Il dialogo ecumenico e interreligioso: quale futuro? - Nemesistemi
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conversione delle Chiese è sempre conversione a Cristo, ma non conversione di una Chiesa all altra<br />
1 . Si distingue, ovviamente, questa specifica conversione delle Chiese a Cristo dalla iniziativa<br />
individuale di riconciliazione di singole persone appartenenti ad altre Chiese (per ragioni anche<br />
personali) che vogliono entrare in un altra Chiesa, senza opporre ciò alla conversione dell anima da<br />
parte delle Chiese verso Cristo 2 .<br />
STACCARE IL DIALOGO DALLA CONVERSIONE A CRISTO?<br />
Parlando ognuno per la propria Chiesa, una prima costatazione deve essere fatta riguardo<br />
alla Chiesa di Roma: non si può certo negare che essa non abbia avuto la tentazione di fermarsi e di<br />
guardare indietro Vedendo le difficoltà ed i rischi dell'impresa ecumenica, esiste la tentazione di<br />
tirarsi indietro. Considerando i punti di discordia, e tenendo presente le possibili conseguenze di<br />
confusione -con eventuale pericolo di indifferentismo 3 - diversi hanno giudicato l'ecumenismo, in<br />
un certo modo, nocivo alla causa della Chiesa romana. Eppure, malgrado tutto ciò, l autorità<br />
romana è del parere che il momento nuovo della vita ecclesiale esige tale orientamento 4 . Certe<br />
affermazioni ufficiali rimangono meno disponibili per questa qualifica data all'apertura dialogale,<br />
dividendo chiaramente la 'conversione' dal '<strong>dialogo</strong> ed i suoi frutti' 5 . Talvolta, si tende a staccare la<br />
'conversione' dalla scommessa di <strong>dialogo</strong> attuata attraverso la metodologia ecumenica di comune<br />
conversione delle Chiese a Cristo 6 . Da una conversione non vissuta come <strong>dialogo</strong> si arriverà quasi<br />
impercettibilmente a considerare come 'convergenza' quello che corrisponde all'intento della propria<br />
Chiesa, senza evocare neanche la 'riscoperta degli altri' da parte di una tradizione 7 .<br />
FARE IL PUNTO OGGI DALLA PAROLA DI DIO: IL RISCHIO EVANGELICO RIGUARDO<br />
ALLA SCELTA DIALOGALE DI CONVERSIONE A CRISTO, GUARDARE INDIETRO<br />
Riguardo alla scelta di conversione evangelica delle Chiese , la stessa via di conversione a<br />
Cristo ci suggerisce qualche elemento di meditazione per fare il punto oggi. Ecumenicamente, il<br />
<strong>dialogo</strong> è una metodologia o una praxis per convertirsi insieme alla pienezza del mistero di Dio in<br />
Ecciesiarurn divisio sic liquido directoque adversatur tum ipsi Christo tum biblicae doctrinae, ut, e sancti Basilii sententia, sola via redintegrandae<br />
unitatis esse possit nova omnium conversi ad Christum eiusque verbum (6)».<br />
((1) Cfr. S. BASILII Epistulae 70 et 243. / (2) Cfr. 1 Cor. 1, 13. / (3) Cfr. Eph. 4, 4. (4) Cfr. Gal. 3, 28. (5) Cfr. S. BASILII De iudicio PG 31, 653 a-<br />
656 c. / (6) Cfr. ibid. 660 b-661 a.)<br />
1 J. Dupuis, Dialogue interreligieux, in AA. VV., Dictionnaire de théologie fondamentale, Paris 1985, p.263 : «Le dialogue ne sert donc pas de<br />
simple moyen en vue d'une fin ultérieure. Ni d'un côté ni de l'autre, il ne tend pas à la du partenaire à la tradition religieuse de l'autre; il<br />
tend plutôt à une conversion plus profonde de l'un et de l'autre vers Dieu. Car le même Dieu parle au coeur de chacun des partenaires, et le même<br />
Esprit est à l'oeuvre en tous. A travers le témoignage réciproque, c'est le même Dieu qui interpelle les partenaires l'un par l'autre. <strong>Il</strong>s deviennent ainsi,<br />
