<br />
proporzionale alla durata della mucosite (Barrett 1987; Sonis et al. 1990;<br />
Chaushu et al. 1995; Pico et al. 1998).<br />
Cl<strong>in</strong>icamente, i cambiamenti a carico della mucosa <strong>orale</strong> sono visibili<br />
tipicamente 5-10 giorni dopo il trattamento mieloablativo (Schubert et al.<br />
1993).<br />
Inizialmente, la mucosa appare atrofica ed <strong>in</strong>sorge un <strong>in</strong>tenso eritema,<br />
l’atrofia evolve <strong>in</strong> ulcerazioni che tendono ad aggravarsi 7-11 giorni dopo il<br />
trapianto. Le ulcere si localizzano quasi esclusivamente a livello delle<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
mucose non cherat<strong>in</strong>izzate: il pavimento <strong>orale</strong>, le mucose geniene, le<br />
mucose labiali e la l<strong>in</strong>gua sono le sedi più frequentemente colpite (Blijlevens<br />
et al. 2000).<br />
La mucosite può essere accompagnata da sangu<strong>in</strong>amento al cavo <strong>orale</strong><br />
soprattutto durante la fase di trombocitopenia grave <strong>in</strong>dotta dalla<br />
mielodepressione. I processi di guarigione a carico della mucosa <strong>orale</strong><br />
tendono a comparire dopo circa due settimane. I siti che sembrano essere più<br />
colpiti, <strong>in</strong>cludono la superficie laterale e ventrale della l<strong>in</strong>gua, la mucosa<br />
labiale e quella buccale (Walter et al. 1995).<br />
La severità delle lesioni sembrerebbe associata, <strong>in</strong> primo luogo, al tipo di<br />
condizionamento al quale il paziente viene sottoposto e successivamente,<br />
alla diversità genetica tra il donatore ed il ricevente; fattori che possono<br />
<strong>in</strong>vece aggravare questa situazione sono: disfunzioni delle ghiandole<br />
salivari, traumi a carico delle mucose ed <strong>in</strong>fezioni batteriche, virali o fung<strong>in</strong>e<br />
(Schubert et al. 1992).<br />
Da un punto di vista cl<strong>in</strong>ico, sono state proposte numerose classificazioni<br />
per la mucosite <strong>orale</strong> (Walsh et al. 1990; Donnelly et al. 1992; Schubert et<br />
al. 1992; Donaldson 1995; Tardieu et al. 1996; Parulekar et al. 1998; Sonis<br />
et al. 1999) quella più frequentemente utilizzata è la classificazione proposta<br />
dall’OMS (tabella 2.1.1).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Poiché, come già illustrato, la mucosite rappresenta una delle complicanze<br />
orali che più frequentemente si manifesta nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto<br />
di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche, molti Autori hanno cercato una<br />
soluzione volta alla prevenzione e alla cura di questa patologia (Wilkes<br />
1998; Sardella et al. 1998; Plevova 1999; Biron et al. 2000; Kostler et al.<br />
2001; Demarosi et al. 2002; Clarkson et al. 2003; Worth<strong>in</strong>gton et al. 2003).<br />
Sfortunatamente, molte di queste soluzioni sono state vanificate dalla<br />
difficoltà nel prevedere i <strong>pazienti</strong> che svilupperanno la mucosite e nel<br />
prevenire la patologia stessa. Diversi studi hanno però dimostrato che il<br />
mantenimento di una buona igiene <strong>orale</strong>, l’elim<strong>in</strong>azione di focolai <strong>in</strong>fettivi e<br />
l’abbassamento della carica batterica rappresentano un fondamento per<br />
ridurre il rischio, la severità e la durata della mucosite (Carl 1993; Elad et al.<br />
1999; Plevova 1999).<br />
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2.2 DISFUNZIONI DELLE GHIANDOLE SALIVARI<br />
Le disfunzioni delle ghiandole salivari costituiscono una complicanza<br />
comune nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />
ematopoietiche (Schubert et al. 1987).<br />
L’eziologia di tali disfunzioni può essere riconducibile al regime di<br />
condizionamento cui il paziente è sottoposto, alla GvHD o all’utilizzo di<br />
farmaci (Schubert et al. 1998). Le radiazioni ionizzanti e la chemioterapia,<br />
per esempio, utilizzate nel regime di condizionamento dei <strong>pazienti</strong> <strong>in</strong> attesa<br />
di trapianto, possono <strong>in</strong>durre xerostomia.<br />
La xerostomia può essere un problema piuttosto significante per questi<br />
<strong>pazienti</strong>; la saliva non ha solo proprietà lubrificanti, ma contiene numerosi<br />
fattori anti-microbici che contribuiscono alle difese dell’ospite. Questi<br />
componenti <strong>in</strong>cludono muc<strong>in</strong>e che <strong>in</strong>ibiscono l’adesione microbica alle<br />
mucose, Ig A secretorie, lattoferr<strong>in</strong>a, lattoperossidasi, transferr<strong>in</strong>a e altre<br />
prote<strong>in</strong>e (Garfunkel et al. 1994; Chaushu et al. 1996; Schubert et al. 1998).<br />
I farmaci che <strong>in</strong>ducono ipersalivazione <strong>in</strong> genere sono rari; <strong>in</strong> alcuni <strong>pazienti</strong><br />
è possibile evidenziare scialorrea la quale non sembra essere correlata ad un<br />
aumento della produzione di saliva da parte delle ghiandole salivari, ma<br />
piuttosto sembra essere la conseguenza di una riduzione della deglutizione<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
correlata alla disfagia e al dolore <strong>in</strong>dotti dalla mucosità (Schubert et al.<br />
1998).<br />
La funzione salivare tende a migliorare durante i primi 3-6 mesi dopo il<br />
trapianto, ma <strong>in</strong> alcuni casi il danno risulta essere permanente. La GvHD<br />
può essere responsabile di disfunzioni ghiandolari le quali riproducono un<br />
quadro simile a quello della s<strong>in</strong>drome di Sjögren come risultato di un danno,<br />
causato dai l<strong>in</strong>fociti del donatore che attaccano le strutture ac<strong>in</strong>ari e duttali<br />
delle ghiandole salivari dell’ospite. I <strong>pazienti</strong> affetti da GvHD possono<br />
presentare anche mucoceli localizzati con maggior frequenza a carico della<br />
mucosa labiale e del palato molle; queste lesioni spesso vengono confuse<br />
con vescicole causate dall’HSV (Schubert et al. 1998).<br />
La xerostomia predispone questi soggetti ad un elevato rischio di sviluppare<br />
carie dentali le quali possono essere prevenute utilizzando appropriati regimi<br />
di igiene <strong>orale</strong> e applicando soluzioni topiche di fluoro per favorire la<br />
rim<strong>in</strong>eralizzazione dello smalto (Dens et al. 1996).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
2.3 ALTERAZIONI DEL GUSTO<br />
A questa categoria appartengono le disfunzioni del sistema neurosensitivo<br />
conseguenti all’utilizzo di chemioterapici e radiazioni ionizzanti (Schubert et<br />
al. 1998).<br />
I recettori del gusto, sono cellule di orig<strong>in</strong>e neuroepiteliale le quali hanno un<br />
turn-over di circa 10 giorni a meno che esse non vengano danneggiate<br />
permanentemente.<br />
I <strong>pazienti</strong> che vengono <strong>sottoposti</strong> al regime di condizionamento con<br />
chemioterapia e/o radioterapia <strong>in</strong> genere riferiscono disgeusia, ossia<br />
sensazione di sapore sgradevole; questo s<strong>in</strong>tomo può essere <strong>in</strong>terpretato<br />
come conseguenza dell’impiego di farmaci che <strong>in</strong>durrebbero un danno a<br />
livello dei recettori gustativi (Bartoshuk 1990; Schubert et al. 1998).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
2.4 INFEZIONI<br />
Il trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche è associato ad un aumentato<br />
rischio di sviluppare <strong>in</strong>fezioni sistemiche acute o croniche a partenza dal<br />
cavo <strong>orale</strong> (McGuire et al. 1993; Schubert 1998).<br />
I microrganismi co<strong>in</strong>volti nell’eziologia delle <strong>in</strong>fezioni acute, appartengono<br />
alla microflora <strong>orale</strong> e la loro patogenicità è proporzionale al grado e alla<br />
durata dell’immunosopressione del paziente.<br />
La frequenza con la quale le <strong>in</strong>fezioni <strong>in</strong>sorgono nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a<br />
trapianto sembrerebbe essere uguale a quella osservata nei <strong>pazienti</strong><br />
immunodepressi che sono <strong>sottoposti</strong> a regimi di condizionamento elevati<br />
senza ricevere il trapianto.<br />
I microrganismi maggiormente responsabili di queste <strong>in</strong>fezioni sono: funghi,<br />
virus e batteri.<br />
2.4.1 Infezioni fung<strong>in</strong>e<br />
Le candidosi rappresentano le <strong>in</strong>fezioni fung<strong>in</strong>e più frequenti nei <strong>pazienti</strong><br />
<strong>sottoposti</strong> a trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali periferiche. Diverse specie di<br />
Candida sono state <strong>in</strong>dagate nei <strong>pazienti</strong> immunodepressi, ma quella che<br />
sicuramente compare con maggior frequenza è la Candida Albicans (Crislip<br />
et al. 1989; Peterson 1992).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Va comunque sottol<strong>in</strong>eato che la C. Albicans è un normale abitante del<br />
tratto orofar<strong>in</strong>geo e che la sua presenza non <strong>in</strong>dica necessariamente una<br />
patologia <strong>in</strong> corso ma una semplice colonizzazione delle mucose; il rischio<br />
che tale microrganismo diventi patogeno per l’ospite e che causi <strong>in</strong>fezioni<br />
aumenta con la severità e la durata dell’immunodepressione.<br />
Le <strong>in</strong>fezioni acute, <strong>in</strong> genere, si presentano con pseudomembrane ossia,<br />
lesioni bianche, asportabili, localizzate con maggior frequenza a livello della<br />
l<strong>in</strong>gua, delle mucose geniene e delle commissure labiali. Neutropenia,<br />
GvHD, xerostomia, utilizzo di antibiotici ad ampio spettro e di steroidi<br />
rappresentano fattori predisponenti lo sviluppo di un’<strong>in</strong>fezione (Schubert et<br />
al. 1998).<br />
Le forme di candidosi atrofica sono meno comuni, cl<strong>in</strong>icamente si<br />
presentano come aree atrofiche ed eritematose le quali <strong>in</strong>teressano con<br />
maggior frequenza la regione dorsale della l<strong>in</strong>gua, il palato duro e molle.<br />
Detriti di cibo, essudato fibr<strong>in</strong>oso, secrezioni mucose e lesioni associate a<br />
GvHD possono essere confuse con le pseudomembrane della candidosi; per<br />
questo motivo, è necessario effettuare degli esami specifici al f<strong>in</strong>e di<br />
identificare la specie fung<strong>in</strong>a ed avere una diagnosi di certezza. La diagnosi<br />
def<strong>in</strong>itiva viene effettuata tenendo conto delle caratteristiche cl<strong>in</strong>iche della<br />
patologia, della storia cl<strong>in</strong>ica, dei fattori di rischio del paziente ed degli<br />
esami di laboratorio (Schubert et al. 1998).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Per la terapia della candidosi vengono impiegati svariati farmaci<br />
antifung<strong>in</strong>i:<br />
1. nistat<strong>in</strong>a sottoforma di soluzioni orali o pastiglie;<br />
2. clotrimazolo;<br />
3. amfoteric<strong>in</strong>a B <strong>in</strong> soluzione, nelle forme acute.<br />
I farmaci sopraelencati, vengono utilizzati topicamente per curare lesioni<br />
localizzate alle mucose orali mentre per il controllo della candidosi<br />
orofar<strong>in</strong>gea si preferiscono farmaci sistemici come:<br />
1. ketoconazolo;<br />
2. fluconazolo;<br />
3. itraconazolo.<br />
Altre <strong>in</strong>fezioni fung<strong>in</strong>e che possono <strong>in</strong>sorgere nel paziente trapiantato di<br />
midollo <strong>in</strong>cludono le aspergillosi e le mucormicosi. Tali <strong>in</strong>fezioni sono<br />
