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I Racconti tra realtà e leggenda di Mister X - Patrizio Marozzi

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Ma iniziamo dal fatto che <strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong> ha deciso <strong>di</strong> scrivere un libro, che ha<br />

impiegato circa <strong>di</strong>eci anni per terminarlo e della breve storia dell’incontro <strong>di</strong> questo libro,<br />

con alcuni terapeuti.<br />

Chie<strong>di</strong>amo a <strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong> perché ha scritto questo libro e qual è stata l’idea <strong>di</strong><br />

partenza.<br />

- “Ma essenzialmente per fare dell’arte. L’idea <strong>di</strong> partenza è stata quella <strong>di</strong><br />

amplificare il concetto che veniva dall’abbozzo della storia iniziale, ma il percorso<br />

per realizzarlo è stato lungo.”<br />

Quando ha iniziato a prendere forma la struttura del romanzo?<br />

- “Ma… <strong>di</strong>ciamo che l’intenzione è sempre stata quella <strong>di</strong> trovare una forma che<br />

appartenesse a me stesso e al romanzo in se, voglio <strong>di</strong>re che era il mio processo creativo<br />

che doveva determinare la struttura del romanzo, insieme al senso <strong>di</strong> quello che scrivevo.<br />

L’intendo <strong>di</strong> una forma letteraria autonoma da qualsiasi canone, era il modo più naturale<br />

ed efficace per porre il mio processo creativo in relazione con il progetto artistico che<br />

prendeva forma e consistenza.”<br />

Quali sono gli argomenti <strong>tra</strong>ttati e cos’è che li ha inspirati?<br />

- “Gli argomenti sono molteplici, <strong>di</strong>ciamo che forse una delle matrici più forti è<br />

quella del processo d’identità e delle possibilità espressive dell’arte, at<strong>tra</strong>verso un<br />

<strong>di</strong>alogo estremo <strong>tra</strong> l’espressione segnica e la <strong>di</strong>mensione simbolica. I motivi<br />

d’ispirazione <strong>di</strong> un libro sono molteplici, <strong>di</strong>ciamo che in questo un aspetto<br />

significativo è stato la mia esigenza <strong>di</strong> ricerca psicanalitica e in essa un mio vissuto<br />

psichico che ho elaborato artisticamente.”<br />

Un giorno lo psicoterapeuta espresse il desiderio a <strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong> <strong>di</strong> leggere il suo<br />

libro, <strong>tra</strong>scorso il tempo… alla richiesta <strong>di</strong> <strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong> <strong>di</strong> cosa ne pensasse, la risposta<br />

del terapeuta fu che era un libro che poteva leggere o Dio o la Madonna.<br />

Per quanto <strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong> sapesse che era un’opera per un lettore che sfuggisse ai<br />

richiami degli stereotipi e che per certi versi richiedesse un’attenzione particolare – non<br />

aveva mai immaginato che fosse così al <strong>di</strong> sopra delle possibilità umane. Mostrò al<br />

terapeuta alcune chiavi <strong>di</strong> lettura, presenti nell’espressione segnica del testo e gli chiese se<br />

vi aveva fatto caso. Non le aveva notate, <strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong> capì che il terapeuta non<br />

riusciva a deco<strong>di</strong>ficare quelle forme letterarie che erano chiave <strong>di</strong> lettura del libro,<br />

strutturate al <strong>di</strong> fuori dei canoni segnici grammaticali <strong>tra</strong><strong>di</strong>zionali, e per questo commise<br />

l’errore <strong>di</strong> pensare che la sua opera avesse bisogno <strong>di</strong> un’introduzione, prefazione<br />

particolare. La sua prefazione parlava semplicemente <strong>di</strong> un’opera che at<strong>tra</strong>versava<br />

<strong>tra</strong>sversalmente le varie espressione del linguaggio scritto, dal saggio, alla poesie alla<br />

narrativa, generando una sua propria forma espressiva.<br />

Un giorno <strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong> lesse sul quoti<strong>di</strong>ano l’Unità un’intervista allo psicanalista<br />

Mario Trevi, che parlava dell’arte e della psicanalisi e pensò che forse sarebbe stata la<br />

persona adatta per la prefazione del suo libro. Disse al terapeuta che voleva telefonare o<br />

scrivere a Mario Trevi per chiedergli una prefazione, gli chiese se sapeva il suo recapito.<br />

Venne fuori che Trevi era stato il maestro del suo maestro e per questo legame finirono per<br />

decidere che sarebbe stato il terapeuta a contattare per <strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong> Mario Trevi.<br />

Passarono dei giorni e alla fine il terapeuta riuscì a parlare con Mario Trevi e <strong>tra</strong> i suoi<br />

mille patemi riuscì a chiedergli se poteva leggere il manoscritto che gli avrebbe mandato<br />

<strong>Patrizio</strong> <strong>Marozzi</strong>. Il manoscritto fu spe<strong>di</strong>to e insieme ad esso una lettera in cui il terapeuta<br />

chiedeva a Mario Trevi un parere letterario su <strong>di</strong> esso.<br />

Dopo del tempo il dott. Trevi rispose al terapeuta.

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