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Vicende storiche della lingua di Roma

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30 Vittorio Formentin<br />

lare, quando sembrò realizzarsi il sogno del ritorno <strong>della</strong> Santa Sede da Avignone<br />

a <strong>Roma</strong> durante il pontificato <strong>di</strong> Urbano V (1362-1370) 2 , e precisamente nel periodo<br />

compreso tra il 13 novembre 1368 e il 27 <strong>di</strong>cembre 1369, data del consuntivo<br />

(«finalis summa») redatto dal cancellarius Urbis Giovanni Cenci, l’eminente<br />

ufficiale del governo romano che, avendo ricevuto dalla tesoreria pontificia le ingenti<br />

somme necessarie all’esecuzione dei lavori, del loro corretto impiego ad<br />

essa <strong>di</strong>rettamente risponde.<br />

È un momento <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> speranze per <strong>Roma</strong> e per i <strong>Roma</strong>ni, che per la prima<br />

volta dopo il lungo esilio avignonese vedono un papa far ritorno nella sua sede naturale.<br />

Urbano V, infatti, esortato dalle parole appassionate del Petrarca e convinto<br />

dai suoi buoni argomenti (Sen., VII; ep. unica), forte dell’esperienza italiana<br />

maturata come legato apostolico in varie missioni del decennio 1352-1362 3 , confortato<br />

infine dai successi militari e politici conseguiti nei territori dello Stato<br />

<strong>della</strong> Chiesa dall’Albornoz (i cui brillanti risultati – non sfuggiva ad alcuno – potevano<br />

essere consolidati soltanto me<strong>di</strong>ante il ritorno del papato in Italia), si era<br />

finalmente deciso a ristabilire a <strong>Roma</strong> il suo seggio, vincendo le molte resistenze<br />

opposte da una Curia profondamente gallicizzata.<br />

I primi segnali in<strong>di</strong>cativi <strong>della</strong> ferma risoluzione del pontefice furono due lettere<br />

del 10 settembre e del 13 novembre 1365, con cui Urbano incaricò Pietro, vescovo<br />

<strong>di</strong> Orvieto, suo vicario in <strong>Roma</strong>, <strong>di</strong> provvedere prima al restauro del<br />

«palacium nostrum situm apud basilicam principis apostolorum», poi, appunto, al<br />

riassetto del viridario vaticano 4 . Queste le parole del pontefice nel mandato del novembre:<br />

URBANUS EPISCOPUS etc. venerabili fratri Petro episcopo Urbevetano, nostro in spiritualibus<br />

in Urbe vicario, salutem etc. Relatio fide<strong>di</strong>gna nostro patefecit au<strong>di</strong>tui<br />

quod ortus noster apud palacium sancti Petri, olim fructiferarum arborum <strong>di</strong>versitate<br />

copiosus, sic est presentialiter <strong>di</strong>ssipatus, quod in eo orti vel viridarii apparencia<br />

non habetur, sed potius ibidem aut est in parte ager aratilis aut dempsitas<br />

fruticum et spinarum. Volentes igitur quod ortus ipse ad culturam debitam reducatur,<br />

fraternitati tue mandamus quatenus, era<strong>di</strong>catis spinis et fruticibus memoratis<br />

clausuraque, si oportuerit, reparata, ortum ipsum coli facias ac repleri bonis<br />

2 Il francese Guillaume de Grimoard, nato nel 1310 nel castello <strong>di</strong> Grisac en Lozère, abate del<br />

monastero <strong>di</strong> S. Vittore <strong>di</strong> Marsiglia, fu elevato alla <strong>di</strong>gnità apostolica il 28 settembre 1362. Sul ritorno<br />

<strong>di</strong> Urbano V a <strong>Roma</strong> è fondamentale lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Kirsch (1898).<br />

3 Glielo rammentò il Petrarca: «[…] tu […], qui longo et quoti<strong>di</strong>ano rerum usu sic Italiam quasi<br />

tuam propriam domum nosti» (Sen., VII, 72). Si ricor<strong>di</strong> poi che al momento dell’elezione al pontificato<br />

Guglielmo si trovava a Napoli, alla corte <strong>della</strong> regina Giovanna: e anche questo particolare<br />

sembrò un in<strong>di</strong>zio <strong>della</strong> volontà <strong>di</strong>vina (Sen., VII, 89).<br />

4 La prima lettera si legge in Kirsch (1898, 265); la seconda in Theiner (1862, 430 n°<br />

CCCCVIII).

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