peut-on dire, l'un par l'autre un signe menant à Dieu. La fin propre du dialogue interreligieux est en dernière analyse, la conversion commune des<br />
chrétiens et des membres des autres traditions religieuses au même Dieu, celui de Jésus Christ, qui les appelle ensemble en les interpellant les uns vers<br />
les autres».<br />
2 L. Jäger, Das Konzilsdekret über den Ökumenismus, Paderborn 1965, S. 109: «Dementsprechend sagte das Schema in seiner zweiten Fassung: Es<br />
ist also (igitur) klar, daß kein Gegensatz besteht - obwohl sie durch ihre Natur unterschieden sind - zwischen dieser ökumenischen Tätigkeit<br />
(actionem) und dem Apostolat der Versöhnung (reconciliationis) jener Einzelnen, die in die katholische Kirche einzutreten wünschen, da beides ein<br />
vom Heiligen Geiste eingegebenes (inspiratum) Werk ist"».<br />
3 G. Colombo, Ecclesiam suam, Première lettre encyclique de Paul VI, in AA. VV., Colloque international, Roma 1980, pp. 142-143.<br />
4 Giovanni Paolo II, Enciclica "Redemptor hominis", in «Acta Apostolicae Sedis», 1979, nº 6, pp. 266-267 (Insegnamenti, 1979, vol. 1, pp. 558-559):<br />
«Vi sono persone che, trovandosi di fronte alle difficoltà, oppure giudicando i risultati degli iniziali lavori ecumenici, avrebbero voluto indietreggiare.<br />
Alcuni esprimono perfino l'opinione che questi sforzi nuocciano alla causa del Vangelo, conducano ad un'ulteriore rottura della Chiesa, provochino<br />
confusione di idee nelle questioni della fede e della morale, approdino ad uno specifico indifferentismo. Sarà forse bene che i portavoce di tali<br />
opinioni esprimano i loro timori tuttavia, anche a questo riguardo, bisogna mantenere i giusti limiti. «ovvio che questa nuova tappa della vita della<br />
Chiesa esiga da noi una fede particolarmente cosciente, approfondita e responsabile. La vera attività ecumenica significa apertura, avvicinamento,<br />
disponibilità al <strong>dialogo</strong> comune ricerca della verità nel pieno senso evangelico e cristiano; ma esso non significa assolutamente né può significare<br />
annunciare o recare in qualsiasi modo pregiudizio ai tesori della verità divina, costantemente confessata ed insegnata dalla Chiesa».<br />
5 Cfr Giovanni Paolo II, Enciclica "Ut unum sint", Città del Vaticano 1995, nº 15-18 e 41-76; il movimento <strong>ecumenico</strong> ha sempre manifestato la<br />
massima cura di collegare '<strong>dialogo</strong>' e 'conversione ecclesiale', per evitare in tutti i modi di poter usare l'intento di 'conversione' come 'ritorno' più o<br />
meno velatamente mantenuto <strong>quale</strong> chiave di reintegrazione in una Chiesa. Questo distacco della enciclica potrebbe lasciare un dubbio sulla visuale<br />
ultima di possibile reintegrazione -magari parziale- sulla via della piena comunione. L incertezza sul tenore fondamentale del <strong>dialogo</strong> si riscontra poi<br />
nel documento sul <strong>dialogo</strong> monastico <strong>interreligioso</strong> nel <strong>quale</strong> si fa precedere la conversione come garanzia di fecondità del <strong>dialogo</strong>, in<br />
COMMISSION INTERNATIONALE POUR LE DIALOGUE INTERRELIGIEUX, Contemplation et vie monastique, in «La documentation<br />
catholique», 1994 nº 2090, p. 293.<br />
6 Significativamente, nella enciclica di Giovanni Paolo II, Ut unum sint, Città del Vaticano 1995, nº 15, la 'conversione' viene trattata per conto<br />
proprio, facendone una operazione di 'penitenza' espiativa e non di risanamento prospettivo.<br />
7 Cfr Giovanni Paolo II, Enciclica "Ut unum sint", Città del Vaticano 1995, nº 45.<br />
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