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@ Fr i u l i newsPAPER w w w. f r i u l i n e w s . i t 42 Sport LA CADUTA DI ARMSTRONG QUANDO IL DOPING TOGLIE GLORIA, TITOLI E DIGNITÀ Ciclismo e doping, un legame difficile da spezzare. Sono sempre più numerosi i casi che la World Anti-Doping Agency (Wada) denuncia ogni anno e che colpiscono al cuore il mondo delle due ruote. L’ultimo caso eclatante riguarda Lance Armstrong, uno dei corridori più apprezzati - e più vincenti - degli anni Duemila. Il caso. Qualche giorno fa il suo nome è tornato d’attualità perchè l’Unione ciclistica internazionale (Uci) ha ratificato la decisione dell’Usada togliendo i sette Tour de France conquistati dal texano dal 1999 al 2005. Inesorabile caduta di un “dio” del pedale, che negli anni Novanta aveva commosso il mondo per la tenacia e la forza dimostrate nella lotta al cancro (in quest’oc - casione Lance ha creato la L.A. Foundation, simboleggiata dal braccialetto giallo Livestrong). Ma lo scorso agosto è arrivata la “doccia fredda”: l’Usada ha squalificato a vita il campione statunitense per aver fatto sistematico uso di sostanze dopanti, quali Eritropoietina (Epo), Testosterone e Corticosteroidi. Armstrong ha deciso di non difendersi dalle accuse e nel giro di due mesi si è visto revocare i titoli ed è stato travolto da critiche feroci e commenti pesantissimi. É la fine di un’era, o meglio di una carriera che dalla luce è passata nell’ombra in pochi secondi. Ma questo purtroppo non sarà l’ultimo caso. Le sostanze.L’Epo è ancor oggi la principale minaccia, o “tentazione”, degli sportivi. Come riportato da una ricerca condotta dal professor Francesco Furlanello, uno dei massimi esperti europei nello studio delle aritmie cardiache, l’Epo rappresenta la più diffusa sostanza di “doping ematico” alternativo alle precedenti procedure di emotrasfusione autologa ed eterologa. L’obiettivo del doping ematico in generale consiste nell’in - crementare la disponibilità di ossigeno tessutale attraverso l’aumento della sua concentrazione nel sangue arterioso, raggiunto con l’Epo con l’au - mento dei livelli di emoglobina e della massa eritrocitaria. Ciò attraverso un’azione specifica e come fattore di crescenza sui precursori della serie eritroide del midollo (dei quali regola anche l’apoptosi) in base a stimoli fisiologici legati ai fabbisogni di ossigeno espletati soprattutto a livello delle cellule interstiziali peritubolari renali ed epatica. Sono moltissimi i rischi per la salute: dall’elevato rischio tromboembolico, all’ipertensione arteriosa, all’infarto del miocardio , all’ictus. Gli steroidi anabolizzanti, invece, sono sintetici del testosterone modificato privilegiando l’e f fe t t o L’annuncio di Christian Preud’homme, direttore del Tour de France, su Armstrong Lance Armstrong è nato a Plano (Usa) il 18 settembre ‘71 anabolico rispetto all’azione androgenica. L’obiettivo del doping ematico in generale consiste nell’incrementare la disponibilità di ossigeno tissutale attraverso l’aumento della sua concentrazione nel sangue arterioso, raggiunto con l’EPO con l’aumento dei livelli di emoglobina e della massa eritrocitaria. Ciò attraverso un’azione specifica e come fattore di crescenza sui precursori della serie eritroide del midollo, (dei quali regola anche l’apoptosi) in base a stimoli fisiologici legati ai fabbisogni di ossigeno espletati soprattutto a livello delle cellule interstiziali peritubolari renali ed epatica. Sono frequenti e molto diversificati i problemi al cuore che possono causare tali sostante, dalle aritmie, alla cardioipertrofia, all’iperten - sione arteriosa. E i problemi possono sorgere anche a distanza di molti anni dall’assun - zione. Barbara Castellini
