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Vicende storiche della lingua di Roma

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48 Vittorio Formentin<br />

in tutto il registro abbiamo soltanto (ε) hustiu 96r bis, leggibile forse come una<br />

sorta <strong>di</strong> armonizzazione integrale innescata da iod (cfr. il § 4.17), per la quale sia<br />

la vocale tonica che l’atona finale convergono sul tratto [+alto] 56 .<br />

Vigono con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> tipo romanesco anche nella <strong>di</strong>stinzione -e ≠ -i: in particolare,<br />

nessuna mano mostra segni del passaggio <strong>di</strong> -i a -e alla maniera umbra<br />

ovvero <strong>di</strong> affievolimento <strong>di</strong> -i in -e (= [-ə]) <strong>di</strong> tipo napoletano 57 . Detto questo, notiamo<br />

che ricorre -e in (ε) inanze 96r; -i invece nel suffisso -(i)eri sing. (Ernst<br />

1970, 65): (α) trosareri, tressaureri e tressareri 2v (che una volta attrae anche il<br />

precedente ‘messere’: misseri lo tressaureri 2v); (β) (Ang(i)lo) arcieri 18v, con cui<br />

vanno gli antroponimi (β) Vallieri 36v, (γ) Gualte(r)i 83v, Guarneri 58v, (η) Gualtieri<br />

84v 58 ; (α) usa anche -ero: (α) cancellero 3r, trosarero (tross-) 2r; -(i)ero anche<br />

in (ε): caretero 100r e, in funzione antroponimica, Penete[n]tiero 95v. In (ε) abbiamo<br />

-i dopo un’affricata palatale: refici ‘orefice’ 102r, identico al plurale refici<br />

ivi; e viceversa -e in miliare 94v bis, 95r ‘migliaio’ (plur. miliara) 59 .<br />

4.23. Esiti <strong>di</strong> B-, V-, -B-, -RB-, -BR-<br />

Il passaggio <strong>di</strong> B- a v- in posizione fonosintatticamente debole è attestato soltanto<br />

in:<br />

(γ) (la) vocha 70v;<br />

(δ) si registra qui l’antroponimo (Liello) Vulgamino 92r, cui corrisponde in (β)<br />

(Liello) Bulgamino 13v.<br />

In (ε) si segnala la forma (<strong>della</strong>) guascha 96r ‘vasca (per il mosto)’, che potrebbe<br />

essere una «falsche Rekonstruktion» collegata al non univoco trattamento<br />

locale <strong>di</strong> w- (del tipo vardare/guardare) 60 : comunque sia, è la prima attestazione<br />

conosciuta <strong>della</strong> parola volgare stando non solo al DEI e al DELI ma anche al<br />

Corpus TLIO (maggio 2011).<br />

Passaggio <strong>di</strong> B- a m- in «Eigennamen» e in contesto per lo più <strong>di</strong> assimilazione<br />

consonantica (Ernst 1970, 67-8):<br />

56 I due esempi ricorrono entro un unico sintagma: p(er) lo d(i)c(t)o hustiu; la stessa mano, due<br />

righe sopra, ha però scritto p(er) l’uschio.<br />

57 In (ε) li pome 95r andrà inteso come plurale <strong>di</strong> lo pome 101v (forma alternante con lo pomo<br />

102r).<br />

58 La mano (γ), alle c. 45r e 46r, scrive lo tesore, lo tesaure e perfino le tesore (sempre in un<br />

contesto, a <strong>di</strong>re il vero, <strong>di</strong> affollamento scrittorio), dove si tratta certo, in tutti i casi, del ‘tesoriere’<br />

(solo nel primo caso è intervenuta la mano η correggendo in tesoreri); è invece plurale mest(er)i<br />

49r.<br />

59 Perfettamente ambientato a <strong>Roma</strong>: «unum miliare cum <strong>di</strong>mi<strong>di</strong>o pecudum plus vel minus» in<br />

un’imbreviatura <strong>di</strong> Antonio Scambi del 29 aprile 1367 (Biblioteca Apostolica Vaticana, S. Angelo<br />

in Pescheria, I/3, c. 51r), «unum miliare boni et puri et necti melis» in un’altra imbreviatura del<br />

notaio Francesco <strong>di</strong> Stefano de Caputgallis del 20 ottobre 1380 (Mosti 1994, 344).<br />

60 L’it. vasca è comunemente ritenuto una retroformazione dal lat. VASCULUM (REW 9164). La<br />

forma del registro vaticano può essere accostata all’(era) guago ‘(era) vago’ del ms. Amburghese<br />

delle Storie (Ernst 1970, 104; Macciocca 2004, 104).

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