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ecensioni e segnalazioni<br />

matiche organologiche e conservative legate<br />

all’organo che lo stesso Merulo costruì durante<br />

gli ultimi anni della sua vita, tuttora<br />

custodito presso il Conservatorio di musica<br />

di Parma, restaurato nel 1964 e posto in<br />

condizione di essere impiegato per l’attività<br />

concertistica. | Francesco Passadore |<br />

<br />

Francesco Cavalli. La circolazione dell’Opera<br />

Veneziana nel Seicento, a cura di Dinko Fabris,<br />

Napoli, Turchini edizioni, 2005, 8°,<br />

pp. 358, ess. mus., e 30,00.<br />

Nel 2002 in Italia si organizzarono due convegni<br />

per celebrare il quarto centenario della<br />

nascita del musicista Francesco Cavalli:<br />

uno a Crema e uno a Napoli, quest’ultimo<br />

strettamente incentrato sulla sua produzione<br />

teatrale in relazione al fenomeno dell’Opera<br />

veneziana e alla sua diffusione europea.<br />

Del primo se ne sono perse le tracce;<br />

miglior sorte ebbero invece le ricerche dei<br />

quattordici studiosi che parteciparono al secondo,<br />

grazie alla cura del centro di Musica<br />

Antica Pietà dei Turchini di Napoli.<br />

Caletti Bruni era il suo cognome originario,<br />

che presto sostituì con quello del suo mecenate<br />

Federico Cavalli, governatore veneziano<br />

di Crema da luglio 1614 a marzo 1616. Cremasco<br />

d’origine ma veneziano d’adozione,<br />

Cavalli entrò quattordicenne al servizio della<br />

cappella ducale di San Marco il 18 dicembre<br />

1616, in qualità di cantore, e vi rimase fino<br />

alla morte (1676): sessant’anni di carriera<br />

durante i quali pervenne alla carica di maestro<br />

di cappella (1668), passando attraverso i<br />

gradi di secondo e primo organista (1639,<br />

1645), senza però disdegnare collaborazioni<br />

con la scuola di San Rocco, con la chiesa di<br />

San Lorenzo, con l’ospedale dei Santi Giovanni<br />

e Paolo (1620-1630), e soprattutto con<br />

l’ambiente teatrale veneziano. Se la produzione<br />

sacra di Cavalli corrisponde quasi all’intero<br />

periodo veneziano (1625-1675), la<br />

sua carriera teatrale prende avvio nel 1639,<br />

con l’andata in scena della festa teatrale<br />

Le nozze di Teti e di Peleo al teatro San Cassiano<br />

(24 gennaio), proseguendo ininterrottamente,<br />

attraverso una quarantina di partiture<br />

(comprese quelle perdute e attribuitegli)<br />

commissionategli prevalentemente dai teatri<br />

veneziani, sino al Massenzio del 1673.<br />

Dalla lettura degli interventi si evince il frenetico<br />

e incontenibile sviluppo della componente<br />

“impresariale” nella gestione di una<br />

prassi teatrale che prende avvio pressoché<br />

contemporaneamente all’accostarsi di Cavalli<br />

alla nascente “moderna” concezione del<br />

melodramma. E non solo Cavalli recita una<br />

parte da primo attore in questo contesto ar-<br />

36 notiziariobibliografico59<br />

tistico/economico, ma anche le sue partiture<br />

non mancano di piazzarsi, nella loro integrità<br />

o rimodellate, nei principali teatri italiani<br />

e parigini. In questo volume l’indagine<br />

filologica la fa da padrona, sola e unica guida<br />

in un florilegio di partiture, arie staccate,<br />

varianti d’autore (o altrui) e libretti, spesso<br />

unici testimoni di rappresentazioni teatrali,<br />

cui si aggiungono, a volte, cronache e memorie<br />

annotate in gazzette e diari personali.<br />

Decisamente di primo piano il “cast” degli<br />

studiosi ingaggiati, molti dei quali da anni<br />

impegnati sui fronti dell’opera seicentesca<br />

e su Cavalli: Carlo Majer, Jennifer William<br />

Brown, Hendrik Schulze, Beth e Jonathan<br />

Glixon, Mauro Calcagno, Ellen Rosand,<br />

Wendy Heller, Dinko Fabris, Maria Chiara<br />

Bertieri, Anna Tedesco, Armando Fabio Ivaldi,<br />

Barbara Nestola, Paologiovanni Maione.<br />

| Francesco Passadore |<br />

<br />

FRANCO ROSSI, Catalogo tematico delle composizioni<br />

di Baldassare Galuppi (1706-1785).<br />

Parte I: Le opere strumentali, Padova, Edizioni<br />

de “I Solisti Veneti”, 2006, 8°, pp. CVII-<br />

369, ess. mus., s.i.p.<br />

Una passione più che ventennale ha fatto di<br />

Franco Rossi il mentore post mortem di Baldassare<br />

Galuppi, detto il Buranello dal toponimo<br />

