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immagini tratte da<br />

La chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Venezia...<br />

La chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Venezia.<br />

Un tempio benedettino “ritrovato” alla<br />

Giudecca. Storia, trasformazioni e conservazione,<br />

a cura di Claudio Spagnol, Venezia, Marsilio,<br />

2008, 4°, pp. 334, ill., DVD all., s.i.p.<br />

Narra un manoscritto secentesco di Pietro<br />

Petrelli, dedicato alla comunità benedettina<br />

osservante dei Santi Cosma e Damiano alla<br />

Giudecca, che il complesso monastico ebbe<br />

un “quasi prodigioso principio”. L’autore<br />

infatti riferisce di tale Lena che, ispirata da<br />

Dio, donò la sua abitazione e un terreno<br />

adiacente alla fondatrice dell’ente, Marina<br />

Celsi, già badessa dei monasteri di San Matteo<br />

a Murano e di Sant’Eufemia a Mazzorbo,<br />

dopo averla vista aggirarsi per l’isola in<br />

cerca di un segnale divino a conferma delle<br />

sue intenzioni.<br />

La storia di Petrelli, spogliata degli elementi<br />

favolistici, trova riscontro nell’atto notarile<br />

datato 30 aprile 1481 e conservato nell’archivio<br />

del monastero, in virtù del quale Elena,<br />

vedova di Giovanni Pietro Del Fradello,<br />

cedette una casa con corte, pozzo e annesso<br />

terreno a Marina Celsi per la costruzione di<br />

un monastero dedicato ai Santi Cosma e<br />

Damiano, con la richiesta che nel nuovo<br />

edificio le fosse riservata una stanza dove<br />

poter vivere.<br />

La bolla pontificia del 17 maggio 1481 sancisce<br />

l’adesione di Sisto IV al progetto della<br />

Celsi, la quale gode anche del sostegno del<br />

doge Giovanni Mocenigo. I lavori di costruzione<br />

iniziano pochi mesi più tardi con la<br />

cerimonia della posa della “prima pietra”<br />

celebrata dal patriarca il 20 luglio. Altri benefattori<br />

contribuiscono negli anni all’incremento<br />

del patrimonio del monastero,<br />

che può in tal modo rispondere alla maggiore<br />

richiesta di monacazioni – dovuta all’aumento<br />

demografico e alla crescita delle<br />

doti matrimoniali verificatisi nella seconda<br />

metà del XV secolo – e dare seguito all’esigenza<br />

di rinnovamento religioso fortemente<br />

sentito dalla comunità. Con l’atto notarile<br />

sottoscritto nel giugno 1487, le stesse monache<br />

donano tutti i loro beni alla Celsi che<br />

li riceve in veste di badessa. Prosegue nei<br />

decenni successivi l’espansione del monastero<br />

con l’acquisto di nuovi terreni. All’inizio<br />

degli anni novanta del Quattrocento risulta<br />

ultimata la prima chiesa, cui seguirà<br />

entro la prima metà del Cinquecento il nuovo<br />

e più grande edificio sorto tra tormentate<br />

vicissitudini in quello stesso luogo che<br />

Marina Celsi aveva indicato nel suo testamento<br />

spirituale del 1508, a quindici anni<br />

dalla morte.<br />

All’“ecclesia pulcherima”, lodata dai contemporanei<br />

per l’essenzialità della sua architettura,<br />

e ai recenti lavori di restauro che<br />

ne hanno reso possibile la restituzione alla<br />

cittadinanza, è dedicato il presente volume<br />

recensioni e segnalazioni<br />

che, con l’ausilio di un ricco apparato iconografico<br />

e di un suggestivo filmato in<br />

DVD, raccoglie nelle tre sezioni in cui è articolato<br />

(Le vicende storiche, Le opere di conservazione,<br />

Apparati) numerosi contributi<br />

scientifici. Essi testimoniano l’affascinante<br />

combinazione di memoria e innovazione<br />

che ha portato l’edificio a nuova vita quale<br />

moderno “incubatore di imprese”, dopo<br />

l’utilizzo improprio del complesso tra Ottocento<br />

e Novecento: fu caserma, ospedale,<br />

fabbrica di sale agrario e opificio tessile.<br />

| Clara Pagnacco |<br />

<br />

MARA GARDIN - EUGENIO MARIN, Boldara e la<br />

chiesetta della Visitazione, Gruaro (VE), Comune<br />

di Gruaro, 2007, 8°, pp. 94, ill., s.i.p.<br />

La pubblicazione raccoglie i contributi di<br />

Eugenio Marin e Mara Gardin dedicati rispettivamente<br />

alla storia dell’Oratorio della<br />

Visitazione di Boldara e al ciclo di affreschi<br />

che ne decora le pareti. Come sottolineano<br />

il Sindaco e l’Assessore alla Cultura del Comune<br />

di Gruaro nella loro presentazione, il<br />

volume potrebbe considerarsi la fase preparatoria<br />

agli auspicati e imminenti lavori di<br />

restauro di cui necessitano l’edificio e in particolare<br />

le sue decorazioni, che versano in<br />

uno stato di conservazione assai precario.<br />

<strong>Il</strong> saggio di Marin è introdotto da un breve<br />

excursus sulle origini della comunità di Boldara,<br />

testimoniata per la prima volta in un<br />

documento risalente al 1182. Nulla è dato<br />

sapere a quella data del numero di abitanti<br />

e nemmeno dell’esistenza di un edificio di<br />

culto. Le prime notizie documentali relative<br />

all’oratorio della Visitazione compaiono<br />

molto più tardi, nel XVII secolo, sebbene sia<br />

ipotizzabile un’origine di gran lunga precedente.<br />

<strong>Il</strong> luogo stesso in cui sorge, sulla<br />

strada che collega Portogruaro e Gruaro,<br />

nei pressi di un incrocio, rafforza tale ipotesi<br />

poiché ha tutte le caratteristiche di una<br />

pratica di sacralizzazione che affonda le<br />

proprie radici in tempi lontani. Con maggiore<br />

sicurezza si può affermare che il sacello<br />

oggi visibile è la ricostruzione di un<br />

precedente edificio, come dimostrano i resti<br />

rinvenuti sotto la pavimentazione attuale.<br />

Un indizio che potrebbe indicare il periodo<br />

di fondazione della chiesetta è rintracciabile<br />

nel titolo cui essa è consacrata: la Visitazione<br />

di Maria a santa Elisabetta, solennità<br />

introdotta nel calendario liturgico da papa<br />

Urbano VI nel 1389.<br />

Databili con certezza sono invece gli affreschi,<br />

cui è dedicata la seconda parte del volume<br />

a cura di Mara Gardin. L’iscrizione su<br />

una delle pareti riporta l’anno 1646 e il<br />

notiziariobibliografico59 31

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