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Urania 0689 -Opzioni - Robert Sheckley.pdf - Autistici/Inventati

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finirono a brandelli.<br />

«Presto e bene raro avviene» disse Mishkin.<br />

Mishkin bighellonava per la foresta collezionando odori, suoni, panorami, gustando la brezza,<br />

insomma si comportava in modo molto spirituale. Canterellava a fior di labbra un motivo senza parole<br />

facendo schioccare le dita per sottolinearne il ritmo. Era in questo stato d'animo quando s'imbatté in un<br />

uomo appoggiato a un albero.<br />

L'uomo aveva gli occhi chiusi. Non respirava, però non sembrava nemmeno morto. Sul petto nudo<br />

spiccava una targa di bronzo su cui era scritto: "Accendimi" e, sopra, c'era un interruttore a chiavetta.<br />

Mishkin girò la chiavetta.<br />

L'uomo aprì immediatamente gli occhi. Si afferrò la testa e barcollò tanto che avrebbe finito col<br />

cadere se Mishkin non lo avesse sorretto deponendolo poi gentilmente a terra.<br />

«Grazie, caro signore» disse l'uomo. «Forse mi chiamo Alex Gonkin e vi sono molto obbligato. Anche<br />

se, forse, era meglio che mi lasciaste spento, perché ora che ho ripreso conoscenza le mie paure<br />

minacciano di sconvolgermi il precario equilibrio della mente.»<br />

«Di cosa avete paura?» domandò Mishkin.<br />

«Ho sentito la voce che diceva: "Per ucciderlo, dobbiamo uccidere tutti i suoi io" e ho subito capito<br />

che per sopravvivere dovevo tener nascosto il fatto che l'io è molteplice. Potrei definirla la mia prima<br />

linea di difesa. La seconda era costituita dalla presenza degli altri io e della loro intercomunicabilità. Mi<br />

sono subito reso conto che i miei io dovevano essere uccisi contemporaneamente, o pressappoco, per<br />

evitare che capissero cosa stava succedendo e potessero prendere le misure adatte a difendersi. Mi<br />

seguite?»<br />

«Credo di sì.»<br />

«Allora siete pazzo e io non parlo più. Adesso dirà qualche parola il mio Accusatore.»<br />

L'Accusatore scese da un albero e si piazzò accanto a Mishkin sbocconcellando una mela con aria di<br />

rimprovero.<br />

«Non dovevi accendere quello che era spento» disse l'Accusatore.<br />

«State a sentire» disse Mishkin. «Se Dio non avesse voluto che quest'uomo fosse acceso non gli<br />

avrebbe messo quell'interruttore sul petto.»<br />

«È vero... Ma nella Sua ineffabile saggezza Dio ha fatto anche in modo che l'interruttore potesse<br />

essere spento.»<br />

«Però Dio ha anche messo quella targa su cui è scritto "Accendimi".»<br />

«L'esegesi è una pericolosa forma di presunzione» affermò l'Accusatore.<br />

«Non voglio insistere» disse Mishkin. «Ma secondo me la morale è chiara, e cioè che le persone con<br />

un interruttore sul petto non ti saltano addosso.»<br />

«Cosa dici?» urlò l'Accusatore. «Che roba è mai questa? Sei completamente impazzito?»<br />

«Cos'ho detto? Cos'è successo? Dove sono?» domandò Mishkin.<br />

«Le tue azioni verranno esaminate» disse l'Accusatore «e ti faremo sapere cosa abbiamo deciso.»<br />

26<br />

27<br />

Nella sala degli specchi deformanti<br />

Si può produrre l'automatismo nelle persone. Anzi, uomo e automatismo sono sinonimi. Noi siamo<br />

dominati dalle nostre emozioni. Galleggiamo trasportati qua e là sulle correnti di ciò che vogliamo e di<br />

ciò che non vogliamo, di ciò che desideriamo e di ciò che ci desidera.<br />

Comunque, prendiamo un oggetto, un qualsiasi oggetto. Un'arancia. Ma la mente rifiuta un'arancia,<br />

rotonda e arancione, paradossalmente quadrata. Prendiamo qualche altra cosa. Ormai però abbiamo<br />

preso l'arancia. Solida, con la scorza butterata. Per associazione d'idee ci vengono in mente molte cose,<br />

tutte banali. Bisogna togliere l'arancia dall'elenco degli oggetti con cui poter fare delle associazioni<br />

d'idee.<br />

Basta con le arance. Le arance occupano un posto troppo importante. Prendiamo un'arancia. No,<br />

abbiamo già preso troppe arance. L'arancia è una panacea della mente. Perché non prendiamo invece

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