Il MISTERO dI TuTTI I TEMpI HERBERT W. ARMSTRONG

IL MIStEro DI tuttI I tEMPI
una parte normale della vita. ogni domenica andavo in
chiesa, perché mi ci portavano mio padre e mia madre.
Continuai così a frequentare quella Chiesa fino all’età
di 18 anni. Non mi era mai capitato di chiederni perché
dovessi farlo o perché la Chiesa esistesse e quali fossero
il suo vero scopo e significato.
In tutti quegli anni non ebbi mai l’esperienza di
una «conversione». una volta adolescente, mi fu detto
che «per nascita» avevo il diritto di essere membro
di quella Chiesa. Fui indotto a dare per scontato che
avevo un’anima immortale e che, alla morte, non sarei
realmente morto, ma sarei piuttosto andato in cielo
dove non avrei avuto incombenze o responsabilità, ma
soltanto una vita di ozio ed agio nella gloria sublime
per i secoli a venire. In realtà, però, non avevo alcun
interesse religioso o dottrinale. Avevo semplicemente
ritenuto ovvio il fatto che nella vita «si va in chiesa», e
che esiste una fase religiosa.Non avevo un interesse
speciale o profonda nella religione o un interesse spirituale
e all’età di 18 anni, poi, cominciai a lavorare nel
campo della pubblicità; mi disinteressai completamente
della religione e di tutto ciò che riguarda Dio e smisi di
andare in chiesa. Continuai però a credere in Dio, cioè
davo per scontata la Sua esistenza, perché questa mi era
stata insegnata fin dalla prima infanzia.
All’età di 25 anni incontrai e sposai una giovane
donna che consideravo veramente speciale ed unica. Mia
moglie era molto più interessata di me alla religione e
cominciammo a pensare che dovevamo associarci ad
una Chiesa. I suoi antenati erano stati in parte quaccheri
e in parte metodisti. Nel quartiere suburbano
di Chicago dove abitavamo a quel tempo non c’erano
chiese quacchere, e quindi entrammo a far parte di
una chiesa metodista perché potevamo raggiungerla a
piedi, il ministro era una persona simpatica e ci piaceva
frequentare gli altri membri. Credo proprio che la nostra
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