molto aggressive e tendono ad <strong>in</strong>vadere l’organismo.<br />
2.4.2 Infezioni batteriche<br />
Le <strong>in</strong>fezioni batteriche che <strong>in</strong>teressano il paziente sottoposto a trapianto di<br />
cellule stam<strong>in</strong>ali, possono essere causate da batteri appartenenti alla flora<br />
batterica del paziente stesso od essere patogeni nosocomiali (Schubert et al.<br />
1998).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Tra questi microrganismi sono <strong>in</strong>clusi lo Streptococcus viridans e lo<br />
Streptococcus mutans (Villablanca et al. 1990), tra i batteri acquisiti <strong>in</strong>vece<br />
si ricordano P.aerug<strong>in</strong>osa, S.aureus ed E.coli.<br />
Alcuni batteri come lo Streptococcus mutans e lo Streptococcus viridians,<br />
possiedono una bassa virulenza nei <strong>pazienti</strong> immunocompetenti, ma sono<br />
spesso responsabili di <strong>in</strong>fezioni nei <strong>pazienti</strong> con sistema immunitario<br />
depresso (Schimpff et al. 1991; Pizzo et al. 1993).<br />
Bisogna sottol<strong>in</strong>eare come, nei <strong>pazienti</strong> immunocompromessi, può<br />
comparire una sovra<strong>in</strong>fezione di lesioni già presenti nel cavo <strong>orale</strong> da parte<br />
dei batteri. Inoltre <strong>pazienti</strong> affetti da malattia parodontale cronica e<br />
<strong>sottoposti</strong> a trapianto, sono a rischio di sviluppare una <strong>in</strong>fezione parodontale<br />
acuta associata a sequele sistemiche (Schubert et al. 1998).<br />
Per il controllo di queste <strong>in</strong>fezioni si può utilizzare una terapia antibiotica ad<br />
ampio spettro; a livello locale si può <strong>in</strong>tervenire mediante:<br />
1. irrigazione con agenti effervescenti (perossido di idrogeno) i quali,<br />
esplicano un’azione tossica nei confronti di batteri anaerobi che<br />
colonizzano i solchi e le tasche gengivali;<br />
2. rimozione meccanica delicata della placca batterica tramite spazzol<strong>in</strong>o e<br />
filo <strong>in</strong>terdentale.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
2.4.3 Infezioni virali<br />
I <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto presentano un elevato rischio di sviluppare<br />
<strong>in</strong>fezioni virali acute a partenza dai tessuti orofar<strong>in</strong>gei (Saral 1990; Lloid et<br />
al. 1994).<br />
Durante la seconda (prelievo) e terza fase (condizionamento) del trapianto,<br />
le <strong>in</strong>fezioni virali sono più comunemente causate da: Herpes Simplex Virus<br />
(HSV), Virus Varicella-Zoster (VZV) e Cytomegalovirus (CMV).<br />
Con frequenza m<strong>in</strong>ore, le <strong>in</strong>fezioni vedono come pr<strong>in</strong>cipali agenti patogeni<br />
Epste<strong>in</strong>-Barr Virus (EBV), Coxackie Virus, Adenovirus e Human Herpes<br />
Virus 6 (Crislip et al. 1989; Ganz et al. 1994). La riattivazione dell’HSV si<br />
manifesta a livello del cavo <strong>orale</strong> tramite la comparsa di lesioni emorragico-<br />
ulcerative le quali, possono estendersi ad un’ampia superficie della mucosa<br />
<strong>orale</strong>; spesso può comparire un quadro di mucosite che può essere<br />
facilmente confusa con la mucosite orofar<strong>in</strong>gea conseguente al regime di<br />
condizionamento.<br />
Per i <strong>pazienti</strong> HSV-sieropositivi e <strong>sottoposti</strong> a trapianto di midollo osseo è<br />
opportuno effettuare una profilassi sistemica con acyclovir la quale riduce<br />
drasticamente l’<strong>in</strong>cidenza di riattivazione del virus durante la fase del<br />
prelievo (Bustamante et al. 1991).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
I <strong>pazienti</strong> che non vengono <strong>sottoposti</strong> alla profilassi possono <strong>in</strong>correre <strong>in</strong><br />
gravi conseguenze legate alla dissem<strong>in</strong>azione del virus nell’organismo.<br />
Raramente si osservano resistenze dell’HSV nei confronti dell’acyclovir; il<br />
fallimento della profilassi o del trattamento <strong>in</strong>fatti, è più spesso riconducibile<br />
ad <strong>in</strong>adeguate dosi di farmaco somm<strong>in</strong>istrato (Schubert et al. 1998).<br />
La riattivazione del VZV avviene <strong>in</strong> genere durante la terza e quarta fase; le<br />
lesioni sono caratterizzate da eruzioni vescicolari che seguono la<br />
distribuzione di un dermatomero (Schubert 1991).<br />
Nei casi più severi, l’<strong>in</strong>fezione può essere dissem<strong>in</strong>ata e può essere fatale per<br />
il paziente particolarmente immunodepresso.<br />
L’<strong>in</strong>fezione causata dal CMV è più frequente nel corso della seconda e terza<br />
fase del trapianto. Le lesioni causate da questo virus <strong>in</strong> genere non hanno un<br />
aspetto caratteristico: più spesso si notano ulcere superficiali o<br />
moderatamente profonde ricoperte da pseudomembrane di essudato<br />
fibr<strong>in</strong>oso.<br />
Nei casi più gravi, le lesioni possono estendersi ed <strong>in</strong>teressare gran parte<br />
della mucosa <strong>orale</strong> (Schubert et al. 1993).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
2.5 IPERTROFIA GENGIVALE DA CICLOSPORINA<br />
Per aumentare la sopravvivenza dei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto di midollo<br />
allogenico riducendo l’<strong>in</strong>cidenza e la gravità della GvHD e per prevenire il<br />
rigetto nei <strong>pazienti</strong> trapiantati d’organo, viene utilizzato un potente farmaco<br />
immunosoppressore: la ciclospor<strong>in</strong>a A.<br />
Tale farmaco esplica un’azione <strong>in</strong>ibitoria sia a livello dell’immunità um<strong>orale</strong><br />
che di quella cellulo-mediata (Wondimu et al. 1997) .<br />
La ciclospor<strong>in</strong>a è particolarmente attiva nei confronti dei l<strong>in</strong>fociti T e<br />
soprattutto nei confronti dei l<strong>in</strong>fociti T-helper; la sua azione è volta<br />
all’<strong>in</strong>ibizione della s<strong>in</strong>tesi e del rilascio dell’<strong>in</strong>terleuch<strong>in</strong>a 2 (IL-2),<br />
mediatore responsabile della proliferazione dei l<strong>in</strong>fociti T citotossici. Il<br />
farmaco, <strong>in</strong>oltre, sopprime la sensibilità dei l<strong>in</strong>fociti T citotossici all’IL-2,<br />
<strong>in</strong>ibisce l’attivazione dei macrofagi, la produzione di IL-1 e l’espressione dei<br />
recettori per l’IL-1 sulla superficie dei l<strong>in</strong>fociti T-helper (Wondimu et al.<br />
1997).<br />
La ciclospor<strong>in</strong>a oltre ad agire su questi bersagli, esplica la sua azione anche<br />
a livello del cavo <strong>orale</strong> dove <strong>in</strong>duce un aumento del volume delle gengive.<br />
Perché si crei questa situazione è fondamentale che gli elementi dentari<br />
siano presenti; l’aumento di volume <strong>in</strong>teressa la gengiva cherat<strong>in</strong>izzata e può<br />
estendersi coronalmente <strong>in</strong>terferendo con la masticazione e la fonazione.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
La presenza di placca batterica, associata all’assunzione di ciclospor<strong>in</strong>a,<br />
può aggravare l’aumento di volume gengivale; il miglioramento delle<br />
condizione di igiene <strong>orale</strong> <strong>in</strong> questi casi ha <strong>in</strong>fatti dimostrato una riduzione<br />
del grado e della durata di tale complicanza (Wondimu et al. 1997).<br />
L’aumento di volume gengivale <strong>in</strong>izialmente è localizzato alle papille<br />
gengivali, particolarmente a livello dei settori frontali e sul versante<br />
vestibolare. Le gengive possono presentare un aspetto e un colore normale<br />
oppure possono essere presenti eritema e sangu<strong>in</strong>amento al sondaggio; la<br />
presenza di pseudotasche (tasche parodontali non causate dalla perdita<br />
d’attacco a livello del solco gengivale, quanto piuttosto da una maggiore<br />
estensione delle gengive), tipica dell’aumento di volume gengivale,<br />
predispone all’accumulo di placca e tartaro.<br />
Cl<strong>in</strong>icamente l’aumento di volume gengivale è <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>guibile da quello<br />
<strong>in</strong>dotto dalla placca o da altri farmaci.<br />
L’<strong>in</strong>cidenza dell’aumento di volume gengivale da ciclospor<strong>in</strong>a varia dal 13%<br />
all’81% <strong>in</strong> relazione alla dose del farmaco, alla concentrazione plasmatica,<br />
alla durata della terapia, ai parametri impiegati nella diagnosi di iperplasia<br />
gengivale, alle condizioni parodontali precedenti alla terapia, all’età del<br />
paziente, alla malattia di base, alla predisposizione genetica, al tipo di<br />
trapianto e a terapie concomitanti.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
La patogenesi dell’aumento di volume gengivale da ciclospor<strong>in</strong>a è<br />
sconosciuta, ma probabilmente è tipo multifattoriale: tre sembrano essere i<br />
fattori maggiormente implicati (Wondimu et al. 1997):<br />
1. le caratteristiche farmacoc<strong>in</strong>etiche: dose somm<strong>in</strong>istrata, ciclospor<strong>in</strong>emia,<br />
durata del trattamento;<br />
2. le alterazioni <strong>in</strong>fiammatorie legate alla presenza di placca e tartaro;<br />
3. la predisposizione genetica.<br />
In alcuni <strong>in</strong>dividui geneticamente predisposti, sarebbe <strong>in</strong>fatti presente una<br />
sottopopolazione di fibroblasti gengivali che, sotto l’azione della<br />
ciclospor<strong>in</strong>a, aumenta la s<strong>in</strong>tesi proteica a la proliferazione cellulare (Lee et<br />
al. 1994). Un altro fattore a favore della predisposizione genetica<br />
nell’<strong>in</strong>durre tale condizione è la dimostrazione di una maggiore <strong>in</strong>cidenza<br />
della patologia nei soggetti appartenenti all’HLA-DR2 rispetto alla<br />
popolazione generale; <strong>in</strong>vece, i soggetti che esprimono l’HLA-DR1 solo<br />
raramente sviluppano aumento di volume gengivale (Wondimu et al. 1997).<br />
Istologicamente, la gengiva iperplastica, è costituita da tessuto connettivo<br />
rivestito da un epitelio irregolare, pluristratificato, paracherat<strong>in</strong>izzato e di<br />
spessore variabile. Il tessuto connettivo è altamente vascolarizzato e<br />
contiene <strong>in</strong>filtrati di cellule <strong>in</strong>fiammatorie tra le quali predom<strong>in</strong>ano le<br />
plasmacellule. Sono <strong>in</strong>oltre presenti l<strong>in</strong>fociti T e monociti che si<br />
distribuiscono lungo l’epitelio giunzionale, mentre i l<strong>in</strong>fociti B sono assenti.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Sono state descritte anche acantosi e paracheratosi dell’epitelio <strong>orale</strong><br />
associate a proliferazione di tipo pseudomembranoso (Wondimu et al. 1997).<br />
In questi <strong>pazienti</strong> è utile mantenere un buon livello di igiene <strong>orale</strong> mediante<br />
sedute di igiene <strong>orale</strong>, sciacqui di clorexid<strong>in</strong>a e istruzioni su una corretta<br />
igiene <strong>orale</strong> domiciliare; qualora la gengiva <strong>in</strong>terferisca con la masticazione<br />
o la fonazione è <strong>in</strong>dicata la gengivectomia.<br />
2.6 OSTEORADIONECROSI<br />
L’ostoradionecrosi è una delle complicanze più pericolose che può <strong>in</strong>sorgere<br />
nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a cicli di radioterapia per tumori del collo o della testa<br />
(Silverman 1999).<br />
L’osteoradionecrosi è un <strong>in</strong>sieme, ben def<strong>in</strong>ito, di segni cl<strong>in</strong>ici e radiografici,<br />
