Il dialogo ecumenico e interreligioso: quale futuro? - Nemesistemi
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formalmente 'ecclesiologica' 1 . Commentatori ecumenici hanno sottolineato come questa preghiera<br />
di Gesù va capita inanzitutto nel contesto eucaristico 2 . <strong>Il</strong> momento e le modalità di questa<br />
preghiera vengono delineate dal concilio: "in alcune circostanze... è lecito, anzi desiderabile che i<br />
cattolici si associno nella preghiera con i fratelli da noi allontanati" 3 . Particolarmente praticata e<br />
conosciuta è la 'settimana di preghiera per l'unità dei cristiani' (dal 18 al 25 gennaio di ogni anno)<br />
che si chiede di osservare, promuovere ed ampliare 4 . Anche il Giovedì Santo ed il Venerdì Santo<br />
sono preferenzialmente indicati 5 , così come il tempo di vigilia a Pentecoste . In queste occasioni, là<br />
dove i fratelli cristiani partecipano insieme alla preghiera comune, si rispetti la reciprocità di<br />
accordo e di coinvolgimento 6 , esclusa -evidentemente- per la celebrazione comune dell eucaristica.<br />
Sarà dunque questa la grande sofferenza del cammino <strong>ecumenico</strong>, di non poter tuttora partecipare<br />
pienamente alla comune celebrazione del mistero eucaristico 7 . Tale sofferenza fa parte della<br />
necessaria lealtà ed onestà verso i nostri stessi fratelli cristiani 8 . Ed è proprio nella preghiera<br />
comune che si sente più vivacemente la pena per la mancata concelebrazione eucaristica. Vivendo<br />
questa sofferenza nella preghiera, si capisce che essa appartiene alla dinamica, maggiormente<br />
nascosta ma più sostanziale, del movimento <strong>ecumenico</strong> spirituale. Inevitabilmente, occorrerà<br />
camminare seguendo le vie di una tale «sofferenza nella preghiera» per arrivare, in modo purificato<br />
e veramente «convertiti», all'incontro della comunione piena. Come allora procedere verso una<br />
Eucaristia compartecipata? Appare qui una stretta relazione tra due poli: la fedeltà alle direttive<br />
ecclesiali, e, d'altra parte -partendo dal cuore stesso della realtà liturgica nella sua varietà-<br />
prospettare nel rinnovamento la possibilità di una certa «autonomia creativa» 9 . Tra la conversione<br />
del cuore, che è autentica ubbidienza alla fede nella propria Chiesa, ed il rinnovamento di vita<br />
all'interno della propria tradizione, si traccia un legame vivo tra fedeltà e creatività. <strong>Il</strong> movimento<br />
<strong>ecumenico</strong> implica e presuppone questa possibilità di vie creative. La creatività sorge dal centro<br />
nevralgico della vita ecclesiale: il pluralismo -cioè- delle diverse lingue ed espressioni nella liturgia.<br />
La preghiera ecumenica non cerca un minimo, su cui stabilire degli accordi accomodanti, ma cerca<br />
invece il massimo della pienezza, nella fede integralmente riscoperta e vissuta 10 . <strong>Il</strong> fatto di non<br />
poter celebrare insieme l'Eucaristia si radica nella dovuta onestà verso i nostri fratelli nella fede e<br />
verso noi stessi 11 . Dobbiamo progressivamente riabituarci eucaristicamente gli uni gli altri, grazie a<br />
1 B. Bobrinskoj, The Teological Basis of Common Prayer for Unity, in «One in Christ», 1967 nº 3, p. 282; cfr F. M. Braun, Quatre 'signes'<br />
johanniques pour l'unité chrétienne, in «New Testament Studies», 1962-1963 nº IX, pp. 147-155.<br />
2 V.D. Zizioulas, La prière eucharistique et la catholicité de l'Eglise, in «Istina», 1971 nº 3, p. 70.<br />
3 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto "Unitatis redintegratio", Città del Vaticano 1965, nº 8.<br />
4 SECRÉTARIAT POUR L'UNITÉ DES CHRÉTIENS, Directoire oecuménique, Cité du Vatican 1972, nº 22.<br />
5 SECRÉTARIAT POUR L'UNITÉ DES CHRÉTIENS, Directoire oecuménique, Cité du Vatican 1972, nº 22.<br />
