bosgattia ristampa - Stampa Libera
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vate nella sabbia, e dove immettevano acqua ricoprendole<br />
poi di frasche verdi. Un lavoruccio da fare appunto a tempo<br />
libero, studiando bene le rive per individuare quali fossero<br />
le tane ancora abitate, e quali le piste consuete da cospargere<br />
di pesce vecchio impiastricciandosi bene le mani per<br />
togliere il sentore d’uomo dai ferri.<br />
E così Toni fragile e Benito, sbrigando i fatti loro e, al<br />
solito, litigando sui pesci che non si facevano più pescare e<br />
sugli uccelli che sembravano spariti, erano venuti a discutere<br />
pure delle rane. A furia di discuterne, i due bocia avevano<br />
finito di progettare, anche nei particolari, una impresa<br />
che avrebbe dovuto imporli al riconoscimento degli anziani,<br />
soddisfacendo l’appetito arretrato e una voglia di<br />
rane che li tormentava. E il progetto fu di andar quella notte<br />
nel Busòlo, con gli stivaloni alti e col fanale, non appena<br />
tutto il campo si fosse addormentato.<br />
È vero che c’era la luna, ma in fondo a quella bassura,<br />
ragionavano, fra gli alberi e cespuglieti, si doveva pur trovare<br />
qualche zona buia dove sorprendere le rane.<br />
Sotto l’argine maestro s’estende una vasta depressione,<br />
sempre umida e pantanosa, detta il Busòlo. Di primavera e<br />
di autunno, quando il Po cresce, anche il Busòlo, collegato<br />
da segreti canali sotterranei al fiume, segue il ritmo delle<br />
acque, che lascia però rifluire con lentezza. Se il fiume aumenta<br />
più volte, nel Busòlo, anche d’estate, s’accumula,<br />
nelle bassure, fino ad un metro, un metro e mezzo d’acqua.<br />
Canne palustri, salici, vimini, erbacce, granatino, giunchi,<br />
pioppi disordinatamente cresciuti formano tutt’insieme<br />
un intrico dove la selvaggina si rifugia volentieri. Lì<br />
sosta di giorno per uscire la sera a pasturare nelle radure e<br />
l’acquitrino si riempie allora di richiami e di frulli. Bisce e<br />
serpi han stabile dimora nel Busòlo; enormi ramarri tropi-<br />
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cali, d’un verde acceso, ne popolano le costiere; frotte di<br />
minuscole lucertole s’inseguono sull’erba malata in cerca<br />
di terra asciutta e di chiazze di sole. E la voce delle rane vi<br />
domina così piena e ossessiva che, sostando la sera ai margini,<br />
se ne resta assordati e frastornati.<br />
Quella sera, i due bocia a cena non storsero la bocca alla<br />
porzione di corned beef, residuato bellico, e di pan biscotto,<br />
che costituiva il rancio dei giorni di magra. Si trattennero<br />
anche poco accanto al fuoco, intorno al quale si<br />
raccoglievano a far progetti per l’indomani i Bosgattesi, e<br />
mostrando di crollare dal sonno, si cacciarono di buon’ora<br />
sotto la tenda. Accucciati stettero a sorvegliare di lì, come<br />
dei lupacchiotti alla porta dello stazzo, che tutti si ritirassero.<br />
E quando il campo fu deserto e le braci cominciarono<br />
a chiudere gli occhi rossi, i due scivolarono fuori, entrarono<br />
carponi nel «tinello», dove rimestarono un pezzo per<br />
uscirne, abbracciando in fagotto impermeabili, stivaloni e<br />
il lume a carburo.<br />
Fuor che la voce dei grilli e delle rane, la campagna era<br />
silenziosa; neppur un alito smuoveva le punte degli alberi.<br />
Scalzi, sfiorarono il fuoco ormai agonizzante, come due<br />
ladri, cautamente, passo a passo, si lasciarono alle spalle la<br />
tenda del Tamiso e quella di Berardo, di dove veniva un<br />
ronfare profondo.<br />
Esitarono prima di passare davanti a quella socchiusa del<br />
professore che stava sveglio fino a tardi; ma rassicurati dal<br />
ronzio che ne usciva, si buttarono senz’altro fra i cespugli.<br />
Giunti sul sentiero seguirono la striscia bianca e polverosa,<br />
come di farina, fra le ombre dei pioppi che si allungavano<br />
indolenti, sul vicino campo d’erba medica. Qualche<br />
lucciola, smarrita in quell’argento che cancellava i contorni,<br />
punteggiava come un segnale d’allarme un ramo spoglio o<br />
ingemmava un ciuffo di erbacce.<br />
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