IL DIBATTITO - LietoColle
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circolarità dell‟abbraccio, la perfezione geometrica del cerchio si pone come veicolo figurativo di<br />
una situazione di salda resistenza: il cerchio non offre spigoli o lati sui quali esercitare pressione, e<br />
resiste in maniera uniforme su tutta la sua circonferenza agli attacchi dall‟esterno.<br />
Il cerchio dunque come figura di compiutezza, di impenetrabilità inattaccabile, si oppone<br />
all‟aggressione penetrante del gelo: sia che il gelo minacci il cerchio, che resiste al suo attacco<br />
senza cedere (con «il gelo» soggetto), sia che, addirittura, la circolarità dell‟abbraccio rintuzzi<br />
l‟avanzata del freddo (con «il gelo» oggetto). Come si vede, l‟io lirico di Invernale sembra<br />
costituirsi psicologicamente all‟interno di un‟ambivalente situazione di chiusura («Il bianco<br />
circonda la nostra feritoia. / Il nostro è un riparo di torba e di occhi» 38 ) che assume simultaneamente<br />
il senso di un‟opposizione alla minaccia, e di una tentazione regressiva, evitata però dal costante<br />
ricorso a moduli dialogici, cui l‟abbraccio rimanda.<br />
STEFANO RAIMONDI 2: <strong>IL</strong> DIARIO E <strong>IL</strong> DIALOGO<br />
E siamo così al secondo motivo per cui Invernale e Come può un poeta essere amato? possono<br />
essere associati e confrontati: all‟evidente analogia tematica, che molti altri passi potrebbero<br />
corroborare (anche al di là dell‟isotopia del freddo, per esempio nel comune tema del sonno), si<br />
accompagna, nei due diari, una tonalità di fitto dialogismo, del tutto inconsueto, quando non<br />
addirittura incongruo, stante la natura intrinsecamente monologante del genere prescelto, del quale<br />
Mario Barenghi ha osservato la «scrittura personale, intima, talvolta segreta». 39<br />
Non c‟è infatti alcun dubbio che anche Invernale si costituisca come diario, benché Raimondi non<br />
dati i singoli pezzi. C‟è però una notazione cronologica finale, in calce al pezzo X, che sigla la<br />
raccolta: «Inverno 1997». 40 Il lettore viene dunque informato del fatto che i dieci pezzi appena letti<br />
riguardano, tutti, un‟unica stagione, e costituiscono il precipitato lirico di un arco temporale ben<br />
individuato sullo sfondo del vissuto del soggetto lirico. All‟unità cronologica, e direi soprattutto<br />
fenomenica del rappresentato, corrisponde formalmente, con Giancarlo Majorino, un «accertabile<br />
stimolo poematico [che] contribuisce, coniugando tessitura e precipitazione, senso del continuo<br />
seminarrativo e improvvise esclamazioni visionarie», 41 a restituire quella dialettica tra discontinuità<br />
testuale tra le singole notazioni e continuum cronologico-esperienziale, specifica marca strutturale<br />
della forma diario.<br />
Un diario d‟inverno, dunque, e un inverno, a sua volta, storico e simbolico insieme. Storico, perché<br />
è, precisamente, l‟inverno del 1997 e non un altro, vissuto in una non nominata Milano («la città è<br />
un foglio bianco che gela» 42 ); simbolico, perché la viscosità temporale che Raimondi ottiene,<br />
sopprimendo la precisione delle date, contribuisce, assieme alla persistente immagine della lentezza<br />
della neve, a conferire una natura immaterialmente espansa alla stagione rappresentata, che diviene<br />
davvero una stagione tutta mentale, psichica: una stagione della coscienza, se è vero che «Non<br />
hanno mai avuto data / gli inverni». 43 Se l‟inverno portiano si espande a dismisura, occupando le<br />
altre stagioni che sottomette al proprio dominio, l‟inverno di Raimondi sembra, da subito, assoluto:<br />
in entrambi i casi, però, la trasfigurazione lirica non oblitera la specificità storica dei fenomeni e del<br />
vissuto («Ma le mani che mi hai riscaldato / le ho tenute calcate sul cuore» 44 ), vissuto che<br />
conferisce, nella sua presenza allusa, spessore esistenziale al responsabile autobiografismo messo in<br />
campo. E, in entrambi i casi, la progressione testuale del diario viene sorretta da una dialogica sfida<br />
alla verticalità della lirica, per parafrasare le già citate parole di Porta, una sfida dialogica che<br />
38 Ibidem.<br />
39 MARIO BARENGHI, I diari e lo Zibaldone, in FRANCO BRIOSCHI e COSTANZO DI GIROLAMO (a cura di), Manuale di<br />
letteratura italiana: storia per generi e problemi, vol. III, Dalla metà del Settecento all‟unità d‟Italia, Bollati<br />
Boringhieri, Torino 1997, p. 584.<br />
40 STEFANO RAIMONDI, op. cit., brano X.<br />
41 GIANCARLO MAJORINO, Prefazione, in STEFANO RAIMONDI, op. cit., senza numero di pagina.<br />
42 STEFANO RAIMONDI, op. cit., brano III.<br />
43 Ivi, brano X.<br />
44 Ibidem.<br />
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