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HAPPY HOUR - La Repubblica

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la scatola cranica come un prato; verdi, verdi i fragili bulbi, di<br />

un verde bandiera che sulla punta diventava fosforescente, e<br />

una piccola farfalla viola tatuata sulla nuca. Dissero che, per<br />

tutto il tempo, aveva tenuto le dita dietro la schiena, con le<br />

scapole a sporgere aguzze, due gote concave e fucsia da bambola<br />

di porcellana, e la farfalla tatuata in agitazione. Primo<br />

piano: un sorriso in playback sopra i denti, destinato all’interlocutore.<br />

Il verbale era lungo quattro pagine.<br />

Quando leggemmo i verbali eravamo ancora tutti disciolti<br />

nella penombra acida della libreria, e di diverso, rispetto al<br />

nostro arrivo sul posto, c’era soltanto il cadavere, successivamente<br />

coperto con un lenzuolo e tolto agli occhi. Eppure,<br />

erano trascorse alcune ore. Ci muovevamo come pesci di<br />

notte in un acquario. Eravamo più caldi e più lenti. Stupidi<br />

anche noi investigatori.<br />

<strong>La</strong> strada invece si era totalmente rinnovata. Imbellettata<br />

come una ballerina. Anche Ietta era venuto fuori a guardare<br />

coloro che eseguivano i suoi ordini, intervistando i passanti,<br />

senza microfono. Adesso, in strada, dopo la pioggia, erano<br />

spuntati banchetti di oggetti etnici proprio sul marciapiede di<br />

fronte, davanti ai nostri occhi da pipistrello; gattoni di caucciù<br />

acciambellati, giraffe con il collo di tek, batik stesi su teloni<br />

di plastica trasparente.<br />

“Hai visto i negretti, dimmi, hai visto? Ieri da quelli abbiamo<br />

preso una bella commedia americana appena uscita in<br />

sala. Non mi ricordo il titolo del tarocco, c’era quell’attore lì,<br />

quello bello che fa la pubblicità; sai quale, no? Quello! Mia<br />

moglie ci perde la testa, come si chiama? È lei che l’ha preso<br />

quel film, perché io, mai…”. Il capo fumava ed era impercettibilmente<br />

su di giri. Dieci anni fa. Non ricordo bene la tecnologia<br />

che ci abitava dieci anni fa. Videocassette. Senz’altro.<br />

Qualcosa già c’era e forse già mi stupiva.<br />

Ietta disse che avrei dovuto considerare una fortuna il fatto<br />

di essere da solo in città, perché ci sarebbero stati di certo<br />

degli orari di lavoro più pesanti nei prossimi giorni. Le mogli<br />

non sempre tollerano certi strascichi, disse il capo, e sulla<br />

parola moglie fece una pausa respirando e spingendo il collo<br />

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