6 SECRÉTARIAT POUR L'UNITÉ DES CHRÉTIENS, Directoire oecuménique, Cité du Vatican 1972, nº 35.<br />
7 Giovanni Paolo II, All'assemblea plenaria del Segretariato per l'unione dei cristiani, in «Acta Apostolicae Sedis», 1979, p. 38.<br />
8 Giovanni Paolo II, Con i giovani partecipanti all'incontro promosso da Taizé, in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, 1980, vol. II, p. 1825.<br />
9 Giovanni Paolo II, Lettera a tutti i vescovi sul mistero e culto dell'Eucaristia "Dominicae Cenae"«, (18 marzo), in idem, Insegnamenti di Giovanni<br />
Paolo II, Città del Vaticano 1980, vol.. 1, pp. 632-633: «Inoltre dobbiamo seguire le ordinanze emanate dai vari Dicasteri in questo campo: sia in<br />
materia liturgica, nelle regole stabilite dai libri liturgici, in quanto concerne il Mistero eucaristico, e nelle Istruzioni dedicate al medesimo Mistero, sia<br />
per quanto riguarda la "communicatio in sacns", nelle norme del "Directorium de re oecumenica" e nell' "Instructio de peculiaribus casibus admittendi<br />
alios chnstianos ad communionem eucharisticam in Ecclesia catholica". E sebbene in questa tappa di rinnovamento sia stata ammessa la possibilità di<br />
una certa autonomia "creativa", tuttavia essa deve strettamente rispettare le esigenze dell'unità sostanziale. Sulla via di questo pluralismo (che<br />
scaturisce tra l'altro già dall'introduzione delle diverse lingue nella liturgia) possiamo proseguirc solo fino a quel punto in cui non siano cancellate le<br />
caratteristiche essenziali della celebrazione dell'Eucaristia e siano nspettate le norme prescritte dalla recente nforma liturgica».<br />
10 Giovanni Paolo II, Sinodo particolare dei vescovi dei Paesi Bassi - Documento conclusivo", (31 gennaio) n. 46, in idem, Insegnamenti di Giovanni<br />
Paolo II, Città del Vaticano 1980, vol.. 1, p. 266: «I vescovi incoraggiano vivamente l'azione ecumenica comc un grave dovere che deriva specialmente<br />
dal Vaticano II. Essi insistono sull'importanza della preghiera e sull'esscnza profondamente spirituale dell'azione ecumenica. La <strong>quale</strong> è<br />
ecclesiale a pieno diritto: nella sua origine, nella sua natura c ncl suo fine. Suo obiettivo è quello di giungere non tanto a un più piccolo denominatore<br />
comune, ma, al contrario, alla pienezza della fede. E per questo che tale azione ecumcnica sarà sostenuta dai vescovi, che vigileranno perché essa<br />
tenga conto delle esigenze della fede la <strong>quale</strong> ei ricorda soprattutto che l'intercomunione tra i fratelli separati non è che la risposta ail'appello di Cristo<br />
alla unità perfetta. Questa perfetta unione resta l'oggetto dei nostri sforzi e di una speranza fondata sulla preghiera di Cristo stesso: Che siano tutti<br />
una eosa sola (Gv 17,21)». Cf Giovanni Paolo II, Allocuzione ai Presuli della Conferenza episeopale tenuta nella città di Chicago, il 5 ottobre 1979:<br />
A.A.S. (1979), 1218ss.<br />
11 Giovanni Paolo II, Discorso «Con i giovani partecipanti all'incontro promosso da Taizé», (30 dicembre), in idem, Insegnamenti di Giovanni Paolo<br />
II, Città del Vaticano 1980, vol. 2, p. 1825: «Ci sono programmi notevoli nell'impegno, nella earità, nella preghiera eomune, anche se per lealtà verso<br />
noi stessi e i nostri fratelli non possiamo celehrare in comune l'Eucaristia, che è il sacramento dell'unità. Non si può infatti separare nella stessa fede,<br />
la comunione euearistiea dalla comunione ecclesiale. Ognuno, a secondo delle sue responsahilità e dcl ruolo che copre all'interno della Chiesa deve<br />
collaborare a questa opera di ricostruzione della unità. Sia nel campo della ricerca teologica, che in quello della preghiera e della carità, in cui voi<br />
stessi siete impegnati».<br />
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