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Melchiorre Cesarotti e le trasformazioni del paesaggio ... - OpenstarTs

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diventar vassallo di questo nuovo Suzerain. Senza avere la rarità <strong>del</strong>l’emulazione<br />

io godrò di poter profittare e <strong>del</strong> vostro esempio, e <strong>del</strong>la vostra ricchezza. Il grosso<br />

Danie<strong>le</strong> avrà l’incombenza di venir da voi ad imparare e a rubare». 76<br />

Si deve inoltre tenere presente che la creazione avviene negli stessi anni <strong>del</strong><br />

dibattito sul nuovo gusto paesaggistico, di cui <strong>Cesarotti</strong> è il promotore. Si può<br />

quindi anche tentare di vedere se esista un <strong>le</strong>game tra i concetti espressi a livello<br />

teorico dal <strong>le</strong>tterato e la loro attuazione pratica.<br />

Ricerche di archivio attestano che <strong>Cesarotti</strong> nel 1805 possiede a Selvazzano<br />

comp<strong>le</strong>ssivamente 65 campi (circa 25 ettari di terreno), di cui cinque (circa due ettari)<br />

tenuti a «prativo con brolo», intorno alla casa. 77 uest’ultimo dato documenta<br />

quindi che lo spazio destinato a giardino era piuttosto limitato, attestazione che<br />

emerge, come si vedrà poi, anche nel<strong>le</strong> Memorie di Barbieri. Già nel 1830, il giardino<br />

è in rovina 78 e tutto il comp<strong>le</strong>sso, secondo una testimonianza <strong>del</strong> 1876, 79 risulta radicalmente<br />

modificato; oggi rimane la villa (in precedenza di proprietà Fabris, ora<br />

<strong>del</strong>l’Associazione Naziona<strong>le</strong> Comuni Italiani), mentre il luogo <strong>del</strong>l’antico giardino<br />

ha per contesto una lottizzazione residenzia<strong>le</strong>. Avendo a disposizione per il momento,<br />

come fonti iconografiche <strong>del</strong>l’epoca, esclusivamente il catasto napo<strong>le</strong>onico<br />

<strong>del</strong> 1808 (che mostra la situazione alla morte <strong>del</strong> <strong>le</strong>tterato), un tentativo di <strong>le</strong>ttura<br />

<strong>del</strong>la creazione di <strong>Cesarotti</strong> può avvenire solo analizzando documenti scritti di vario<br />

genere: su un ta<strong>le</strong> presupposto si basa la ricostruzione che segue.<br />

La <strong>le</strong>ttera inviata da <strong>Cesarotti</strong> il 23 novembre 1796 a Tommaso Olivi, testimonia<br />

la difficoltà incontrata dall’abate padovano nella realizzazione <strong>del</strong> suo primo<br />

progetto a causa di un confinante:<br />

ualche disgusto che ebbi dal proprietario <strong>del</strong> campo posto dinanzi al casino m’indusse<br />

a rinunziare alla fittanza. Ciò venne a scomporre il primo piano: addio ingresso sulla<br />

strada maestra, addio via<strong>le</strong> d’ingresso, addio soprattutto, stradoncino lugubre, boschetti<br />

e prospettive che io vagheggiava cotanto. Così parrebbe a prima vista; ma il fatto sta che<br />

questo disordine portò un ordine. Tutte <strong>le</strong> mie idee possono eseguirsi, e sono già pressoché<br />

affatto eseguite molto meglio nel mio brolo e nei campi miei. Io sono obbligato di<br />

cuore alla malagrazia di un nostro Aristocratico che diede luogo a questo felice ripiego.<br />

[...] Mi sono sempre ricordato il vostro detto che quel ritiro funebre non aveva la fisionomia<br />

de’ miei disegni. Spero ora d’averla espressa a dovere, ed esulto. 80<br />

76 Ivi, p. 61.<br />

77 Cfr. C. Grandis, Frammenti d’archivio per <strong>Cesarotti</strong>, «Padova e il suo territorio», CXXXV (2008),<br />

pp. 20-23.<br />

78 Cfr. A. BoCChi, Alcuni giorni ai colli Euganei, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1830, p. 122.<br />

79 Cfr. quanto sostiene l’abate Francesco Sartori nella sua prefazione alla riedizione <strong>del</strong>l’opera<br />

di G. Barbieri, Selvaggiano od iscrizioni e abbellimenti <strong>le</strong>tterari collocati nella villa <strong>del</strong>l’ab. <strong>Cesarotti</strong> ora<br />

proprietà <strong>del</strong> nobi<strong>le</strong> Signor Gio. Battista dott. Valvassori di Padova, Padova, Tipografia <strong>del</strong> Seminario,<br />

1876, pp. 7-8.<br />

80 M. <strong>Cesarotti</strong>, Dell’Epistolario, in Opere, cit., t. IV, 12, pp. 18-19.<br />

76

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