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I Racconti tra realtà e leggenda di Mister X - Patrizio Marozzi

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At<strong>tra</strong>versando calle e ponticelli giungo in “Corte dei Tiozzi”. Lì aspetto un po’ che torni<br />

la signora che ha le chiavi dell’appartamento che ho affittato, la proprietaria è romana.<br />

Giunge, è una signora cor<strong>di</strong>ale, gentile; mi accompagna all’appartamento: un piccolo<br />

sottotetto, con cucina e due stanze da letto e un piacevole balconcino. Dormirò in una casa<br />

<strong>di</strong> Venezia e questo nonostante tutto mi rende sod<strong>di</strong>sfatto.<br />

Viaggiare sui vaporetti è un’esperienza particolare, c’è sempre l’eventualità <strong>di</strong><br />

incappare <strong>tra</strong> persone che conversano, incon<strong>tra</strong>re donne, che giocoforza puoi guardare<br />

negli occhi a <strong>di</strong>eci centimetri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza. I vaporetti sono pieni e si è pigiati l’uno sugli<br />

altri. Dopo una fermata sento una persona che chiama il conducente, parla in inglese, <strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> chiamare la polizia, <strong>di</strong> non far scendere la gente perché qualcuno le ha aperto la borsa e<br />

rubato il portafoglio. Le <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> fare la denuncia una volta scesa, quello che chiede è<br />

inutile.<br />

Viaggio at<strong>tra</strong>verso il Canal Grande e sono preso dallo stupore, la meraviglia negli occhi<br />

nel vedere i palazzi e le abitazioni, l’architettura <strong>di</strong> Venezia mi emoziona, mi lascia<br />

sospeso e incantato. Venezia non sospetta nulla <strong>di</strong> ciò che non gli appartiene, è presente in<br />

ogni gesto movimento <strong>di</strong> chi l’at<strong>tra</strong>versa, lo rende visibile all’invisibile. Una città che ti<br />

pone all’altezza <strong>di</strong> te stesso, essenziale come la sua arte. La notte a Venezia è l’energia <strong>di</strong><br />

un mistero svelato.<br />

…La mattina sul ponte, mentre andavo verso i giar<strong>di</strong>ni alla biennale arte, ho visto una<br />

donna che avevo conosciuto molti anni prima, un lontano amore, un ricordo ormai<br />

s<strong>tra</strong>niero, una storia raccontata nella campagna della maremma. Ci siamo quasi passati<br />

accanto, anche lei mi ha riconosciuto, ma non ci siamo incon<strong>tra</strong>ti, fermati a parlare. Chissà<br />

cosa l’aveva portata a Venezia su quel ponte, in quel momento. … La guardai per un po’<br />

mentre si allontanava, poi proseguii verso i pa<strong>di</strong>glioni della biennale. Avevo<br />

appuntamento davanti al pa<strong>di</strong>glione tedesco, non conoscevo la persona che dovevo<br />

incon<strong>tra</strong>re, non ero certo neanche <strong>di</strong> dover incon<strong>tra</strong>re qualcuno. Mi era stato detto soltanto<br />

<strong>di</strong> trovarmi lì alle un<strong>di</strong>ci.<br />

Lei, una donna mi viene incontro, mi saluta cor<strong>di</strong>almente. – “Ciao ti ho portato<br />

l’intervista <strong>di</strong> Mert, l’ho già <strong>tra</strong>scritta, questo è il floppi.” Facciamo finta <strong>di</strong> conoscerci, le<br />

chiedo come sta e se le piace la biennale… poi mi bacia sulla guancia e mi <strong>di</strong>ce che deve<br />

scappare ché le parte il treno. Poco <strong>di</strong>stante da noi, un uomo che avevo già notato alla<br />

stazione, stava osservandoci. Mi allontano e torno a casa.<br />

Inserisco il <strong>di</strong>schetto nel computer, lo apro, c’è scritta una frase: la partita a due nel<br />

quadro che c’è che non c’è.<br />

In questa storia nessuno conosce né la persona né il co<strong>di</strong>ce precedente o futuro. La<br />

donna che mi ha consegnato il <strong>di</strong>schetto non sapeva niente <strong>di</strong> me, né della frase che<br />

conteneva, e anch’io non devo far altro che lasciare il <strong>di</strong>schetto, fra un giorno, sopra la<br />

cassetta della posta alla stazione.<br />

Esco <strong>di</strong> casa ch’è notte. Sono alla fermata del vaporetto, una donna, giovane, in abito da<br />

sera è lì con me ad aspettare. Osservando il profilo del suo viso noto il <strong>di</strong>segno del suo<br />

orecchio: perfetto. Scende alla fermata del casinò e mentre la guardo allontanarsi so che<br />

non la rivedrò mai più, nella sensazione <strong>di</strong> questa sera. Proseguo verso piazza San Marco.<br />

Mi siedo al caffè Florian or<strong>di</strong>no da bere. Prendo il taccuino che ho in tasca e rileggo quella<br />

frase: la partita a due nel quadro che c’è che non c’è.

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