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<strong>nb</strong> 59<br />
presenze di cultura<br />
veneta in istria,<br />
quarnero e dalmazia<br />
L’eredità della Serenissima<br />
sulle sponde orientali<br />
dell’Adriatico<br />
Maria Teresa De Gregorio<br />
Dirigente regionale Unità di Progetto<br />
Attività Culturali e Spettacolo<br />
<strong>Il</strong> convegno “Presenze di cultura veneta in Istria, Quarnero e Dalmazia”, che si è<br />
svolto a Venezia il 28 febbraio 2009, sotto l’egida della Fondazione Cini e della<br />
Regione del Veneto, è stato interamente dedicato alle tracce di cultura veneta che<br />
sono presenti e rilevabili tuttora al di là dell’Adriatico. Continua, con questo simposio,<br />
l’ormai più che decennale ciclo di appuntamenti tematici promossi dal Comitato<br />
Scientifico della Collana di Studi e Ricerche sulla Cultura Popolare Veneta. <strong>Il</strong> ciclo<br />
era stato inaugurato nel 1997 con un’iniziativa incentrata sul ruolo e sulla funzione<br />
delle culture locali nell’età della globalizzazione imperante e poi proseguito con una<br />
serie di argomenti di sicuro fascino: l’archiviazione dell’oralità (1999), il rapporto tra<br />
le lingue madri e le “lingue matrigne” (2001), il canto popolare (2003), le “identità<br />
alimentari” delle Venezie (2006). Gli Atti di questi incontri sono stati sempre integralmente<br />
ospitati sul “Notiziario Bibliografico”. L’edizione del 2009 è stata concepita<br />
proprio allo scopo di analizzare e di riportare in primo piano il “segno” importante,<br />
profondo che la civiltà veneta e veneziana – dalla toponomastica fino alla<br />
gastronomia – ha saputo lasciare sulla sponda orientale dell’Adriatico.<br />
Ma di quale segno si parla, in definitiva? Ed è realmente possibile parlarne oggettivamente<br />
a distanza di oltre due secoli dalla fine della Repubblica di Venezia, dopo<br />
che si sono succeduti, purtroppo, guerre e rivolgimenti di ogni tipo? Sbaglierebbe<br />
chi pensasse di utilizzare unicamente termini quali dominio, egemonia o colonizzazione<br />
per spiegare la complessa trama dei rapporti esistenti tra queste due diverse<br />
aree dell’Europa e del bacino mediterraneo: ben più complessa è la vicenda di<br />
questa eredità, una eredità culturale veneta e veneziana che in molti casi è sopravvissuta<br />
alla caduta del potere della Serenissima e in cui la stessa “periferia”, gli stessi<br />
territori dell’area slava hanno giocato un ruolo attivo – dunque non di mera ricezione<br />
o uniformazione rispetto a modelli altrui, ma di integrazione, circolazione e<br />
di scambio originale tra usanze, costumi, tradizioni, modi di vita.<br />
Ed è probabile che, seguendo quelli che sono i canoni della storiografia contemporanea,<br />
sia proprio sul “lungo periodo”, sulla “lunga durata” che si possano misurare<br />
e valutare nella loro pregnanza gli elementi dello scambio intrattenuto per generazioni<br />
dalle opposte sponde del mare Adriatico. In questo senso, sembra che questo<br />
nuovo convegno ospitato presso la sede della Fondazione Cini, nell’isola di San<br />
Giorgio Maggiore, abbia – come è accaduto per i precedenti – il compito di leggere<br />
opportunamente tra le pieghe del nostro passato, di riscoprire l’intreccio tra storia e<br />
tradizioni, tra storia e folklore, indagando gli aspetti di quella che per gli esperti è<br />
“microstoria”, storia della vita materiale, storia della cultura popolare. A margine del<br />
convegno 2009, tema ugualmente rilevante e attuale, anche per le sue implicazioni<br />
contemporanee e per i suoi ovvi rimandi all’attualità e a conflitti più recenti, risulta<br />
inoltre essere quello dei “confini”: un tema che può riuscire talvolta anche a smentire,<br />
modificare o almeno a rendere maggiormente problematici alcuni luoghi<br />
comuni. Ad esempio, Sei e Settecento sono per Venezia un’epoca solo di declino e<br />
di conseguente, inarrestabile perdita di territori? Nel caso della Dalmazia, tra la fine<br />
del XVII secolo e i primi anni del XVIII, la tendenza è inversa: i confini si espandono<br />
a favore della Serenissima. L’analisi puntuale degli eventi storici e della loro evoluzione<br />
dimostra come nella Dalmazia veneta – proprio quando la Repubblica perde<br />
possedimenti strategici come Candia e poi la Morea – la città di San Marco non solo<br />
conservi, ma addirittura consolidi ed accresca la propria presenza territoriale.<br />
Esiste – è stato detto in più occasioni – “un Veneto fuori del Veneto, sparso in altri<br />
Stati e Nazioni”. A conferma della rilevanza e delle implicazioni di attualità del tema<br />
trattato a Venezia, l’intervento dell’assessore regionale alle Relazioni Internazionali<br />
notiziariobibliografico59 11