dell’isola veneziana che gli dette i natali.<br />

Non vanno comunque passate sotto silenzio<br />

le ricerche condotte, e edite, di Reinhard<br />

Wiesend fin dagli ultimi anni Settanta<br />

del secolo scorso. Negli anni ha ricercato,<br />

censito, identificato, collazionato manoscritti<br />

e stampe che hanno tràdito le musiche di<br />

Galuppi (1706-1785), scovando testimonianze,<br />

soprattutto manoscritte, in biblioteche e<br />

archivi (pubblici e privati) sparsi in tutto il<br />

mondo. Un lavoro immane, e probabilmente<br />

non ancora pienamente concluso, ammesso<br />

che su tali ricerche si possa porre un<br />

sigillo conclusivo, proprio perché la musica<br />

e la fama del Buranello, che fu maestro di<br />

coro negli ospedali dei Mendicanti (1740-<br />

1751) e degli Incurabili, vicemaestro (1748-<br />

1762) e maestro (1762-1785) della cappella<br />

ducale di San Marco, hanno viaggiato, lui vivente,<br />

per tutta l’Europa, fino alla corte russa<br />

di San Pietroburgo di Caterina II, dove lui<br />

stesso venne chiamato a prestare servizio<br />

(1765-1768), oltre che a Londra (1741-1743).<br />

Una prima indagine, tutt’altro che esaustiva,<br />

testimonia oltre 2.500 fonti manoscritte<br />

fra autografi e copie di musica strumentale<br />

e vocale (sacra, operistica, da camera), ma si<br />

sospetta che siano molte di più. È lo stesso<br />

Rossi a fornire una convincente spiegazione<br />

di questa iperproduzione e dissemina-<br />

zione sfrenata di fonti manoscritte: “La diffusione<br />

capillare di tutta questa musica è<br />

certamente spiegabile per quanto riguarda<br />

le copie manoscritte: in linea con le composizioni<br />

degli autori più stimati è abbastanza<br />

evidente che anche la musica sotto alcuni<br />

aspetti meno appetibile come quella sacra<br />

sia stata più e più volte copiata, forse anche<br />

per quel tanto di spiccatamente teatrale che<br />

segna soprattutto le parti solistiche di molti<br />

di questi brani”.<br />

Rossi presenta ora il primo tomo di quello<br />

che sarà il catalogo tematico delle musiche<br />

di Galuppi, quello dedicato alle musiche<br />

strumentali, corpus costituito da 158 sonate<br />

per clavicembalo (o organo), sette sonate a<br />

tre e ventiquattro concerti. Ogni composizione<br />

viene descritta minuziosamente fornendone<br />

gli incipit musicali dei vari movimenti,<br />

oltre che l’elenco e la collocazione<br />

delle fonti a stampa e manoscritte, i riferimenti<br />

ai repertori bibliografici precedenti, e<br />

i confronti che portano a identificare trascrizioni,<br />

trasposizioni tonali e varie forme<br />

di riutilizzo di alcune composizioni secondo<br />

la consuetudine dell’epoca. Tavole di<br />

concordanza, indici tematici delle sonate,<br />

dei titoli e dei nomi, integrano e completano<br />

il catalogo, che è preludiato da una breve<br />

ma documentata introduzione storica e da<br />

tre imponenti apparati (un centinaio di pagine)<br />

che testimoniano l’interesse moderno<br />

della discografia, dell’editoria musicale e<br />

degli studi musicologici dedicati a Galuppi.<br />

| Francesco Passadore |<br />

<br />

FRANCESCO ANTONIO VALLOTTI, Regina Coeli<br />

(1739), Salve Regina (1740), per soprano, archi<br />

e basso continuo, revisione di Pietro Perini,<br />

Chioggia (VE), Associazione Lirico Musicale<br />

Clodiense, 2003, 4°, pp. 71, con CD, s.i.p.<br />

Francesco Antonio Vallotti fu organista,<br />

compositore, teorico della musica: tre facce<br />

di un’unica vocazione che egli, nato a Vercelli<br />

l’11 giugno 1697, vide sbocciare presso<br />

il Seminario della città natale, dove prese le<br />

prime lezioni di musica e canto con il maestro<br />

Bissone. Entrato nel 1715 nel convento<br />

dei Francescani a Chambéry, prese gli ordini<br />

nel 1720. Studiò poi filosofia a Cuneo e<br />

nel 1721 teologia a Milano; trasferitosi a Padova,<br />

seguì gli studi musicali con il maestro<br />

padre Francesco Antonio Calegari. Nel 1722<br />

fu nominato terzo organista della basilica di<br />

Sant’Antonio, dove percorse la lunga carriera,<br />

essendovi nominato vice-maestro di cappella<br />

nel 1727, maestro sostituto nel 1728 e<br />

infine, nel 1730, succedendo a Giuseppe Rinaldi<br />

in qualità di maestro, carica che man

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