al cavo <strong>orale</strong>, <strong>in</strong> <strong>pazienti</strong> che hanno ricevuto radioterapia della testa e del<br />
collo.<br />
I segni e s<strong>in</strong>tomi cl<strong>in</strong>ici sono rappresentati da dolore, ulcere, formazione di<br />
fistole e ritardo nella guarigione delle ferite.<br />
In tale condizione le cellule ossee e la vascolarizzazione possono essere<br />
danneggiate irreversibilmente. Fortunatamente, <strong>in</strong> molti casi frammenti di<br />
osso non vitali vengono riassorbiti e le lesioni guariscono spontaneamente.<br />
39
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Comunque, quando l’osteoradionecrosi è progressiva e il paziente avverte<br />
un dolore <strong>in</strong>tollerabile oppure subisce fratture ossee è necessaria una<br />
resezione ossea della zona <strong>in</strong>teressata.<br />
Il rischio di <strong>in</strong>correre <strong>in</strong> una complicanza quale l’osteoradionecrosi non è<br />
prevedibile, ma si suppone che questo sia correlato alla dose delle radiazioni<br />
e allo spessore dell’osso irradiato (<strong>in</strong> genere più di 6000 cGy) (Morrish et al.<br />
1981; Oblon et al. 1997).<br />
La mandibola presenta un rischio maggiore rispetto all’osso mascellare a<br />
causa della sua m<strong>in</strong>or vascolarizzazione; il rischio aumenta nei <strong>pazienti</strong><br />
dentuli e nei soggetti a cui vengono estratti elementi dentari dopo la<br />
radioterapia. Spesso ci può essere una esposizione spontanea dell’osso anche<br />
a più di un anno dal term<strong>in</strong>e della terapia.<br />
Il rischio di sviluppare osteoradionecrosi cont<strong>in</strong>ua per un periodo <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ito<br />
dopo l’irradiazione.<br />
Se la complicanza non progredisce da un punto di vista cl<strong>in</strong>ico e<br />
radiografico il paziente viene richiamato periodicamente per essere<br />
sottoposto a controlli. Se <strong>in</strong>vece il paziente è s<strong>in</strong>tomatico (tumefazioni,<br />
suppurazioni o dolore), è possibile trattarlo con terapia antibiotica; se il<br />
dolore e/o il bruciore <strong>in</strong>sorgono frequentemente e se il paziente lamenta<br />
difficoltà nella funzione masticatoria può essere considerata la terapia<br />
chirurgica. Il trattamento iperbarico associato alla chirurgia e alla terapia<br />
40
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
antibiotica può aiutare la guarigione come risultato di angiogenesi<br />
provocata dall’aumentata ossigenazione (Silverman 1999).<br />
2.7 FIBROSI DEI MUSCOLI MASTICATORI E<br />
DELL’ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE<br />
Il trisma, caratterizzato da spasmi tonici dei muscoli masticatori, è una<br />
complicanza <strong>in</strong>dotta dall’irradiazione dei muscoli masticatori o<br />
dell’articolazione temporo-mandibolare. Esso si manifesta di solito come<br />
una grave limitazione nel movimento di apertura della bocca dovuta alla<br />
fibrosi della muscolatura e ad alterazioni fibrose della capsula<br />
dell’articolazione temporo-mandibolare (Oblon et al. 1997).<br />
Il trisma compare di solito dopo 3-6 mesi dal trattamento radiante.<br />
41
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
2.8 NEOPLASIE SECONDARIE<br />
I <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche<br />
presentano un rischio di sviluppare una neoplasia secondaria quattro-sette<br />
volte maggiore rispetto alla popolazione generale (Bhatia et al. 1996).<br />
Tra le neoplasie secondarie le più frequenti sono quelle ematologiche, ma<br />
non meno importanti sono i tumori solidi e tra questi il carc<strong>in</strong>oma a cellule<br />
squamose.<br />
I fattori di rischio non sono attualmente noti, ma si pensa che l’esposizione<br />
pre-trapianto a chemioterapici e a radiazioni ionizzanti, le alterazioni del<br />
sistema immunitario, la GvHD e la terapia utilizzata per prevenire e curare la<br />
GvHD contribuiscono ad aumentare il rischio di <strong>in</strong>sorgenza di tali neoplasie.<br />
I tumori solidi localizzati alla cute e alle mucose orali rappresentano circa un<br />
terzo di tutti i tumori solidi nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto di cellule<br />
stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche e il carc<strong>in</strong>oma squamocellulare rappresenta da solo<br />
il 50% di tali neoplasie (Curtis et al. 1997).<br />
E’ qu<strong>in</strong>di fondamentale che ogni lesione sospetta del cavo <strong>orale</strong> venga<br />
diagnosticata tempestivamente. In molti casi, la prognosi di queste neoplasie<br />
è sfavorevole; una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo possono<br />
portare ad un aumento della sopravvivenza del soggetto (Schubert et al.<br />
1998).<br />
42
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
3. GRAFT VERSUS HOST DISEASE (GvHD)<br />
La Graft <strong>versus</strong> Host Disease (GvHD) rappresenta la più importante<br />
complicanza del trapianto allogenico di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche;<br />
tale patologia è associata ad un elevato tasso di morbilità e mortalità<br />
(Aschan et al. 1994; Nakamura et al. 1996)<br />
L’<strong>in</strong>cidenza della GvHD varia dal 20% al 50%.<br />
Tale complicanza <strong>in</strong>sorge quando, il sistema immunitario del donatore<br />
riconosce come estranei (non-self) i tessuti del ricevente e attacca le cellule<br />
che li costituiscono.<br />
La probabilità di sviluppare la GvHD è legata al grado di disparità genetica<br />
tra il donatore e il ricevente, quest’ultima è determ<strong>in</strong>ata da due importanti<br />
fattori: il complesso maggiore di isotcompatibilità (MHC) e il complesso<br />
m<strong>in</strong>ore di istocompatibilità (Woo et al. 1993).<br />
Il MHC è localizzato sul braccio corto del cromosoma 6 e codifica delle<br />
prote<strong>in</strong>e cellulari di superficie chiamate HLA (human leucocite antigen).<br />
Esistono due classi di HLA: la classe 1 (HLA-A, -B,-C) è espressa su tutte le<br />
cellule nucleate dell’organismo e permette al sistema immunitario di<br />
riconoscere le cellule come “self” o “non-self”. La classe 2 (HLA-DR, -DP,<br />
-DQ) è espressa dalle cellule presentanti l’antigene (APC) le quali aiutano a<br />
regolare le reazioni immunitarie permettendo il riconoscimento di antigeni<br />
43
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
estranei all’organismo (Woo et al. 1993). Nella ricerca del donatore si tiene<br />
conto della maggior compatibilità esistente tra gli HLA del donatore e del<br />
ricevente; nella disparità genetica bisogna però tenere conto di altri loci non-<br />
MHC chiamati antigeni del sistema m<strong>in</strong>ore di istocompatibilità (Woo et al.<br />
1993).<br />
Anche questi antigeni, <strong>in</strong>fatti, partecipano alle reazioni immunitarie e<br />
possono giocare un ruolo determ<strong>in</strong>ante nel riconoscimento di antigeni<br />
estranei. Se si effettua un’<strong>in</strong>adeguata terapia immunosoppressiva e ablativa<br />
prima del trapianto, è possibile che il sistema immunitario del ricevente<br />
riconosca come estranee le cellule del donatore e che si abbia il rigetto del<br />
trapianto.<br />
Se <strong>in</strong>vece il sistema immunitario del donatore riconosce i tessuti del<br />
ricevente come estranei li attacca e si <strong>in</strong>staura la GvHD (Woo et al. 1993).<br />
Bill<strong>in</strong>gham ha decritto tre condizioni necessarie perché si possa manifestare<br />
tale complicanza (Bill<strong>in</strong>gam 1967):<br />
1. il trapianto deve contenere cellule immunocompetenti (L<strong>in</strong>fociti-T);<br />
2. il ricevente deve esprimere degli antigeni tissutali sufficientemente<br />
diversi da quelli del donatore tali da permettere al sistema immunitario<br />
del donatore stesso di riconoscerli come estranei;<br />
44
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
3. il ricevente non deve riconosce le cellule come estranee e qu<strong>in</strong>di<br />
rigettare il trapianto; ciò viene ottenuto con l’impiego dei farmaci<br />
immunosoppressori.<br />
La GvHD è una patologia sistemica e viene suddivisa <strong>in</strong> due forme: acuta e<br />
cronica.<br />
La GvHD acuta (a-GvHD) <strong>in</strong>sorge entro i primi cento giorni dal trapianto di<br />
cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche, mentre la GvHD cronica (c-GvHD)<br />
compare successivamente (Woo et al. 1993; Nakamura et al. 1996; Franca et<br />
al. 2001).<br />
Benché la GvHD sia una complicanza <strong>in</strong>desiderabile, associate ad un elevato<br />
tasso di mortalità e morbilità, è noto ormai anche un suo effetto benefico.<br />
Infatti, oltre a riconoscere e qu<strong>in</strong>di ad attaccare le cellule e i tessuti sani del<br />
ricevente, i l<strong>in</strong>fociti T del donatore riconoscono e distruggono le cellule<br />
tumorali contribuendo così alla remissione della malattia.<br />
In alcune patologie, ed <strong>in</strong> particolar modo nelle leucemia mieloide cronica,<br />
si osserva un fenomeno noto come graft <strong>versus</strong> leukemia (GVL) il quale<br />
riduce <strong>in</strong> maniera importante la ripresa della patologia. Tale effetto è<br />
supportato da due evidenze: la registrazione di una riduzione delle recidive<br />
nei <strong>pazienti</strong> affetti da GvHD di grado severo e l’osservazione di una ridotta<br />
<strong>in</strong>cidenza di GvHD associata ad un’elevata probabilità di ripresa della<br />
patologia primitiva o di rigetto del trapianto nei <strong>pazienti</strong> che ricevono un<br />
45
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche privo di l<strong>in</strong>fociti T del<br />
donatore. L’effetto GvL, ha un’importanza terapeutica molto rilevante;<br />
<strong>pazienti</strong> affetti da leucemia mieloide cronica colpiti da recidiva, dopo essere<br />
stati <strong>sottoposti</strong> al trapianto, hanno la possibilità di ritornare ad uno stato di<br />
remissione molecolare dopo aver ricevuto un <strong>in</strong>fusione di l<strong>in</strong>fociti-T<br />
appartenenti al donatore.<br />
Numerosi tentativi per separare l’effetto benefico GvL dalle deleterie<br />
complicanze legate alla GvHD sono ancora <strong>in</strong> corso di sperimentazione.<br />
Alcune di queste prevedono l’<strong>in</strong>fusione di l<strong>in</strong>fociti T del donatore privati<br />
della categoria dei CD8+ oppure l’utilizzo di basse dosi di l<strong>in</strong>fociti-T non<br />
selezionati.<br />
In modelli sperimentali, una s<strong>in</strong>drome del tutto simile alla GvHD, è stata<br />
osservata <strong>in</strong> animali <strong>sottoposti</strong> a HSCT da donatore geneticamente identico,<br />
convalidando le segnalazioni di casi di GvHD dopo trapianto s<strong>in</strong>genico o<br />
autologo riportate, anche nella pratica cl<strong>in</strong>ica (Rappeport et al. 1979). Tale<br />
s<strong>in</strong>drome prende il nome di Graft <strong>versus</strong> Host Disease sngenica. La GvHD<br />
s<strong>in</strong>genica sembra essere mediata da l<strong>in</strong>fociti autoreattivi diretti contro<br />
prote<strong>in</strong>e MHC di classe II. Le cellule T autroreattive si sviluppano <strong>in</strong> una<br />
midollare timica estremamente danneggiata, nella quale le cellule esprimenti<br />
MHC di classe II sono carenti o del tutto assenti: viene così a mancare la<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
selezione negativa (delezione clonale) nel timo e le cellule T migrano <strong>in</strong><br />
