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I Racconti tra realtà e leggenda di Mister X - Patrizio Marozzi

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quello che dovevano <strong>di</strong>re e a che scopo. In modo <strong>di</strong> forviare la verità. Fatto sta, chi per<br />

vanità, chi per ignoranza, accadeva che costoro finissero per prestarsi a fare qualcosa che<br />

era tutt’altro che moralmente corretto. Con la tecnica della mal<strong>di</strong>cenza parlavano alle<br />

spalle <strong>di</strong> qualcuno che conoscevano solo in base a quello che gli era stato detto da es<strong>tra</strong>nei<br />

e che per vanità, loro, avevano creduto, senza capire quale fosse la verità.<br />

L’autore del libro mi ha parlato della sensazione che gli procurava tutto ciò, <strong>di</strong>cendo<br />

che era come se una donna gli si masturbasse nuda davanti agli occhi, pensandolo, “e che<br />

come lui stava per chiederle se non fosse meglio facessero all’amore, ancor prima, lei le<br />

rispondeva <strong>di</strong> no.” Era questo che più lo <strong>di</strong>sturbava. Per quando riguardava la fama in sé,<br />

mi <strong>di</strong>sse che non c’era molto da <strong>di</strong>re, perché non aveva nessuna certezza che proprio del<br />

suo libro parlassero, non sapeva affatto degli in<strong>di</strong>vidui che andavano ad imbeccare la<br />

gente per fargli <strong>di</strong>re quelle cose, poteva sospettare delle persone che lui sapeva essere in<br />

relazione con il libro, ma ad indagare, in fondo che ne avrebbe ricavato, se non l’ulteriore<br />

<strong>di</strong>mos<strong>tra</strong>zione che era meglio non fidarsi. In aggiunta a questo mi <strong>di</strong>sse che <strong>di</strong> per se la<br />

popolarità <strong>di</strong> una sua opera lo poteva toccare riguardo un suo stato d’animo interiore, ma<br />

<strong>di</strong> certo non gli avrebbe causato la per<strong>di</strong>ta della sua integrità creativa, per lui è questo il<br />

massimo del successo, l’affetto anonimo degli altri è qualcosa che riguarda più il libro,<br />

l’opera in sé che la totale vita del sua autore. Fu proprio questo a far degenerare ancor <strong>di</strong><br />

più lo stato delle cose, perché quando le persone coinvolte si resero conto che quel che<br />

suscitavano nell’autore non corrispondeva a quel che loro immaginavano, per rabbia<br />

invece <strong>di</strong> prendersela con se stessi per la loro vanità, ignoranza o per aver creduto a chi li<br />

aveva ingannati, continuarono a credere ancora a questi ultimi, e fecero come questi, nella<br />

loro follia gli <strong>di</strong>ssero <strong>di</strong> fare. Così cominciarono a <strong>tra</strong>sformare quello che può avvenire in<br />

un normale colloquio <strong>tra</strong> persone, in qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>abolico e malato: incominciarono a<br />

parlare e commentare <strong>tra</strong> <strong>di</strong> loro quello che l’autore faceva - in sua presenza - e come se<br />

non bastasse in aggiunta, alludevano alle conclusioni che pensavano che il loro parlare<br />

suscitasse nell’autore, credendo che tutto accedesse come lo immaginavano. Come è ovvio<br />

successe che tutti incominciarono a impazzire, a credere vero solo ciò che immaginavano,<br />

non quello che in <strong>realtà</strong> era; con il tempo finirono per commentarsi quello che facevano<br />

l’un l’altro, ma non era più come quando le cose accadevano naturalmente, perché tutto<br />

ciò aumentava l’immaginazione a <strong>di</strong>scapito della <strong>realtà</strong>. E così successe che tutti i loro<br />

<strong>di</strong>scorsi erano determinati più da quello che immaginavano, che dalla <strong>realtà</strong>. Che tutti<br />

vivessero sempre più nell’immaginazione del reale, e con la paura, l’angoscia <strong>di</strong> scoprire la<br />

<strong>realtà</strong>. E in questa situazione finivano preda dell’o<strong>di</strong>o.<br />

Il problema dell’autore era <strong>di</strong>ventato quello <strong>di</strong> non avere più una relazione con chi che<br />

sia plausibile, e le possibilità che la sua opere fosse compresa per quel che era e accettata,<br />

alquanto incerte; la <strong>realtà</strong> e l’oggettività della sua opera d’arte non poteva essere compresa<br />

in un mondo che non sapeva più <strong>di</strong>stinguere <strong>tra</strong> una sana immaginazione e una sana<br />

<strong>realtà</strong>. Solo nel suo essere scrittore, era rimasta la sua possibilità <strong>di</strong> poter integrare la<br />

fantasia con la <strong>realtà</strong> senza che si sovrapponessero l’una sull’al<strong>tra</strong>.<br />

L’inconveniente più grande per l’autore fu quello dell’amore con le donne, giacché era<br />

<strong>di</strong>ventato impossibile en<strong>tra</strong>re in relazione con loro, se non at<strong>tra</strong>verso un’elaborata rete <strong>di</strong><br />

sovrastrutture fantastiche immaginative, per con<strong>di</strong>zionare quella che loro chiamavano<br />

<strong>realtà</strong>. Così accadde che <strong>di</strong>re ad una donna ti amo, ho voglia <strong>di</strong> fare all’amore con te, non<br />

significasse più quello che aveva sempre voluto <strong>di</strong>re, e che per chiederle ciò bisognasse<br />

<strong>di</strong>rle, per esempio: il tappeto è un carciofo incartato e costa molto, e lei così avrebbe capito<br />

che l’amavi: L’autore non è mai riuscito a capire come si facesse, e se c’è stata qualche<br />

donna che gli ha detto che lo amava in questo modo non è stato in grado <strong>di</strong> capirlo, però

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