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opere generali<br />
Carte scoperte. <strong>Il</strong> restauro del codice 29 della<br />
Biblioteca del Seminario Vescovile di Padova,<br />
a cura di Leonardo Granata, Padova, Nova<br />
Charta, 2009, 8°, pp. 116, ill., e 22,00.<br />
<strong>Il</strong> libro, a cura di Leonardo Granata, professore<br />
di codicologia presso l’Università di<br />
Padova ed esperto di manoscritti medievali,<br />
raccoglie otto saggi dedicati allo studio storico,<br />
paleografico, codicologico e archeologico<br />
del codice 29 della Biblioteca del Seminario<br />
Vescovile di Padova. Appartenuto<br />
originariamente al senese Ales sandro Sermonete<br />
(1424-1487), medico, bibliofilo e<br />
docente universitario, il codice 29 avrebbe<br />
rag giunto la città di Padova assieme al suo<br />
possessore, qui trasferitosi nel 1479 per un<br />
periodo di insegnamento. Entrato a far parte<br />
tra la fine del Cinquecento e i primi anni<br />
del Seicento della collezione dell’erudito patavino<br />
Antonio Querenghi (1546-1633), sarebbe<br />
successivamente passato agli inizi del<br />
XVIII secolo nella raccolta di Alfonso Alvarotti<br />
(1687-1720), noto aristocratico di Padova,<br />
e acquistato infine per il Seminario Vescovile<br />
dal vescovo Giorgio Corner.<br />
<strong>Il</strong> manoscritto, con le traduzioni in volgare<br />
di tre opere letterarie – le Eroidi di Ovidio, il<br />
De Pulice falsamente attribuito allo stesso<br />
Ovidio e La Sfera di Goro Dati –, è un volume<br />
cartaceo di 91 fogli realizzato in Toscana<br />
nel terzo quarto del XV secolo, come si<br />
evince principalmente dalla tipologia della<br />
filigrana, riproducente un fiore a forma di<br />
tulipano. In occasione del riordino del patrimonio<br />
librario e documentario della Biblioteca<br />
del Seminario, nell’estate 2008,<br />
esso è stato sottoposto a un restauro che, resosi<br />
necessario soprattutto a causa del deterioramento<br />
del supporto cartaceo, lo ha restituito<br />
alla sua piena integrità.<br />
<strong>Il</strong> delicato intervento conservativo è stato<br />
promosso nell’ambito del progetto “Salviamo<br />
un Codice”, nato per iniziativa della<br />
casa editrice Nova Charta, a cui si deve la<br />
salvaguardia di altri importanti manoscritti<br />
della Biblioteca Forteguerriana di Pistoia e<br />
della Malatestiana di Cesena. <strong>Il</strong> codice 29,<br />
pur non paragonabile, per la semplicità dell’apparato<br />
decorativo, della rilegatura e del<br />
recensioni e segnalazioni<br />
contenuto, ai fastosi manoscritti coevi di<br />
più alta committenza, riveste una certa importanza<br />
in quanto testimonianza della circolazione<br />
del sapere fra un pubblico di cultura<br />
modesta. In questo senso le ricerche<br />
storiche e artistiche, effettuate contestualmente<br />
all’opera di consolidamento del codice<br />
ed esposte nel presente volume, forniscono<br />
un interessante contributo alla storia<br />
della produzione libraria di medio livello<br />
della seconda metà del Quattrocento, periodo<br />
chiave per il libro manoscritto di tradizione<br />
medievale, che proprio allora andava<br />
incontro ai suoi ultimi anni di vita, prima<br />
dell’invenzione della stampa. | Annamaria<br />
Pazienza |<br />
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FRANCESCA CAVAZZANA ROMANELLI, “Distribuire<br />
le scritture e metterle a suo nicchio”. Studi<br />
di storia degli archivi trevigiani, Treviso,<br />
Ateneo di Treviso, 2007, 8°, pp. 238, ill., s.i.p.<br />
(Quaderni dell’Ateneo di Treviso, 15).<br />