periferia dove possono <strong>in</strong>nescare o mediare il danno tessutale.<br />
Gli altri l<strong>in</strong>fociti regolatori, che normalmente <strong>in</strong>attiverebbero o<br />
elim<strong>in</strong>erebbero tali cellule autoreattive, sono a loro volta stati elim<strong>in</strong>ati dalla<br />
TBI (regime di condizionamento). L’<strong>in</strong>fusione sperimentale di l<strong>in</strong>fociti<br />
normali <strong>in</strong> questi ospiti irradiati ristabilisce il meccanismo di regolazione e<br />
previene processi autoaggressivi.<br />
Gli effetti della ciclospor<strong>in</strong>a sono importanti <strong>in</strong> questi modelli, sia<br />
nell’impedire la ricostituzione delle cellule regolatrici, sia nel consentire lo<br />
sviluppo di cellule autoreattive; questi due processi sembrano correlati al<br />
danno che la ciclospor<strong>in</strong>a provoca nella midollare timica (Fischer et al.<br />
1989).<br />
Qu<strong>in</strong>di si può <strong>in</strong>tendere la GvHD s<strong>in</strong>genica come un disequilibrio tra<br />
l<strong>in</strong>fociti autoreattivi e autoregolatori, sbilanciamento dovuto alla disfunzione<br />
timica.<br />
47
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
3.1 GRAFT VERSUS HOST DISEASE ACUTA<br />
La GvHD acuta (a-GvHD), è una s<strong>in</strong>drome che colpisce cute, <strong>in</strong>test<strong>in</strong>o e<br />
fegato e comporta, dal punto di vista istopatologico, la necrosi a livello delle<br />
cellule epiteliali di questi tre pr<strong>in</strong>cipali organi bersaglio.<br />
La frequenza della a-GvHD è alta, raggiungendo circa il 70% <strong>pazienti</strong><br />
<strong>sottoposti</strong> a trapianto allogenico di cellule stam<strong>in</strong>ali (Darmstadt et al. 1992).<br />
L’<strong>in</strong>cidenza di aGvHD <strong>in</strong> seguito a tale procedura può variare dal 6% al 90%<br />
<strong>in</strong> dipendenza di numerosi fattori tra cui (Fimiani et al. 2003):<br />
1. il grado di istocompatibilità del sistema HLA;<br />
2. il numero di l<strong>in</strong>fociti T nel tessuto trapiantato;<br />
3. l’età del paziente e del donatore;<br />
4. l’eventuale discordanza di sesso tra donatore e ricevente;<br />
5. la sorgente di cellule stam<strong>in</strong>ali;<br />
6. l’<strong>in</strong>tensità del regime di condizionamento;<br />
7. il protocollo di profilassi;<br />
8. altri fattori di rischio quali: multitrasfusioni, malattia primitiva, <strong>in</strong>fezioni<br />
virali <strong>in</strong> corso, una precedente splenectomia.<br />
Da un punto di vista patogenetico, si dist<strong>in</strong>guono due fasi: fase afferente e<br />
fase efferente.<br />
48
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Nella fase afferente si ha un’attivazione e proliferazione delle cellule<br />
immunocompetenti che attaccano e distruggono i tessuti dell’ospite; i<br />
l<strong>in</strong>fociti T del donatore riconoscono come estranei gli antigeni superficiali<br />
delle APC ( cellule presentanti l’antigene) del ricevente. Tali cellule,<br />
secernono mediatori chimici tra cui l’<strong>in</strong>terleuch<strong>in</strong>a 1 (IL-1) stimolando così<br />
la proliferazione dei l<strong>in</strong>fociti T i quali, a loro volta, secernendo IL-2<br />
determ<strong>in</strong>ano un’ulteriore proliferazione degli stessi l<strong>in</strong>fociti (Unanue et al.<br />
1987). In questo modo, la popolazione di cellule immunocompetenti è<br />
formata e attivata.<br />
Nella fase efferente, <strong>in</strong>vece, si ha un vero e proprio danno a carico degli<br />
organi bersaglio (Krensky et al. 1990) questa fase è molto complessa e non<br />
ancora del tutto chiara. La distruzione dei tessuti, sembra essere mediata<br />
dall’azione citotossica dei l<strong>in</strong>fociti T; (Sale et al. 1981) alcuni studi (Piguet<br />
et al. 1987; Holler et al. 1990; Sym<strong>in</strong>gton et al. 1990; Ant<strong>in</strong> et al. 1992;<br />
Abhyankar et al. 1993) hanno ipotizzato il co<strong>in</strong>volgimento di mediatori<br />
dell’<strong>in</strong>fiammazione come citoch<strong>in</strong>e e tumor necrosis factor (TNF) nel danno<br />
cellulare e ne hanno correlato la quantità con il grado di severità della<br />
GvHD. Nella figura 3.1.1 sono riportati gli eventi che regolano la GvHD<br />
(Donnel et al. 1998).<br />
49
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
È stata proposta una stadiazione cl<strong>in</strong>ica della a-GvHD cutanea sulla base<br />
dell’estensione della cute co<strong>in</strong>volta, sulla severità delle manifestazioni<br />
cutanee e sull’istologia. Esiste poi una stadiazione cl<strong>in</strong>ica complessiva, a<br />
significato prognostico, ottenuta comb<strong>in</strong>ando parametri cutanei, epatici ed<br />
<strong>in</strong>test<strong>in</strong>ali.<br />
Gli organi bersaglio che primariamente vengono colpiti sono cute, fegato e<br />
tratto gastro-enterico; <strong>in</strong> base al loro grado di co<strong>in</strong>volgimento la a-GvHD<br />
può presentarsi <strong>in</strong> quattro stadi di gravità come mostrato nella tabella 3.1.2<br />
(Glucksberg et al. 1974; Thomas et al. 1975; Sullivan 1986).<br />
50
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Il grado I o II <strong>in</strong> genere sono associati ad una bassa morbilità e mortalità<br />
mentre la mortalità è quasi del 100% nei <strong>pazienti</strong> affetti da a-GvHD di grado<br />
IV.<br />
L’apparato tegumentario viene spesso colpito precocemente e si ha la<br />
comparsa di rash cutaneo di tipo maculo-papulare e morbilliforme associato<br />
a prurito e localizzato primariamente a livello del palmo delle mani e della<br />
pianta dei piedi; papule desquamanti di colore violaceo e placche<br />
progrediscono f<strong>in</strong>o ad esitare <strong>in</strong> un eritroderma generalizzato, associato a<br />
bolle e, nei casi più severi può <strong>in</strong>staurarsi una forma simile alla necrolisi<br />
tossica epidermica. Il co<strong>in</strong>volgimento del tratto gastro-enterico si manifesta<br />
con la comparsa di nausea, vomito, diarrea emorragica, dolore addom<strong>in</strong>ale,<br />
e, occasionalmente ileo paralitico.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
La a-GvHD epatica causa iperbilirub<strong>in</strong>emia, aumento della fosfatasi<br />
alcal<strong>in</strong>a e aumentati livelli di am<strong>in</strong>otransferasi; i casi più severi possono<br />
portare a danno epatico con comparsa di coagulopatie, ascite ed<br />
encefalopatie (Vogelsang et al. 1988).<br />
Biopsie cutanee hanno messo <strong>in</strong> evidenza vacuolizzazione dello strato basale<br />
dell’epidermide, spongiosi, discheratosi, necrosi satellite delle cellule,<br />
formazione di spaccature sotto-epidermiche, completa perdita<br />
dell’epidermide e la presenza di una dermatite acuta <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>guibile da quella<br />
legata alla reazione da farmaci (Lerner et al. 1974; Darmstadt et al. 1992;<br />
Horn et al. 1994).<br />
Prelievi bioptici a livello cutaneo, epatico ed <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale <strong>in</strong>dicano un danno a<br />
livello epiteliale molto <strong>in</strong>tenso, localizzato <strong>in</strong> particolar modo a carico delle<br />
cripte <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ali e a livello dell’epitelio periduttale del fegato; <strong>in</strong> tali zone è<br />
stato r<strong>in</strong>venuto anche un grande numero di cellule stam<strong>in</strong>ali il quale ha<br />
suggerito che le cellule bersaglio potrebbero essere elementi epiteliali meno<br />
differenziati che esprimono antigeni superficiali primitivi (Sale et al. 1985).<br />
L’<strong>in</strong>cidenza di a-GvHD si avvic<strong>in</strong>a al 100% senza profilassi (Sullivan et al.<br />
1986), che dunque è essenziale nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto allo genico<br />
di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche. Le strategie per la prevenzione o il<br />
trattamento della GvHD hanno generalmente lo scopo di <strong>in</strong>terferire con la<br />
52
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
fase afferente della risposta, cioè mirano ad elim<strong>in</strong>are i l<strong>in</strong>fociti T del<br />
donatore o a bloccarne l’attività.<br />
La profilassi farmacologica con methotrexate (MTX) e ciclospor<strong>in</strong>a (CsA), è<br />
ancora oggi la profilassi standard della GvHD; tale profilassi è riportata nella<br />
tabella 3.1.3.<br />
Nonostante uno degli obiettivi pr<strong>in</strong>cipali della profilassi sia prevenire<br />
l’<strong>in</strong>sorgenza della GvHD, spesso tale obiettivo non è raggiunto ed allora è<br />
necessario impostare una terapia.<br />
La terapia primaria della a-GvHD viene condotta con steroidi, considerati<br />
ancora oggi i farmaci di prima scelta. Il meccanismo d’azione degli steroidi<br />
è presumibilmente legato alla loro azione l<strong>in</strong>folitica. Metilprednisolone (MP)<br />
alla dose di 2 mg/kg/die costituisce <strong>in</strong> genere la prima scelta terapeutica.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Nel caso di fallimento della terapia primaria con MP, cioè nei <strong>pazienti</strong> <strong>in</strong><br />
cui si assiste a una progressione della malattia dopo tre giorni, oppure nei<br />
casi <strong>in</strong> cui non si assiste a variazione del decorso della malattia dopo sette<br />
giorni, oppure quando quattordici giorni di trattamento con MP si ottiene<br />
una risposta <strong>in</strong>completa, sono state proposte numerose terapie di recupero<br />
quali CsA, anticorpi monoclonali (Przepiorka et al. 2000), micofenolato<br />
(Cellcept) e fotoferesi.<br />
La prognosi è strettamente dipendente dal grado della malattia e alla<br />
responsività alla terapia. È stato <strong>in</strong>fatti dimostrato che il tasso di mortalità <strong>in</strong><br />
<strong>pazienti</strong> con GvHD acuta di grado da II a IV è notevolmente basso <strong>in</strong> coloro<br />
nei quali si è avuta una risposta completa alla terapia primaria: il tasso di<br />
mortalità a 300 giorni dall’esordio della malattia è stimato attorno al 25% <strong>in</strong><br />
caso di risposta completa alla terapia, 50% <strong>in</strong> caso di risposta parziale, 80%<br />
<strong>in</strong> caso di non responsività o progressione della malattia.<br />
Come illustrato precedentemente, il cavo <strong>orale</strong>, rappresenta una sede<br />
frequentemente co<strong>in</strong>volta nelle complicanze legate al trapianto di cellule<br />
stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche siano esse legate al regime di condizionamento o<br />
alle <strong>in</strong>fezioni opportunistiche. Anche la GvHD, oltre ad <strong>in</strong>teressare nelle<br />
varie forme diversi distretti dell’organismo, co<strong>in</strong>volge con una certa<br />
frequenza le strutture della cavità <strong>orale</strong>.<br />
54
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
3.1.1 Graft <strong>versus</strong> <strong>host</strong> <strong>disease</strong> <strong>orale</strong><br />
La a-GvHD colpisce la cavità <strong>orale</strong> approssimativamente nel 60%-70% dei<br />
<strong>pazienti</strong> che presentano una severità di III e IV grado.<br />
I primi studi sulla a-GvHD hanno descritto manifestazioni orali come lesioni<br />
ulcerative dolenti associate a desquamazione, eruzioni papulari biancastre e<br />
lesioni reticolari lichenoidi diffuse a quasi tutte le mucose orali. La diagnosi<br />
cl<strong>in</strong>ica di a-GvHD <strong>orale</strong> viene di solito posta <strong>in</strong> concomitanza alla diagnosi<br />