www.friulinews.it Fr i u l i newsPA P E R Sport 43 @ ATLETI CON DNA MODIFICATO ECCO I NUOVI CASI DI DOPING LA WADA HA LANCIATO L’ALLARME, MA I CONTROLLI RIMANGONO DIFFICILI Il doping sfida i laboratori medici. C’è una nuova frontiera di doping, quello cosiddetto “genetico”, che non si limita all’assunzione di sostanze per migliorare la prestazione sportiva, ma consiste nella modificazione dei geni per alterare il Dna dell’atleta. Lo sportivo, dunque, diventa più simile a un cyborg che a un essere umano, in grado di compiere performance “studiate a tavolino” e impossibili da contrastare da atleti per così dire “normali”. Un abominio, che ogni anno però muove cifre colossali. Londra 2012. Si è cominciato a parlare di doping genetico nel 2007, ma il caso più eclatante - anche se non confermato - si è verificato in occasione delle Olimpiadi di Londra. A destare più di qualche sospetto è stata, infatti, la nuotatrice cinese Shiwen Ye, che a soli 16 anni ha vinto la medaglia d’oro nei 400 misti. Ma non è la giovane età ad aver fatto gridare allo scandalo quanto il tempo messo a segno dalla cinese: 4’28”43, nuovo record mondiale, e in particolare l’ultima frazione di 50 La nuotatrice cinese Shiwen Ye finita nell’occhio del ciclone (Ansa) metri percorsa in 28”93, ovvero 0”17 in meno rispetto allo statunitense Ryan Lochte impegnato nella prova maschile. Un risultato estremamente sorprendente. Un risultato disumano. Un risultato sul quale tutto il mondo si è interrogato. Situazione. Per il genetista Giuseppe Novelli, dell’Università di Roma Tor Vergata non è da escludere che presto il nuovo motto delle Olimpiadi possa diventare: «L’importante è partecipare, ma col proprio Dna». Per l’esperto «ha senso preoccuparsi del fatto che tecnologie del Dna potrebbero essere usate per migliorare le performance atletiche». Tanto che la World Anti-Doping Agency (Wada) ha già elaborato una definizione di doping genetico, come «uso non terapeutico di cellule, geni o di sistemi per l’espressione di geni». Rimane, comunque, «difficile scoprire il doping genetico con i metodi antidoping disponibili oggi e distinguere un gene artificiale da uno naturale», ha osservato. Con il suo gruppo, Novelli ha la- RICERCA A TRIESTE L’ICGEB HA UNA SEDE ANCHE NELLA NOSTRA REGIONE TRA GLI AMBITI DI STUDIO FIGURA IL DOPING GENETICO Anche la nostra regione è in prima linea per la lotta al doping genetico. Il centro di ricerca internazionale “International Centre for genetic engineering and biotechnology” (Ic - geb), infatti, ha una sede a Trieste specializzata proprio sullo studio dei geni modificati nello sport. «Nelle nostre ricerche in terapia genica cardiovascolare - spiega Mauro Giacca, direttore dell’Icgeb a Trieste - sviluppiamo vettori virali che introducono nei pazienti geni in grado di indurre la formazione di nuovi vasi sanguigni e la rigenerazione del cuore. É quindi nostro compito individuare i geni più adatti a questi scopi, riuscirli a identificare e isolare dal resto del genoma, saperli introdurre nell’organismo mediante vettori e monitorare il comportamento di tali vettori all’interno degli organi trattati». Da queste premesse nasce l’accordo appena raggiunto con la World Anti-Doping Agency. La commissione scientifica del Wada vorato a uno dei primi test di questo tipo: «Abbiamo sviluppato un metodo anti-doping genetico studiando variazioni geni basate sull’espressione dell’Rna. Queste segnalano un’anomalia dovuta a fattori chimici o genetici». Speriment azione. Esperimenti condotti in topi e scimmie negli ultimi anni hanno dimostrato che si può stimolare la produzione di eritropietina, la sostanza che aiuta a ossigenare il sangue. Ricercatori americani hanno bloccato la proteina che frena lo sviluppo dei muscoli (la miostatina), ottenendo topi capaci di salire le scale con dei pesi attaccati alla coda, e sono stati inondati da richieste di atleti specializzati nel sollevamento pesi. Un’altra possibilità è che si impari a riconoscere alcune mutazioni naturali, come quella del gene Actn3, che produce una proteina dei muscoli chiamata alfa actinina 3. É una mutazione spontanea che avviene soprattutto nelle femmine (assente nel 18% dei maschi bianchi) e che le rende più resistenti. Barca ha concesso pertanto all’Icgeb un finanziamento di 430mila dollari per una ricerca che fornisca metodiche “anti-doping genico” di facile applicazione e a basso costo. «Spero - conclude Giacca - che riusciremo a identificare in tempi brevi i “markers”, cioè quelle proteine o altre sostanze che evidenziano la presenza di vettori nell’or - ganismo e quindi l’utilizzo di “doping genico”. Potremo così, con un semplice esame del sangue o delle urine, smascherare gli impostori dello sport».
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