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HAPPY HOUR - La Repubblica

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dappertutto. Ma quale infarto? Una mattanza, uno splatter<br />

iperviolento, un’esagerazione; un massacro, con giusto qualche<br />

profilo mistico. Il cadavere, infatti, era stato ritrovato<br />

all’interno di una libreria di articoli sacri. Lo dissi al tipo del<br />

telefono ma quale infarto, scusa?, e quello rispose scherzavo,<br />

dottore, ma non so se era vero.<br />

Era buio al momento del nostro ingresso. Caliginosi cervelli<br />

in panne tra lampadine fulminate. Nessun riflettore sui<br />

nostri primi passi all’interno del teatro. Un palcoscenico<br />

prima dell’apertura del sipario. Lo stesso vapore da debutto.<br />

Entrando, ci si accorgeva che nella stanza c’era gente solo dall’odore<br />

dall’aria, e ad aver un buon naso.<br />

Naso e occhi da gufo, per cominciare.<br />

<strong>La</strong> città intanto si metteva in movimento con qualche bicicletta.<br />

Poche soltanto perché pioveva. Nel quasi buio.<br />

Saranno state le 9.10, almeno credo. Il negozio insisteva su<br />

una strada non aperta al traffico, ma c’erano un paio di vetture<br />

parcheggiate in divieto di sosta proprio davanti. Una strada<br />

centrale a tavelle lisce e riflettenti come strass: su un lato,<br />

a destra della libreria, una farmacia, a sinistra il grande portone<br />

che apriva sulla Curia vescovile. Avanzi di cappuccini<br />

oleosi nell’aria. All’interno della libreria, i caramba e il medico<br />

legale si muovevano come astronauti senza ossigeno, lesinando<br />

sui passi. Il corpo della vittima era quasi del tutto<br />

nascosto dal bancone per la vendita e, sul pavimento, dal<br />

punto in cui sbucava la testa, si allargava una macchia di sangue<br />

ampia come il mantello di Superman in volo. Trentotto<br />

coltellate inferte per lo più al busto, avremmo stabilito subito<br />

dopo, alle braccia e al volto, e forse, magari, anche un<br />

sopraggiunto infarto. Chissà se lo avrebbe confermato il<br />

medico, in omaggio al disarmante intuito dell’Arma. <strong>La</strong> dottoressa,<br />

il medico legale, era una giovane donna la cui colonna<br />

vertebrale ricordava vagamente un bisturi, e continuava a<br />

toccarsi la fronte con i guanti – poverino su e poverino giù –<br />

mentre, china, i capelli le ricadevano sul viso come la paglia<br />

di uno scopino nuovo.<br />

Una fiction, tutta plastica e effetti speciali, finché un carabiniere<br />

non mise il piede nel sangue. Squassò la forma perfet-<br />

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