di a-GvHD sistemica (Dreizen et al. 1979; Barrett et al. 1984).<br />
Studi successivi, condotti su <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto allogenico, hanno<br />
evidenziato l’<strong>in</strong>sorgenza di eritema, atrofia ed ulcere <strong>in</strong> una prima fase e la<br />
comparsa di lesioni ipercheratosiche e lichenoidi solo <strong>in</strong> un secondo<br />
momento (Hsiao et al. 1988).<br />
Da questi studi, è risultato anche che le prime lesioni non <strong>in</strong>sorgono prima di<br />
21-28 giorni dal trapianto, periodo necessario alla risoluzione della<br />
neutropenia associata a mucosite conseguente al regime di condizionamento<br />
cui è sottoposto il paziente prima del trapianto (Dreizen et al. 1979; Hsiao et<br />
al. 1988).<br />
Risulta pertanto difficile dist<strong>in</strong>guere cl<strong>in</strong>icamente le lesioni di a-GvHD dalle<br />
recidive dell’<strong>in</strong>fezione da HSV e dalla mucosite; <strong>in</strong>fatti queste sono tutte<br />
condizioni che <strong>in</strong>sorgono nel periodo immediatamente successivo al<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
trapianto. Si è visto comunque, che la mucosite tende ad <strong>in</strong>sorgere nelle<br />
prime due settimane dopo il trapianto sia nei <strong>pazienti</strong> che ricevono il<br />
trapianto autologo che <strong>in</strong> quelli che ricevono l’allogenico (Berkowitz et al.<br />
1987; Kolb<strong>in</strong>son et al. 1988; Woo et al. 1993) la a-GvHD si manifesta,<br />
<strong>in</strong>vece, successivamente a tale periodo.<br />
Aspetti cl<strong>in</strong>ici che possono essere d’aiuto nella diagnosi differenziale tra<br />
mucosite e a-GvHD sono:<br />
1. peggioramento della mucosite dopo 21 giorni dal trapianto con cultura di<br />
HSV negativa;<br />
2. peggioramento della xerostomia e del dolore (Hsiao et al. 1988; Schubert<br />
et al. 1990a).<br />
3. comparsa delle ulcere dopo il giorno +21.<br />
Per quanto concerne la sede, all’<strong>in</strong>terno del cavo <strong>orale</strong>, ambedue le<br />
complicanze, colpiscono più frequentemente la l<strong>in</strong>gua, la mucosa labiale e<br />
geniena (Hsiao et al. 1988; Woo et al. 1993) alcuni studi hanno riportato che<br />
un ulteriore <strong>in</strong>teressamento della mucosa cherat<strong>in</strong>izzata del dorso l<strong>in</strong>guale e,<br />
forse, del palato duro sarebbe più frequente nella a-GvHD piuttosto che nella<br />
mucosite.<br />
Il trattamento della a-GvHD <strong>orale</strong> è diretto pr<strong>in</strong>cipalmente al controllo delle<br />
manifestazioni sistemiche e del dolore tramite misure palliative. In genere, le<br />
lesioni orali rispondono al trattamento sistemico con farmaci<br />
56
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
immunosopressori e, se il dolore dovesse essere elevato è possibile ricorrere<br />
all’uso di oppiacei. Per aumentare il comfort locale ed alleviare il più<br />
possibile la s<strong>in</strong>tomatologia si può ricorrere a sciacqui orali con soluzioni<br />
sal<strong>in</strong>e, anestetici topici come lidoca<strong>in</strong>a <strong>in</strong> pomata, diclon<strong>in</strong>a idrocloridica o<br />
la comb<strong>in</strong>azione di lidoca<strong>in</strong>a e difenidram<strong>in</strong>a idrocloridrica e Kaopectato;<br />
sciacqui con steroidi topici (desametasone) e gel (fluoc<strong>in</strong>onide, clobetasolo,<br />
triamc<strong>in</strong>olone) sono stati utilizzati con successo.<br />
I sostituti salivari possono alleviare i s<strong>in</strong>tomi legati alla xerostomia e, <strong>in</strong><br />
alcuni casi, può essere utilizzato con successo un farmaco col<strong>in</strong>ergico quale<br />
la pilocarp<strong>in</strong>a.<br />
3.2 GRAFT VERSUS HOST DISEASE CRONICA<br />
La GvHD cronica (c-GvHD) è una s<strong>in</strong>drome complessa, multiorgano, che<br />
ricorda, per alcuni aspetti cl<strong>in</strong>ici, le malattie del collagene e viene <strong>in</strong>fatti<br />
considerata una malattia autoimmune.<br />
Le manifestazioni cl<strong>in</strong>iche della c-GvHD presentano similitud<strong>in</strong>i con alcune<br />
patologie autoimmuni come la sclerosi sistemica progressiva, la cirrosi<br />
biliare primaria, la dermatomiosite, il lupus eritematoso sistemico e la<br />
s<strong>in</strong>drome di Sjögren (Sale et al. 1985).<br />
L’<strong>in</strong>cidenza della c-GvHD varia dal 33% al 64%.<br />
57
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Poiché, come già precedentemente illustrato, questa complicanza <strong>in</strong>sorge<br />
dopo i primi 100 giorni dal trapianto, essa può presentarsi come diretta<br />
prosecuzione della a-GvHD (forma progressiva), seguire ad una prima<br />
guarigione della forma acuta (forma quiescente) o <strong>in</strong>sorgere de novo<br />
(Sullivan et al. 1991).<br />
Morbilità e mortalità sono maggiori nei <strong>pazienti</strong> con <strong>in</strong>sorgenza progressiva,<br />
<strong>in</strong>termedie nella forma quiescente e più basse <strong>in</strong> quella de novo. La severità<br />
cl<strong>in</strong>ica della malattia è attualmente valutata classificando la c-GvHD <strong>in</strong><br />
limitata ed estensiva (tabella 3.2.1) e solo quest’ultima richiede un<br />
trattamento specifico; recentemente è stato proposto un nuovo sistema di<br />
grad<strong>in</strong>g a significato prognostico basato sull’analisi di caratteristiche<br />
cl<strong>in</strong>iche statisticamente importanti, quali la percentuale di co<strong>in</strong>volgimento<br />
cutaneo, la piastr<strong>in</strong>openia e l’<strong>in</strong>sorgenza di tipo progressivo.<br />
Così come per la forma acuta anche <strong>in</strong> quella cronica esistono dei fattori<br />
predisponesti che <strong>in</strong>cludono: la disparità HLA, la precedente <strong>in</strong>sorgenza<br />
della forma acuta e l’età avanzata (Atk<strong>in</strong>son 1990; Sullivan et al. 1991).<br />
58
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
La cute, la cavità <strong>orale</strong>, il tratto gastroenterico, il fegato, la congiuntiva ed<br />
altre superfici mucose possono essere variabilmente co<strong>in</strong>volte nella c-<br />
GvHD; quando il sistema ematopoietico viene danneggiato vi possono<br />
essere anche manifestazioni trombocitopeniche.(Sullivan 1986).<br />
A livello cutaneo, <strong>in</strong>izialmente compaiono lesioni lichenoidi (Saurat et al.<br />
1975; Shulman et al. 1978) e successivamente <strong>in</strong>sorgono vari gradi di<br />
eritema, macchie iper- ed ipo-pigmentate, poichiloderma e, <strong>in</strong> casi rari,<br />
contratture articolari, alopecia cicatriziale ed ulcere croniche (Lawley et al.<br />
1977; Shulman et al. 1978; Sullivan et al. 1991; Chosidow et al. 1992).<br />
Gli occhi possono essere colpiti da cheratopatie le quali si manifestano con i<br />
s<strong>in</strong>tomi della cherato-congiuntivite secca ossia bruciore, irritazione,<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
fotofobia e dolore; l’utilizzo prolungato di prednisone, impiegato per<br />
controllare la GvHD, può <strong>in</strong>durre l’<strong>in</strong>sorgenza di cataratta.<br />
In circa il 65-80% dei <strong>pazienti</strong> affetti da c-GvHD sono stati ritrovati<br />
anticorpi ant<strong>in</strong>ucleo, anticorpi diretti contro l’act<strong>in</strong>a dei muscoli lisci e<br />
contro altre prote<strong>in</strong>e del citoscheletro, nonché anticorpi anti-epitelio<br />
squamoso (Rouquette-Gally et al. 1987; Kier et al. 1990; Lortan et al. 1992;<br />
Sale et al. 1992).<br />
L’esame istologico mette <strong>in</strong> evidenza, a livello cutaneo, note di<br />
ipercheratosi, ipergranulosi, acantosi, apoptosi, un <strong>in</strong>filtrato di cellule<br />
mononucleate tipico delle lesioni lichenoidi, <strong>in</strong>cont<strong>in</strong>entia pigmenti e<br />
occasionalmente necrosi cellulare (Saurat et al. 1975; Jan<strong>in</strong>-Mercier et al.<br />
1981).<br />
Le mucose co<strong>in</strong>volte nella c-GvHD, presentano modificazioni come atrofia<br />
epiteliale, con corpi apoptotici, degenerazione idropica delle cellule basali e<br />
<strong>in</strong>filtrato l<strong>in</strong>focitico che potrebbe essere scarso qualora il paziente faccia uso<br />
di farmaci immunosopressori; questo quadro istologico può essere affiancato<br />
a quello delle reazioni lichenoidi (Sale et al. 1981; Nakhleh et al. 1989;<br />
Hiroki et al. 1994).<br />
Il più importante fattore di rischio per lo sviluppo di c-GvHD è una<br />
precedente diagnosi di a-GvHD, ma non esiste una terapia profilattica<br />
specifica per c-GvHD, <strong>in</strong> quanto gli approcci farmacologici di prevenzione<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
sono stati deludenti. È stato recentemente pubblicato uno studio <strong>in</strong> doppio<br />
cieco che prevedeva l’utilizzo di talidomide, agente già efficace nella terapia<br />
della c-GvHD, che ha mostrato il risultato paradossale di una maggiore<br />
<strong>in</strong>cidenza di c-GvHD e una m<strong>in</strong>ore sopravvivenza globale per i <strong>pazienti</strong> che<br />
hanno ricevuto talidomide rispetto al controllo (Chao et al. 1996).<br />
Il tacrolimus, se usato nella profilassi della GvHD, riduce l’<strong>in</strong>cidenza di a-<br />
GvHD, ma non ha mostrato nessuna <strong>in</strong>fluenza nella prevenzione della c-<br />
GvHD (Nash et al. 2000).<br />
La deplezione delle cellule T del trapianto, attraverso l’utilizzo di anticorpi<br />
monoclonali, riduce <strong>in</strong>vece il rischio di entrambe le forme di GvHD<br />
(Papadopoulos et al. 1998).<br />
Per quanto concerne la terapia va osservato che quanto più precoce è<br />
l’<strong>in</strong>tervento terapeutico tanto più il paziente trae beneficio dalla terapia. Così<br />
come per la a-GvHD, anche per la c-GvHD è necessario un trattamento<br />
primario. I <strong>pazienti</strong> con c-GvHD limitata generalmente non richiedono<br />
trattamento o solo una terapia topica; <strong>in</strong>vece i <strong>pazienti</strong> con malattia estesa<br />
richiedono un trattamento sistemico. Il trattamento d’elezione della c-GvHD<br />
prevede la somm<strong>in</strong>istrazione di prednisone 1 mg/kg a giorni alterni e<br />
ciclospor<strong>in</strong>a (CsA) 1.5 mg/kg/die (Birek et al. 1989). Tale terapia deve<br />
essere protratta per almeno 13 mesi prima che se ne possa valutare la reale<br />
efficacia (Sullivan et al. 1988). Comunque, un grande studio randomizzato<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
con follow-up a lungo term<strong>in</strong>e che ha messo a confronto la comb<strong>in</strong>azione<br />
prednisone-CsA con il solo prednisone, non ha mostrato benefici nell’uso<br />
della CsA. Inoltre, sebbene queste osservazioni richiedano una conferma,<br />
sembra che, nei <strong>pazienti</strong> ad alto rischio, l’aggiunta di CsA non migliori la<br />
sopravvivenza, anzi potrebbe peggiorarla a causa di una maggiore mortalità<br />
trapianto correlata o di recidive. Comunque l’impiego di CsA riduce la<br />
morbilità legata all’uso degli steroidi <strong>in</strong> particolare la necrosi vascolare (Koc<br />
et al. 2002).<br />
In s<strong>in</strong>tesi, i <strong>pazienti</strong> con rischio basso o <strong>in</strong>termedio, così come def<strong>in</strong>ito dal<br />
recente PFS (Prognostic Factor Score), (Akpek et al. 2003) richiedono<br />
m<strong>in</strong>ore immunosoppressione, al f<strong>in</strong>e di bilanciare il controllo della GvHD e<br />
gli effetti collaterali della terapia. Invece una terapia immunosoppressiva più<br />