Francesca Cavazzana Romanelli, già Direttrice<br />
dell’Archivio di Stato di Treviso e responsabile<br />
del progetto ‘Ecclesiae Venetae’,<br />
che ha consentito la presentazione on-line<br />
di parecchi archivi vescovili del Veneto, raccoglie<br />
in questo volume alcuni suoi saggi,<br />
parte inediti, parte già pubblicati ma rielaborati<br />
per quest’occasione, anche con la collaborazione<br />
di Daniela Rando e Ermanno<br />
Orlando, per ripercorrere le vicende di importanti<br />
archivi cittadini, in questi anni studiati<br />
e valorizzati da inventari e iniziative divulgative,<br />
perché possano continuare a svelare<br />
“le infinite storie [...] che per secoli hanno<br />
tramandato e raccolto”.<br />
Gli articoli esaminano dunque il destino<br />
delle carte prodotte da enti religiosi e da<br />
magistrature periferiche di antico regime:<br />
sotto i nostri occhi sfilano la nascita, il fiorire,<br />
gli ordinamenti ad opera di catasticatori<br />
settecenteschi ed eruditi ottocenteschi degli<br />
archivi storici di istituzioni caratterizzanti<br />
l’identità cittadina, ecclesiastiche e laiche,<br />
come il monastero di Santa Maria di Mogliano<br />
e San Teonisto di Treviso, il convento<br />
di Santa Caterina dei Servi, la Scuola di<br />
Santa Maria dei Battuti con il suo ospedale<br />
e infine l’antico Comune, con i volumi di<br />
estimi e le belle mappe sei-settecentesche,<br />
disegnate per calcolare l’imposta fondiaria<br />
che il territorio di Treviso doveva pagare alla<br />
Serenissima.<br />
La ricostruzione puntuale della storia dei<br />
complessi archivistici di età medievale e<br />
moderna e la descrizione delle tipologie documentarie<br />
si ancorano sempre saldamente<br />
alle vicende storiche, spesso tumultuose,<br />
dei soggetti produttori e alla delineazione<br />
del panorama di formazione degli istituti<br />
culturali trevigiani che oggi custodiscono la<br />
documentazione, in primo luogo l’Archivio<br />
di Stato e la Biblioteca Civica, anche se non<br />
mancano i riferimenti all’Archivio della Curia<br />
vescovile e alla Biblioteca Capitolare.<br />
<strong>Il</strong> momento fondante di tutte le vicende<br />
archivistiche prese in esame da Cavazzana<br />
Romanelli viene riconosciuto nell’Ottocento<br />
avanzato ed è legato a due nomi: quello di<br />
Bartolomeo Cecchetti, direttore dell’Archivio<br />
di Stato di Venezia e soprintendente archivistico<br />
del Veneto e, per Treviso, soprattutto<br />
quello di Luigi Bailo, direttore di Biblioteca,<br />
Archivio e Museo municipali e<br />
sensibile ordinatore del fondo delle corporazioni<br />
religiose indemaniato in età veneta<br />
e napoleonica, depositato prima in Biblioteca<br />
e in seguito trasferito all’Archivio di Stato,<br />
dove oggi è conservato anche l’Archivio<br />
storico comunale. | Roberta Spada |<br />
<br />
LILIAN ARMSTRONG - PIERO SCAPECCHI - FEDE-<br />
RICA TONIOLO, Gli incunaboli della Biblioteca<br />
del Seminario Vescovile di Padova, a cura di<br />
Pierantonio Gios e Federica Toniolo, introduzione<br />
di Giordana Mariani Canova, Padova,<br />
Istituto per la storia ecclesiastica padovana,<br />
2008, 8°, pp. 262+189 tavv., ill.,<br />
e 60,00 (Fonti e ricerche di storia ecclesiastica<br />
padovana, XXXIII).<br />
<strong>Il</strong> catalogo delle edizioni quattrocentesche<br />
presenti nella biblioteca del Seminario vescovile<br />
di Padova nasce dalla proficua collaborazione<br />
tra l’istituto e la Biblioteca Nazionale<br />
Centrale di Firenze che, insieme al-<br />
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