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Urania 0689 -Opzioni - Robert Sheckley.pdf - Autistici/Inventati

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«Se qualcuno è pazzo, qui» disse Mishkin «siete voi.»<br />

I giocatori di poker scoppiarono a ridere. George disse: «La sanità mentale è una questione di<br />

consenso. Noi sosteniamo che questa è una stanza d'albergo, e ti battiamo quattro ad uno. Questo fa di<br />

te un pazzo.»<br />

«Questa maledetta città è piena di matti» disse Phil. «Adesso arrivano a entrare nelle camere<br />

d'albergo per dire che invece sono dei ponti su un burrone.»<br />

«Mi volete lasciar passare?» domandò Mishkin.<br />

«Se acconsentissimo, dove andresti?»<br />

«Dall'altra parte del burrone.»<br />

«Se giri intorno al tavolo finirai solo dall'altra parte della stanza» disse Phil.<br />

«Io non credo» ribatté Mishkin. «E sebbene sia tollerante nei confronti delle vostre opinioni, nel caso<br />

specifico mi rendo conto che sono fondate su un falso presupposto. Lasciatemi passare e potrete<br />

vederlo coi vostri occhi.»<br />

Phil si alzò sbadigliando. «Io vado al cesso, così puoi passare dalla mia parte. Ma quando sarai<br />

arrivato in fondo alla stanza te ne andrai come un bravo bambino e ti toglierai dai piedi?»<br />

«Se questa è una stanza, prometto di andarmene immediatamente.»<br />

Phil si alzò, si scostò di due passi dal tavolo e cadde nel burrone. Il suo urlo echeggiò e riecheggiò a<br />

varie profondità.<br />

«Quelle maledette sirene della polizia mi danno ai nervi» disse George.<br />

Mishkin passò rasentando il tavolo, e raggiunse il lato opposto del burrone. Il robot lo seguì. Appena<br />

in salvo, Mishkin gridò: «Avete visto che è un burrone?»<br />

«Già che c'è, spero che Phil riesca a far uscire Tom dal cesso» disse George. «C'è dentro da<br />

mezz'ora.»<br />

«Ehi, dov'è andato il matto?» disse Burt.<br />

I giocatori si guardarono intorno. «Se n'è andato» disse George. «Che sia entrato nell'armadio a<br />

muro?»<br />

«No. Guardavo proprio da quella parte» disse Burt.<br />

«È cascato dalla finestra?»<br />

«Non si possono aprire i vetri.»<br />

«Be', è proprio strano... Ehi, Phil, sbrigati!»<br />

«Non si riesce mai a farlo uscire dal cesso» disse Burt. «Cosa ne direste di una partitina a gin<br />

rummy?»<br />

«Prontissimo» disse Burt mescolando le carte.<br />

Mishkin rimase a guardarli per un po', poi si addentrò nella foresta.<br />

Mishkin chiese al robot: «Cos'era secondo te?»<br />

«Sto riesaminando le informazioni» rispose il robot. E dopo due minuti di silenzio disse: «Era un gioco<br />

di specchi.»<br />

«Mi par poco probabile.»<br />

«Tutte le ipotesi relative alla sequenza presente sono improbabili» disse il robot. «Preferiresti sentir<br />

dire che i giocatori di carte si sono imbattuti in una discontinuità del continuum spazio-temporale in cui<br />

si intersecavano due piani della realtà?»<br />

«Sì, preferirei così» disse Mishkin.<br />

«Mentalità terra terra» disse il robot. «Possiamo andare avanti?»<br />

«Andiamo. Spero che la macchina funzioni.»<br />

«Dovrebbe» disse il robot. «Ci ho messo tre ore a riavvolgere il generatore.»<br />

La macchina, una Citroen bianca, con pneumatici a forma di fungo e luci di coda azionate da un<br />

sistema idraulico, era parcheggiata davanti a loro in una piccola radura. Mishkin salì e avviò il motore. Il<br />

robot si sdraiò sul sedile posteriore.<br />

«Cosa fai?»<br />

«Pensavo di fare un pisolino.»<br />

«I robots non dormono mai.»<br />

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