decisa è richiesta nel trattamento dei <strong>pazienti</strong> ad alto rischio.<br />
Nella tabella 3.2.2 (Farag 2004) sono riportati i fattori prognostici<br />
classicamente considerati confrontati con quelli recentemente proposti da<br />
Akpek et al.<br />
62
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
La sopravvivenza a 10 anni nei <strong>pazienti</strong> con c-GvHD è dell’82% se non è<br />
presente alcun fattore di rischio, 68% nel gruppo a rischio <strong>in</strong>termedio, 34%<br />
nel gruppo ad alto rischio e 3% se sono presenti tutti i fattori si rischio.<br />
Inoltre, la mortalità è più elevata nei <strong>pazienti</strong> con un <strong>in</strong>izio progressivo della<br />
GvHD cronica, <strong>in</strong>termedia nei soggetti con <strong>in</strong>izio lento e successiva a a-<br />
GvHD dopo un periodo di quiescenza; più bassa nei <strong>pazienti</strong> <strong>in</strong> cui la c-<br />
GvHD compare de novo.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
3.2.1 Graft <strong>versus</strong> <strong>host</strong> <strong>disease</strong> <strong>orale</strong><br />
Le caratteristiche orali della c-GvHD sono state esaurientemente descritte<br />
solo <strong>in</strong> pochi studi (Rodu et al. 1983; Med<strong>in</strong>a et al. 1984; Schubert et al.<br />
1984; Heimdahl et al. 1985; Barrett 1987).<br />
In molti casi le lesioni orali di questa forma possono rappresentare la prima<br />
o addirittura l’unica manifestazione della c-GvHD; eritema, atrofia delle<br />
mucose e lesioni lichenoidi sono le manifestazioni più comuni.<br />
Le lesioni lichenoidi, fortemente associate alla c-GvHD, (Woo et al. 1997) si<br />
manifestano pr<strong>in</strong>cipalmente come strie bianche, di aspetto reticolare simili<br />
alle strie di Wickham del lichen planus <strong>orale</strong>; le erosioni <strong>in</strong>sorgono, <strong>in</strong>vece,<br />
quando il grado di severità della patologia è molto più elevato. Cl<strong>in</strong>icamente,<br />
le lesioni del cavo <strong>orale</strong> da c-GvHD, che sono presenti <strong>in</strong> circa l’80% dei<br />
<strong>pazienti</strong>, sono localizzate prevalentemente alle mucose geniene (figure 3.2.1-<br />
1/-2), alla l<strong>in</strong>gua e alle gengive proprie (Eggleston et al. 1998).<br />
La c-GvHD <strong>orale</strong> è spesso associata a dolore, che potrebbe essere anche il<br />
primo s<strong>in</strong>tomo, e a xerostomia la quale può <strong>in</strong>terferire notevolmente con<br />
l’alimentazione e l’igiene <strong>orale</strong>. La xerostomia è stata riportata <strong>in</strong> circa il<br />
50% dei <strong>pazienti</strong> (Schubert et al. 1984; Hiroki et al. 1994) studi riguardanti il<br />
flusso salivare, hanno evidenziato una riduzione del flusso stimolato <strong>in</strong> circa<br />
il 40-60% dei <strong>pazienti</strong> (Heimdahl et al. 1985; Hiroki et al. 1994).<br />
64
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
La xerostomia è <strong>in</strong>dotta da un’alterazione delle ghiandole salivari sostenuta<br />
da disfunzioni immunologiche; essa può essere associata a<br />
cheratocongiuntivite secca e possono essere presenti <strong>in</strong>filtrati l<strong>in</strong>focitari<br />
nelle ghiandole salivari simili a quelli riscontrati nella s<strong>in</strong>drome di Sjögren<br />
(Gratwohl et al. 1977; Koc et al. 2002).<br />
Il condizionamento effettuato nel periodo pre-trapianto è anch’esso associato<br />
ad una riduzione del flusso salivare (Heimdahl et al. 1985; Chaushu et al.<br />
1995) tuttavia, i <strong>pazienti</strong> che ricevono il trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali, con o<br />
senza TBI, lamentano la comparsa di xerostomia e un’oggettiva riduzione<br />
del flusso salivare. Pertanto, risulta difficile durante i primi mesi dopo il<br />
trapianto, dist<strong>in</strong>guere cl<strong>in</strong>icamente ed istologicamente la riduzione del flusso<br />
salivare <strong>in</strong>dotta dalla radioterapia da quella <strong>in</strong>dotta dalla c-GvHD (Chaushu<br />
et al. 1995; Eisen et al. 1997).<br />
Uno studio effettuato su <strong>pazienti</strong> affetti da c-GvHD, ha evidenziato un<br />
aumento della concentrazione salivare di sodio, album<strong>in</strong>e, immunoglobul<strong>in</strong>e<br />
G (IgG) e una dim<strong>in</strong>uzione di immunoglobul<strong>in</strong>e A (IgA) secretorie e di<br />
fosfati <strong>in</strong>organici (Izutsu et al. 1983b).<br />
Se si paragona comunque, un paziente sottoposto a trapianto di cellule<br />
stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche che non ha sviluppato c-GvHD ad uno che <strong>in</strong>vece<br />
ha sviluppato tale complicanza, si rileva solo l’<strong>in</strong>cremento salivare di sodio e<br />
dim<strong>in</strong>uzione delle IgA secretorie; la riduzione di questa categoria di<br />
65
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
immunoglobul<strong>in</strong>e sarebbe responsabile di una aumentata <strong>in</strong>sorgenza di<br />
<strong>in</strong>fezioni s<strong>in</strong>o-bronchiali (Izutsu et al. 1983b). Un ulteriore studio riporta la<br />
possibile predicibilità di c-GvHD legata ad un’elevata concentrazione di<br />
sodio a livello salivare (Izutsu et al. 1983a).<br />
Come già illustrato nei paragrafi precedenti, il periodo post-trapianto è<br />
particolarmente suscettibile all’<strong>in</strong>sorgenza di <strong>in</strong>fezioni causate dall’HSV, dal<br />
CMV e dall’EBV (stomatite erpetica, leucoplachia capelluta) o da funghi<br />
(Birek et al. 1989; Schubert et al. 1990b; Epste<strong>in</strong> et al. 1993; LeVeque et al.<br />
1994; Lloid et al. 1994; Chambers et al. 1995).<br />
Recrudescenze orali dell’HSV tendono ad <strong>in</strong>staurarsi nelle zone sottoposte a<br />
stress, come quelle esposte al sole o a traumi dentari. La comb<strong>in</strong>azione di<br />
traumi locali e l’immunosopressione del paziente affetto da c-GvHD<br />
possono predisporre alla riaccensione di focolai erpetici.<br />
Altre lesioni orali associate a c-GvHD <strong>orale</strong> sono il granuloma piogenico<br />
(Gehrke et al. 1986; Lee et al. 1994; Woo et al. 1996) e lo xantoma<br />
verruciforme (Allen et al. 1993); queste lesioni possono <strong>in</strong>sorgere<br />
spontaneamente e qu<strong>in</strong>di essere <strong>in</strong>dipendenti dalla patologia oppure, nel caso<br />
del granuloma piogenico, possono essere associate all’assunzione di<br />
ciclospor<strong>in</strong>a responsabile di un aumento del turn-over cellulare. Lo xantoma<br />
verruciforme sembra <strong>in</strong>sorgere, <strong>in</strong>vece, nelle zone traumatizzate.<br />
66
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Fibrosi e limitazioni di apertura della bocca si sono presentate nel 26-76%<br />
dei <strong>pazienti</strong> con e senza GvHD, anche se sembrano essere più pronunciate<br />
nei <strong>pazienti</strong> affetti da c-GvHD con aspetti sclerodermici. La fibrosi tissutale<br />
si traduce <strong>in</strong> una ridotta mobilità della l<strong>in</strong>gua con difficoltà all’alimentazione<br />
e all’articolazione della parola (Koc et al. 2002).<br />
Nei casi più gravi si assiste ad una riduzione dell’orifizio <strong>orale</strong>; una diagnosi<br />
precoce ed una tempestiva terapia possono tuttavia evitare il manifestarsi di<br />
tali complicanze.<br />
Istologicamente, i cambiamenti a carico delle mucose orali <strong>in</strong>cludono:<br />
atrofia epiteliale con formazione di corpi apoptotici, degenerazione idropica<br />
delle cellule basali ed <strong>in</strong>filtrato l<strong>in</strong>focitario il quale potrebbe essere scarso a<br />
causa della terapia immunosopressiva (Sale et al. 1981; Nakhleh et al. 1989;<br />
Hiroki et al. 1994). Queste modificazioni sono simili a quelle r<strong>in</strong>venute nelle<br />
lesioni lichenoidi.<br />
Le ghiandole salivari labiali, mettono <strong>in</strong> evidenza un <strong>in</strong>filtrato di l<strong>in</strong>fociti o<br />
di l<strong>in</strong>fociti e plasmacellule il quale <strong>in</strong>teressa la zona periduttale, <strong>in</strong>tralobulare<br />
o dei dotti escretori maggiori; il danno dei dotti escretori conduce a necrosi<br />
dell’epitelio duttale con possibile ostruzione, fibrosi e danno degli ac<strong>in</strong>i<br />
(Sale et al. 1981; Nakhleh et al. 1989; Hiroki et al. 1994).<br />
La necrosi epiteliale sia della mucosa che del dotto escretore è associata<br />
statisticamente ad un’elevata <strong>in</strong>cidenza di c-GvHD. Infiltrati <strong>in</strong>fiammatori,<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
oltre che a livello delle ghiandole salivari, sono stati r<strong>in</strong>venuti anche nella<br />
zona periduttale di altre ghiandole esocr<strong>in</strong>e come il pancreas e le ghiandole<br />
lacrimali (Sale et al. 1981).<br />
Il trattamento di lesioni atrofico-ulcerative severe a carico delle mucose orali<br />
non è risolto completamente tramite l’utilizzo di farmaci immunosopressori,<br />
anche se i s<strong>in</strong>tomi possono essere alleviati.<br />
La persistenza di dolore, lesioni lichenoidi ed ulcere può essere l’unico<br />
segno di c-GvHD <strong>in</strong> molti <strong>pazienti</strong>; il trattamento di tali manifestazioni è<br />
diretto prevalentemente al controllo del dolore, della xerostomia e al<br />
mantenimento della salute <strong>orale</strong>.<br />
In genere, l’utilizzo di preparati steroidei per uso topico come il fluoc<strong>in</strong>onide<br />
e il clobetasolo <strong>in</strong> gel, o soluzioni a base di desametasone o betametasone,<br />
sono di sostegno nel trattamento della c-GvHD <strong>orale</strong> così come nel<br />
trattamento del lichen planus <strong>orale</strong>.<br />
Comunque, la corretta applicazione di steroidi topici è impedita dalla<br />
mancanza di uno specifico veicolo che promuova la ritenzione del farmaco a<br />
livello delle mucose <strong>in</strong> modo da assicurarne un sufficiente assorbimento<br />
locale. Come l<strong>in</strong>ea generale, i gel sono utilizzati per lesioni localizzate, gli<br />
sciacqui per lesioni generalizzate e nei rari casi di lesioni molto estese è<br />
possibile ricorrere a <strong>in</strong>iezioni <strong>in</strong>tralesionali di trianc<strong>in</strong>olone.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
In alcuni casi si sono ottenuti buoni risultati anche con l’utilizzo di<br />
ciclospor<strong>in</strong>a topica sottoforma di sciacqui.<br />
Alcune fonti di ricerca stanno studiando un possibile utilizzo della terapia<br />
con PUVA (ps<strong>orale</strong>n-ultra-violet A) per le lesioni ulcerative <strong>in</strong>traorali<br />
persistenti.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
4. SCOPO DELLO STUDIO<br />
Lo scopo di questo studio è stato valutare l’<strong>in</strong>cidenza della GvHD cronica<br />
del cavo <strong>orale</strong> <strong>in</strong> seguito a trapianto allogenico di cellule stam<strong>in</strong>ali di tipo<br />
convenzionale e a regime di condizionamento ridotto.<br />
Lo studio si è <strong>in</strong>oltre proposto di descrivere le caratteristiche delle lesioni<br />
orali associate a GvHD, <strong>in</strong>dividuare le sedi maggiormente colpite, rilevare la<br />
s<strong>in</strong>tomatologia ad esse associate e registrare la presenza di xerostomia.<br />
Inf<strong>in</strong>e, si è <strong>in</strong>dagata l’associazione tra GvHD <strong>orale</strong> e GvHD localizzata <strong>in</strong><br />
altri distretti corporei (GvHD sistemica).<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
