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bosgattia ristampa - Stampa Libera

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darsene, però, per scrupolo erano andati a cercare Tronbòn,<br />

un ferroviere che conoscevano bene, un bravo figliolo, servizievole,<br />

e gli avevano pagato un fiasco raccomandandogli<br />

di badare, nel caso che scendesse un forestiero, alto,<br />

biondo, che si chiamava così e così (gli avevano persino<br />

scritto il nome in stampatello), di aiutarlo ad arrivare al<br />

campeggio.<br />

Tronbòn intanto andava chiedendo al personale della<br />

stazione; ma nessuno ci aveva fatto caso, al giovane. Poi il<br />

collega, che aveva presa la posta in arrivo da Rovigo, s’era<br />

ricordato che il conduttore della littorina gli aveva accennato<br />

ad un foresto che parlava male italiano e che scendeva<br />

ad Adria. Era arrivato, òstrega; e adesso?<br />

In stazione non c’era, forse s’era avviato verso il centro;<br />

perbacco un tipo così, si consolò Tronbòn, dava all’occhio.<br />

Non si perderà mica per Adria come un’avola in Po!<br />

Inforcata nuovamente la bici, Tronbòn aveva lentamente<br />

percorso il viale dei platani, puntando il fanalino<br />

contro gli angoli più scuri, chissà, poteva essersi buttato su<br />

una panchina; ma innervosì solo delle coppiette.<br />

Arrivò allo spiazzo delle corriere, a ridosso della cattedrale;<br />

c’era poca gente; li conosceva, eran tutti del posto.<br />

Interrogò il giornalaio, che insediato nella sua edicola, imbottita<br />

di giornali e riviste, non si lasciava scappare neanche<br />

una mosca; no, non era passato, eh, che diamine, l’avrebbe<br />

notato. Dal viale della stazione non era uscito. Allora a<br />

Tronbòn s’accese, nel buio della sua incertezza, una fioca<br />

speranza: «che sia da Toni?». Provar non nuoce, già che ci<br />

siamo. Ed appena aveva aperta la porta dell’osteria, si era<br />

visto davanti quel lungagnone biondo, col sacco da montagna<br />

poggiato a terra.<br />

98<br />

* *<br />

«Meno male!» si riconfortò Rade, affidandosi al nuovo<br />

venuto. Le cose cominciavano a marciare! Tronbòn aveva<br />

afferrato con energia il sacco, e rifiutato il bicchier di vino<br />

con cui l’oste tentava di carpire il segreto di quell’arrivo e<br />

di quella affannosa ricerca, l’aveva caricato sulla bici. Poi il<br />

ferroviere s’era avviato di buon passo per una scorciatoia<br />

buia, fra muretti e case incipigliate con le persiane serrate,<br />

e Rade gli tenne dietro. Sboccarono in piazza dell’Orologio,<br />

festosa di luci. Al caffè, gremito di gente, suonava<br />

l’orchestrina; un brusìo di voci, come per una ventata, si<br />

smorzava e riprendeva mentre i due passavano; ma<br />

Tronbòn tirava dritto, senza darsi l’aria di notarlo. Un<br />

gruppo di signorine, scoperto Rade, ronzò come uno<br />

sciame d’api; un crocchio di giovani scoppiò a ridere per<br />

una battuta del maestro, stasera in vena felice.<br />

Il ferroviere puntò sull’ultima automobile da piazza, che<br />

attendeva come in castigo nell’angolo. L’autista, seduto sul<br />

predellino, era sul punto di mollare, tanto più che la sua<br />

ombreta l’aveva già asciugata e di musica era anche stufo;<br />

siccome né clienti, né treni in arrivo ce ne erano più, meglio<br />

andar a casa a dormire. In quel punto Tronbòn gli s’era<br />

parato dinanzi con la bicicletta e col sacco da montagna,<br />

seguito dallo spilungone biondo.<br />

– Ciò, Giorgio, te gà da portar subito sto sior in Bosgatia!<br />

Tronbòn aveva il malvezzo, quando non si ricordava del<br />

nome, di chiamar tutti Giorgio; e a qualcuno, quel «Giorgio»,<br />

infastidiva. Perciò Emilio, l’autista, lo guardò storto<br />

e sbuffò; poi squadrò il foresto e, per scrupolo, chiese a<br />

bassa voce al ferroviere: – No, no i ghe pensa lori. – Allora<br />

aprì lo sportello, caricò passeggero e sacco e mise in moto<br />

la macchina. Tronbòn, assolta la missione, riscoprì il pacchetto<br />

delle animelle, infilato in tasca di prescia al momento<br />

di poggiar il bagaglio del foresto sulla bici, tentò di ridargli<br />

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