bosgattia ristampa - Stampa Libera
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E neanche un cane ad aspettarlo! Vero, aveva perso ancora<br />
una volta la coincidenza a Venezia, ma era stato così<br />
esplicito, nel telegramma, non avrebbero dovuto aver<br />
dubbi.<br />
Ricacciò indietro i capelli, che gli erano scesi sulla fronte,<br />
si guardò intorno ancora una volta, nella speranza che<br />
fosse finalmente spuntato qualcuno dei bosgattesi; poi,<br />
convinto dell’inutilità di attendere oltre, entrò nel viale.<br />
Ma percorsi una cinquantina di passi in quel lungo budello<br />
d’ombra s’arrestò davanti a un’insegna al neon che annunciava<br />
a destra un’osteria. Sbirciò dai vetri: non s’era ingannato.<br />
Prima di entrare, contò sul palmo gli spiccioli che<br />
gli erano avanzati, sospirò scoraggiato, ma scrollò le spalle<br />
e spinse il battente.<br />
L’osteria era deserta. Il padrone, un omone placido e<br />
grasso sulla cinquantina, col grembiule bianco sulla camicia,<br />
legato al collo, era intento a regolare la radio. Pochi<br />
tavoli, uno scaffale con delle bottiglie, qualche litografia<br />
alla parete.<br />
– Comanda? – chiese, senza muoversi. Buffo; un omone<br />
tanto grasso che parlava con una vocina in falsetto.<br />
– Birra!<br />
Rade sedette al primo tavolo, accanto alla porta. Si sfilò<br />
il sacco e lo lasciò cadere sul piancito. L’oste riuscì a trovare<br />
la stazione che cercava, e senza fretta andò alla ghiacciaia.<br />
Posò la bottiglietta davanti al cliente, ripulì il bicchiere<br />
col grembiule poi appoggiò sul tavolo due mani enormi e<br />
pelose, per stabilire un po’ di confidenza con il forestiero.<br />
– Nol xè miga de qua, lu, vera? – fece.<br />
Interdetto, Rade cercò di interpretare la frase attraverso<br />
le reminiscenze dell’italiano appreso quand’era ragazzo,<br />
durante l’occupazione, ronzando intorno alle caserme, e<br />
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più tardi, adolescente appena, quand’era entrato a far parte<br />
della brigata montenegrina, dagli alpini che non avevano<br />
voluto arrendersi ai tedeschi, ed avevano imbracciato il fucile<br />
con i partigiani. Ma non si raccapezzò.<br />
– Come?<br />
– L’è forestiero, lui no? – si tradusse l’oste. – Non è mica<br />
italiano, lui? – aggiunse. – Americano?<br />
– No, no, no americano – fece cauto Rade. Gli era già<br />
successo di esser scambiato per anglosassone, durante il<br />
viaggio, e di veder i compagni diventare sbadati, appena<br />
chiariva d’esser jugoslavo. Maledetta politica!<br />
– Inglese! – insisté l’oste.<br />
– No, no inglese!<br />
Per sottrarsi all’inchiesta, Rade versò la birra. Ma fece<br />
una boccaccia e lasciò a mezzo il bicchiere. Che sporca<br />
acqua amara! L’oste deluso del primo approccio, però non<br />
mollava. Levò la bottiglietta contro la luce, come per esaminarne<br />
il colore, e disse amabilmente:<br />
– Cattiva la birra, in Italia. In Germania sì, che la birra<br />
è buonissima!<br />
Già gli scintillavano gli occhi, sicuro di aver intrappolato<br />
il renitente con quella ammissione e l’astuto richiamo<br />
alla Germania.<br />
Ma Rade, che rimuginava ancora sulla propria situazione,<br />
non gli badò; poggiò la fronte sulla mano, e stette un<br />
pezzo così, assorto; tanto che l’omone si allontanò immusonito.<br />
Che fare, ora? Nessuno era venuto ad attenderlo;<br />
erano a momenti le undici, non aveva valuta italiana e non<br />
se la sentiva di cacciarsi in un albergo alla sprovvista.<br />
Quanto era distante, il campeggio? Scorse l’ultima lettera<br />
di istruzioni, ricevuta poco prima di partire, che teneva<br />
tutta ciancicata nel taschino della giacca. Ah, una decina di<br />
chilometri da Adria, scriveva; non era poi tanto, con un<br />
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