5. MATERIALI E METODI<br />
In questo studio prospettico sono stati arruolati tutti i <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a<br />
trapianto allogenico di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche, presso il Centro<br />
Trapianti “Luigi Marcora” dell’Ospedale Maggiore di Milano, nel periodo<br />
compreso tra il mese di gennaio 2000 e il mese di luglio 2004.<br />
Tutti i <strong>pazienti</strong> sono stati <strong>in</strong>viati per una valutazione odontoiatrica, prima e<br />
dopo le procedure per il trapianto, presso l’Unità di Patologia e Medic<strong>in</strong>a<br />
Orale del Dipartimento di Medic<strong>in</strong>a Chirurgia e Odontoiatria dell’Università<br />
degli Studi di Milano. Le visite sono state sempre effettuate da tre<br />
odontoiatri esperti <strong>in</strong> GvHD <strong>orale</strong> (FD - IM - CM).<br />
Nel periodo post-trapianto tutti i <strong>pazienti</strong> sono stati richiamati entro un anno<br />
dal trapianto a partire dal giorno +100.<br />
La visita pre-trapianto prevedeva:<br />
esame obiettivo delle mucose orali e valutazione cl<strong>in</strong>ica delle condizioni<br />
dento-parodontali;<br />
valutazione di ortopantomografia recente (eseguita da non più di un<br />
anno);<br />
rilevazione di eventuali s<strong>in</strong>tomi al cavo <strong>orale</strong>;<br />
formulazione di un piano di trattamento che doveva essere concluso entro<br />
15 giorni dall’<strong>in</strong>izio delle terapie di condizionamento. Tale piano di<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
trattamento prevedeva la riduzione della carica batterica <strong>in</strong>tra-<strong>orale</strong> e<br />
l’elim<strong>in</strong>azione di tutti i focolai <strong>in</strong>fettivi dento-parodontali potenzialmente<br />
dannosi durante la fase di immunosoppressione.<br />
La visita post-trapianto prevedeva:<br />
esame obiettivo delle mucose orali e valutazione cl<strong>in</strong>ica delle condizioni<br />
dento-parodontali;<br />
rilevazione di eventuali s<strong>in</strong>tomi al cavo <strong>orale</strong>;<br />
necessità di trattamenti odontoiatrici.<br />
L’attenzione nel corso di tale visita era pr<strong>in</strong>cipalmente focalizzata alle<br />
mucose orali al f<strong>in</strong>e di evidenziare:<br />
la presenza di alterazioni della mucosa <strong>orale</strong> compatibili con GvHD. In<br />
tutti i <strong>pazienti</strong> era prevista una biopsia <strong>in</strong>cisionale diagnostica che potesse<br />
fornire una diagnosi istopatologica di conferma.<br />
le caratteristiche delle lesioni orali associate a GvHD<br />
le sedi maggiormente colpite da GvHD<br />
i s<strong>in</strong>tomi associati a GvHD<br />
la xerostomia con l’impiego di un apposito questionario (Thomson et al.<br />
2000) (tabella 5.1).<br />
73
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Per ogni paziente è stata compilata un’apposita cartella (figura 5.2) nella<br />
quale sono state riportate, oltre agli aspetti precedentemente descritti,<br />
l’eventuale presenza di GvHD sistemica nonché la terapia locale e/o<br />
sistemica <strong>in</strong> atto.<br />
I <strong>pazienti</strong> arruolati sono stati suddivisi <strong>in</strong> due gruppi <strong>in</strong> base al tipo di<br />
trapianto:<br />
• Gruppo 1: <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto allogenico convenzionale;<br />
• Gruppo 2: <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto allogenico a regime di<br />
condizionamento ridotto o “m<strong>in</strong>i-trapianto”.<br />
L’analisi statistica dei risultati ha impiegato Fisher’s exact test.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
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6. RISULTATI<br />
In questo studio sono stati arruolati 104 <strong>pazienti</strong> (64 maschi e 40 femm<strong>in</strong>e)<br />
di età media pari a 45 anni (range: 18-67 anni) <strong>sottoposti</strong> a trapianto di<br />
cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche dal mese di gennaio 2000 al mese di luglio<br />
2004.<br />
Le caratteristiche dei 104 <strong>pazienti</strong> sono riassunte nella Tabella 6.1.<br />
Dei 104 <strong>pazienti</strong> considerati 59 (56,7%) hanno ricevuto un trapianto<br />
allogenico di tipo convenzionale e i rimanenti 45 <strong>pazienti</strong> (43,3%) un<br />
trapianto allogenico a regime di condizionamento ridotto.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Dei 104 <strong>pazienti</strong> arruolati, 32 (30,8%) hanno ricevuto la visita odontoiatrica<br />
post-trapianto presso l’Unità di Patologia e Medic<strong>in</strong>a Orale del Dipartimento<br />
di Medic<strong>in</strong>a Chirurgia e Odontoiatria dell’Università degli Studi di Milano;<br />
tale visita non è stato eseguita <strong>in</strong> 49 <strong>pazienti</strong> (47,1%) perché deceduti<br />
durante o subito dopo le procedure per il trapianto e <strong>in</strong> altri 23 <strong>pazienti</strong><br />
(22,1%) a causa del loro precario stato di salute o per motivi geografici<br />
(Figura 6.1).<br />
Figura 6.1 Pazienti arruolati nello studio<br />
Di questi 32 <strong>pazienti</strong>, 17 (3 femm<strong>in</strong>e e 14 maschi; età media: 34,4 anni,<br />
range: 20-54) hanno ricevuto un trapianto allogenico convenzionale e sono<br />
stati <strong>in</strong>seriti nel Gruppo 1, mentre 15 <strong>pazienti</strong> (2 femm<strong>in</strong>e e 13 maschi; età<br />
media: 49,9 anni, range: 44-57) sono stati <strong>sottoposti</strong> a m<strong>in</strong>i-trapianto<br />
(Gruppo 2) (Tabella 6.2a e 6.2b). I due gruppi sono risultati comparabili per<br />
78
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
sesso, patologia e terapia immunosoppressiva; <strong>in</strong>vece, l’età dei <strong>pazienti</strong><br />
<strong>sottoposti</strong> m<strong>in</strong>i-trapianto era maggiore di quella dei <strong>pazienti</strong> che avevano<br />
ricevuto un trapianto convenzionale <strong>in</strong> quanto, come già illustrato<br />
precedentemente, la tecnica del m<strong>in</strong>i-trapianto ha il vantaggio di poter essere<br />
utilizzata anche nei <strong>pazienti</strong> di età superiore ai 55 anni.<br />
I 32 <strong>pazienti</strong> sono stati visitati <strong>in</strong> un periodo compreso tra 100 giorni e 805<br />
giorni dal trapianto (media: 347,69); 20 <strong>pazienti</strong> sono stati visitati entro un<br />
anno dal trapianto (range: 100-362) e i rimanenti 12 <strong>pazienti</strong> entro 2,2 anni<br />
(range: 378-805).<br />
79
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
L’<strong>in</strong>cidenza complessiva di GvHD <strong>orale</strong> nei 32 <strong>pazienti</strong> nel periodo di tempo<br />
considerato (Gennaio 2000 – Luglio 2004) è pari al 75% (24/32).<br />
In 22 <strong>pazienti</strong> (68.7%) è stata effettuata una biopsia <strong>in</strong>cisionale del cavo<br />
<strong>orale</strong> che ha confermato la diagnosi cl<strong>in</strong>ica di GvHD. Nei rimanenti 10<br />
<strong>pazienti</strong> (31,3%) tale procedura diagnostica non è stata eseguita per rifiuto<br />
del paziente o per le condizioni di salute scadenti.<br />
81
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Dei 17 <strong>pazienti</strong> che hanno ricevuto il trapianto convenzionale (Gruppo 1),<br />
10 (58,8%) hanno sviluppato GvHD; nei rimanenti 7 <strong>pazienti</strong> (41,2%) non<br />
sono state rilevate lesioni al cavo <strong>orale</strong>.<br />
Dei 15 <strong>pazienti</strong> che hanno ricevuto il m<strong>in</strong>i-trapianto, 14 (93,3%) hanno<br />
sviluppato GvHD; solo 1 paziente (6,7%) non ha manifestato lesioni al cavo<br />
<strong>orale</strong> (Figura 6.2). Da questi dati si ev<strong>in</strong>ce che l’<strong>in</strong>cidenza della GvHD <strong>orale</strong><br />
è maggiore nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a m<strong>in</strong>i-trapianto rispetto a quelli che<br />
ricevono un trapianto convenzionale; tale differenza è statisticamente<br />
significativa (p = 0.0411 Fisher’s exact test).<br />
Figura 6.2 Incidenza della GvHD <strong>orale</strong> nel Gruppo 1 (trapianto<br />
convenzionale) e nel Gruppo 2 (m<strong>in</strong>i-trapianto).<br />
82
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Dall’analisi della distribuzione delle lesioni di GvHD <strong>orale</strong> (Tabella 6.3 e<br />
Figura 6.3), è emerso che le sedi colpite da tale patologia sono, <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e di<br />
frequenza, la mucosa geniena (91,7%), la l<strong>in</strong>gua (54,2%), le mucose labiali<br />
(41,7%), il palato (25%), la gengiva propria (25%) e il pavimento <strong>orale</strong><br />
(8.33%).<br />
Non si sono osservate differenze significative relative alla sede delle lesioni<br />
nei due gruppi di <strong>pazienti</strong> (Figura 6.4).<br />
83
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Figura 6.3 Sedi colpite dalla GvHD <strong>orale</strong>.<br />
Figura 6.4 Sedi della GvHD <strong>orale</strong> nel Gruppo 1 e nel Gruppo 2.<br />
Relativamente alle caratteristiche delle lesioni associate a GvHD <strong>orale</strong><br />
(Tabella 6.4 e Figura 6.5) è emerso che 23 <strong>pazienti</strong> (95,8%) hanno<br />
sviluppato lesioni lichenoidi, 5 (20,8%) lesioni ulcerative, 9 (37,5%) lesioni<br />
84
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
eritematose e 9 (37,5%) lesioni a placca. Non si sono osservate differenze<br />
significative tra i due gruppi di <strong>pazienti</strong> (Figura 6.6).<br />
Tabella 6.4 Caratteristiche delle lesioni associate a GvHD <strong>orale</strong> nel<br />
Gruppo 1 e nel Gruppo 2.<br />
Figura 6.5 Caratteristiche delle lesioni associate a GvHD.<br />
85
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Figura 6.6 Caratteristiche delle lesioni associate a GvHD nel Gruppo 1 e<br />
nel Gruppo 2.<br />
Si sono identificate due forme di GvHD <strong>orale</strong> <strong>in</strong> relazione all’aspetto delle<br />
lesioni: GvHD eritemato-ulcerativa (forma rossa) e GvHD lichenoide-a<br />
placca (forma bianca). I risultati hanno evidenziato una maggiore <strong>in</strong>cidenza<br />
della forma bianca rispetto alla rossa e l’assenza di differenze statisticamente<br />
significative tra i due gruppi (p = 1; Fischer exact test) (Tabella 6.5 e Figura<br />
6.7).<br />
Tabella 6.5 Aspetti cl<strong>in</strong>ici della GvHD <strong>orale</strong> nei due gruppi di <strong>pazienti</strong>.<br />
86
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Figura 6.7 Aspetti cl<strong>in</strong>ici della GvHD <strong>orale</strong> nei due gruppi di <strong>pazienti</strong>.<br />
Dei 24 <strong>pazienti</strong> che hanno sviluppato GvHD <strong>orale</strong>, 12 (50%) erano<br />
s<strong>in</strong>tomatici e 12 (50%) non presentavano alcun s<strong>in</strong>tomo. In 6 (60%) dei 10<br />
<strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto convenzionale e <strong>in</strong> 6 (42,8%) dei 14 <strong>pazienti</strong><br />
<strong>sottoposti</strong> a m<strong>in</strong>i-trapianto, la GvHD era s<strong>in</strong>tomatica (Tabella 6.6). Da questi<br />
dati si evidenzia che i s<strong>in</strong>tomi associati a GvHD <strong>orale</strong> sono più frequenti nei<br />
<strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto convenzionale rispetto a quelli <strong>sottoposti</strong> a<br />
m<strong>in</strong>i-trapianto, anche se tali risultati non sono statisticamente significativi<br />
(p= 0,6; Fischer exact test).<br />
Tabella 6.6 S<strong>in</strong>tomatologia asoociata a GvHD <strong>orale</strong> nei due gruppi di<br />
<strong>pazienti</strong>.<br />
87
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Dei 12 <strong>pazienti</strong> s<strong>in</strong>tomatici 6 (50%) presentavano xerostomia, 6 (50%)<br />
dolore/bruciore (Figura 6.8).<br />
Il s<strong>in</strong>tomo xerostomia è stato riferito da 3 <strong>pazienti</strong> (3/10, 30%) del Gruppo 1<br />
e da 3 (3/14, 21,42%) <strong>pazienti</strong> del Gruppo 2. Il questionario relativo alla<br />
xerostomia è stato compilato <strong>in</strong> 19 <strong>pazienti</strong> (79,1%), ma non è stato possibile<br />
rilevare differenze sulla severità della xerostomia.<br />
Dolore/bruciore sono stati riferiti da 3 <strong>pazienti</strong> (3/10, 30%) del Gruppo 1 e<br />
da 3 (3/14, 21,42%) <strong>pazienti</strong> del Gruppo 2. L’<strong>in</strong>tensità del dolore, che<br />
doveva essere rilevata per mezzo della scala VAS, non è stata valutata <strong>in</strong><br />
nessun paziente.<br />
Figura 6.8 S<strong>in</strong>tomatologia riferita dai <strong>pazienti</strong> affetti da GvHD <strong>orale</strong>.<br />
88
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
Dei 24 <strong>pazienti</strong> affetti da GvHD, 15 (62,5%) presentavano anche<br />
manifestazioni sistemiche, mentre <strong>in</strong> 9 <strong>pazienti</strong> (37,5%) il cavo <strong>orale</strong> era<br />
l’unica sede <strong>in</strong>teressata.<br />
In particolare, 3 <strong>pazienti</strong> (30%) del Gruppo 1 e 12 <strong>pazienti</strong> (85,7%) del<br />
Gruppo 2 hanno manifestato GvHD sistemica (Figura 6.9). Tali risultati<br />
sono statisticamente significativi (p= 0.00104 Fisher’s exact test).<br />
Figura 6.9 GvHD sistemica nei <strong>pazienti</strong> del Gruppo 1 e del Gruppo 2.<br />
Dei 15 <strong>pazienti</strong> con manifestazioni sistemiche, 8 (53,4%) avevano<br />
localizzazioni esclusivamente cutanee e 2 (13,3%) esclusivamente epatiche;<br />
i rimanenti 5 <strong>pazienti</strong> (33,3%) presentavano: alterazioni ematologiche,<br />
<strong>in</strong>teressamento cutaneo ed epatico, cutaneo-epatico-mucoso, entero-epatico,<br />
cutaneo-entero-epatico.<br />
89
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
7. DISCUSSIONE<br />
Negli ultimi anni, la ricerca nel campo dell’ematologia ha cercato di<br />
migliorare le tecniche e le procedure del trapianto di cellule stam<strong>in</strong>ali<br />
ematopoietiche al f<strong>in</strong>e di prevenire le numerose complicanze che<br />
contribuiscono ad aumentare la morbilità e la mortalità nei <strong>pazienti</strong><br />
<strong>sottoposti</strong> a questa procedura.<br />
Per tale motivo una nuova concezione di trapianto si è fatta strada: il<br />
trapianto allogenico di cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche a regime di<br />
condizionamento ridotto o m<strong>in</strong>i-trapianto (Slav<strong>in</strong> et al. 1998).<br />
L’<strong>in</strong>novazione di questo tipo di trapianto consiste nell’utilizzare basse dosi<br />
di terapia di condizionamento al f<strong>in</strong>e di ridurre le complicanze legate ai<br />
farmaci utilizzati nel regime di condizionamento nonché permettere ai<br />
<strong>pazienti</strong> con più di 55 anni di essere <strong>sottoposti</strong> al trapianto stesso (Slav<strong>in</strong> et<br />
al. 1998).<br />
Nonostante numerosi sforzi siano stati fatti al f<strong>in</strong>e di ridurre o trattare le<br />
complicanze, a breve e a lungo term<strong>in</strong>e, correlate al trapianto di cellule<br />
stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche, la Graft <strong>versus</strong> Host Disease (GvHD) rimane<br />
tuttora la complicanza a lungo term<strong>in</strong>e più grave, associata ad elevati tassi di<br />
morbilità e mortalità (Aschan et al. 1994; Nakamura et al. 1996). Questa<br />
complicanza colpisce circa il 20-50% dei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a trapianto<br />
90
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
allogenico di cellule stam<strong>in</strong>ali sebbene siano numerosi i protocolli di<br />
profilassi proposti negli ultimi anni.<br />
La forma <strong>orale</strong> di GvHD è presente nel 80-100% dei <strong>pazienti</strong> affetti da<br />
GvHD sistemica. Nella maggior parte dei casi le lesioni orali rappresentano<br />
la prima o addirittura l’unica manifestazione di GvHD cronica (Denarosi et<br />
al. 2002). Nel presente studio si è valutata, <strong>in</strong> particolare, la forma cronica di<br />
GvHD <strong>orale</strong>; <strong>in</strong>fatti, i <strong>pazienti</strong> arruolati sono stati visitati <strong>in</strong> un periodo di<br />
tempo compreso tra 100 e 805 giorni dal trapianto (media: 347,69)<br />
(Eggleston et al. 1998). I risultati sono il l<strong>in</strong>ea con i dati presenti <strong>in</strong><br />
letteratura con un’<strong>in</strong>cidenza, nel periodo considerato, pari al 75%.<br />
Dal confronto delle caratteristiche della GvHD <strong>orale</strong> nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a<br />
trapianto convenzionale e a regime di condizionamento ridotto sono emerse<br />
numerose differenze.<br />
Innanzitutto, l’<strong>in</strong>cidenza è statisticamente maggiore nei <strong>pazienti</strong> che hanno<br />
ricevuto un m<strong>in</strong>i-trapianto (93,3%) rispetto a quelli che hanno ricevuto un<br />
trapianto convenzionale (58,8%). Attualmente, non esistono <strong>in</strong> letteratura<br />
dati relativi all’<strong>in</strong>cidenza della GvHD <strong>orale</strong> nei <strong>pazienti</strong> <strong>sottoposti</strong> a<br />
trapianto a regime di condizionamento ridotto; i dati di questo studio si<br />
riferiscono ad un numero di <strong>pazienti</strong> non particolarmente elevato, ma sono<br />
certamente <strong>in</strong>dicativi e meritano un ulteriore approfondimento. Una<br />
possibile spiegazione della maggior <strong>in</strong>cidenza della GvHD <strong>orale</strong> nei <strong>pazienti</strong><br />
91
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
<strong>sottoposti</strong> a m<strong>in</strong>i-trapianto potrebbe risiedere nel fatto che questo tipo di<br />
trapianto, avvalendosi dell’effetto Graft-<strong>versus</strong>-Leukemia, prevede<br />
l’<strong>in</strong>fusione, <strong>in</strong>sieme alle cellule stam<strong>in</strong>ali ematopoietiche, di l<strong>in</strong>fociti T<br />
immunocompetenti del donatore (Slav<strong>in</strong> et al. 1998); potrebbero essere<br />
proprio questi l<strong>in</strong>fociti i pr<strong>in</strong>cipali responsabili dell’<strong>in</strong>sorgenza della GvHD<br />
<strong>orale</strong> (Slav<strong>in</strong> et al. 1998).<br />
Le sedi colpite più frequentemente sono, <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e di frequenza, le mucose<br />
geniene, la l<strong>in</strong>gua e le gengive proprie (Eggleston et al. 1998). Nel presente<br />
studio l’esame obiettivo delle mucose orali, eseguito <strong>in</strong> occasione della visita<br />
odontoiatrica successiva al trapianto, ha evidenzato lesioni imputabili a c-<br />
GvHD localizzate prevalentemente alle mucose geniene (91,7%), alla l<strong>in</strong>gua<br />
(54,2%) e alle mucose labiali (41,7%), confermando i dati presenti <strong>in</strong><br />
letteratura; meno frequenti le localizzazioni <strong>in</strong> altri altri distretti del cavo<br />
<strong>orale</strong>. Comunque, <strong>in</strong> contrasto con i dati presenti <strong>in</strong> letteratura, nel 25% dei<br />
casi lesioni di GvHD sono state rilevate <strong>in</strong> corrispondenza della gengiva<br />
propria (Eggleston et al. 1998).<br />
Relativamente alla tipologia delle lesioni, (Woo et al. 1997; Eggleston et al.<br />
1998) le lesioni da c-GvHD si manifestono pr<strong>in</strong>cipalmente come strie<br />
bianche di aspetto reticolare simili alle strie di Wickham del lichen planus<br />
<strong>orale</strong> e dette, pertanto, lesioni o strie lichenoidi. Altre lesioni descritte<br />
associate alla c-GvHD sono eritema, erosioni, ulcere e lesioni a placca; le<br />
92
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
erosioni e le ulcere sarebbero associate alle forme più severe di c-GvHD<br />
(Slav<strong>in</strong> et al. 1998). In questo studio si sono confermati i dati della<br />
letteratura con una prevalenza delle lesioni lichenoidi (95,8%) seguite da<br />
lesioni eritematose (37,5%), lesioni a placca (37,5%) e lesioni erosive<br />
(20,8%).<br />
È stato riportato come la c-GvHD <strong>orale</strong> sia spesso associata a dolore, che<br />
talvolta può rappresentare il primo s<strong>in</strong>tomo, e a xerostomia la quale può<br />
<strong>in</strong>terferire notevolmente con l’alimentazione e l’igiene <strong>orale</strong>. La presenza di<br />
xerostomia è stata riscontrata <strong>in</strong> circa il 50% dei <strong>pazienti</strong> affetti da c-GvHD<br />
(Schubert et al. 1984; Hiroki et al. 1994); studi che hanno <strong>in</strong>dagato eventuali<br />
modificazioni del flusso salivare, hanno evidenziato una riduzione del flusso<br />
stimolato <strong>in</strong> circa il 40-60% dei <strong>pazienti</strong> con c-GVHD (Heimdahl et al.<br />
1985; Hiroki et al. 1994). E stato ipotizzato che la xerostomia derivi da<br />
alterazioni delle ghiandole salivari sostenute da disfunzioni immunologiche;<br />
<strong>in</strong>fatti, nelle ghiandole salivari possono essere presenti <strong>in</strong>filtrati l<strong>in</strong>focitari<br />
simili a quelli riscontrati nella s<strong>in</strong>drome di Sjögren (Gratwohl et al. 1977;<br />
Koc et al. 2002).<br />
In merito alla s<strong>in</strong>tomatologia riferita dai <strong>pazienti</strong> facenti parte dello studio, il<br />
50% ha riferito s<strong>in</strong>tomi correlabili alle lesioni orali da GvHD, mentre il<br />
restante 50% non ha riferito alcun s<strong>in</strong>tomo. La metà (50%) dei <strong>pazienti</strong> con<br />
s<strong>in</strong>tomatologia ha riferito xerostomia e l’altra metà (50%) dolore o bruciore.<br />
93
GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
I dati sopra esposti discordano da quelli riportati <strong>in</strong> letteratura; <strong>in</strong>fatti, la<br />
maggior parte degli studi che ha <strong>in</strong>dagato la s<strong>in</strong>tomatologia associata a c-<br />
GvHD riporta che il dolore e il bruciore associati alle lesioni orali da c-<br />
GvHD sono presenti nel 56% dei <strong>pazienti</strong> (Barrett 1987); l’<strong>in</strong>cidenza di<br />
xerostomia riportata è pari al 50% (Peterson 1992; Hiroki et al. 1994).<br />
Concludendo, la GvHD rappresenta, senza dubbio, un’importante<br />
complicanza cronica a lungo term<strong>in</strong>e non solo del trap<strong>in</strong>to allo genico<br />
convenzionale, ma anche del trapianto a regime di condizionamento ridotto.<br />
L’odontoiatra, avendo la possibilità di visitare il cavo <strong>orale</strong> dei <strong>pazienti</strong> a<br />
distanza di mesi o anni dal trapianto può, tramite un’accurata ispezione delle<br />
mucose orali, riscontrare la presenza di lesioni correlabili a GvHD ed avere,<br />
di conseguenza, un ruolo di primaria importanza nella diagnosi precoce di<br />
questa condizione. Effettuare una diagnosi precoce di c-GvHD <strong>orale</strong><br />
significa, come precedentemente illustrato, <strong>in</strong>tercettare nelle fasi <strong>in</strong>iziali una<br />
condizione sistemica le cui conseguenze possono seriamente <strong>in</strong>cidere sulla<br />
salute e sulla qualità di vita del paziente.<br />
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GvHD ORALE IN PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI A REGIME RIDOTTO E CONVENZIONALE<br />
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