La didattica della storia attraverso le fonti orali - Centro Studi Ettore ...
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<strong>La</strong> <strong>didattica</strong> <strong>della</strong> <strong>storia</strong> <strong>attraverso</strong> <strong>le</strong> <strong>fonti</strong> <strong>orali</strong><br />
media “Parini” di Camposampiero da parte di due ricercatori dell’Università<br />
di Padova, nonché del <strong>Centro</strong> Luccini, David Ce<strong>le</strong>tti ed Elisabetta<br />
Novello, ed in azioni successive che hanno costituito applicazioni “sul<br />
campo” di quanto appreso durante <strong>le</strong> <strong>le</strong>zioni. Gli insegnanti Bustreo e<br />
Corsini del<strong>le</strong> classi 2 a E e 2 a C, poi diventate nel corso dell’anno scolastico<br />
2006-07 <strong>le</strong> classi 3 a E e 3 a C, hanno provveduto alla definizione del progetto<br />
<strong>attraverso</strong> la ricerca del tema, lo screening dei possibili testimoni,<br />
e la se<strong>le</strong>zione del<strong>le</strong> classi che avrebbero partecipato all’iniziativa. A questo<br />
punto si è proceduto alla formulazione del<strong>le</strong> domande, passaggio che<br />
tra l’altro ha indotto ad approfondire gli aspetti storici del processo di<br />
trasformazione <strong>della</strong> società e dell’economia Camposampierese nel periodo<br />
in esame. Il 1° ed il 20 dicembre 2006 sono state realizzate <strong>le</strong> interviste,<br />
registrate e filmate. Sulla base del materia<strong>le</strong> raccolto è stata<br />
impostata una discussione in classe ed una contestua<strong>le</strong> valutazione dei<br />
risultati <strong>della</strong> ricerca, sia dal punto di vista del<strong>le</strong> informazioni raccolte<br />
durante <strong>le</strong> interviste sia da quello metodologico, sia da quello del<strong>le</strong><br />
ricadute in ordine al<strong>le</strong> pratiche di lavoro interne alla classe, sia infine<br />
dello sviluppo di abilità metacognitive stimolate o messe in atto dagli<br />
alunni del<strong>le</strong> classi 3 a E e 3 a C durante la progettazione e la realizzazione<br />
del lavoro.<br />
<strong>La</strong> serie di studi storici dedicati al paese di Camposampiero e al distretto<br />
che ad esso fa riferimento, con specia<strong>le</strong> riguardo ai secoli XIX e<br />
XX, ha scandito <strong>le</strong> fasi decisive <strong>della</strong> costruzione dell’identità loca<strong>le</strong>. Nel<br />
progredire del tempo ta<strong>le</strong> identità è stata mediata con sempre maggiore<br />
consapevo<strong>le</strong>zza, sia con il preciso scopo di farne un momento inizia<strong>le</strong> di<br />
nuovi sviluppi, sia per motivi di prestigio municipa<strong>le</strong> da presentare a<br />
livello provincia<strong>le</strong> o naziona<strong>le</strong> al fine di ottenere finanziamenti o riconoscimenti.<br />
Sempre secondo questo paradigma di “ricostruzione” del<br />
passato e <strong>della</strong> memoria, una significativa convergenza dei due piani si è<br />
concretizzata nell’immediato secondo dopoguerra, allorquando la genera<strong>le</strong><br />
ripresa ha dato a Camposampiero ed ai comuni circonvicini – il<br />
“territorio” che al paese omonimo fa riferimento e che coincide con una<br />
dozzina di località facenti parti del “mandamento” di cui Camposampiero<br />
è stato storicamente centro di riferimento – uno degli esiti e degli<br />
assetti più compiuti e interessanti.<br />
L’evoluzione postbellica, caratterizzata dal genera<strong>le</strong> progresso economico<br />
vissuto dal nostro Paese e nel qua<strong>le</strong> anche la campagna veneta è<br />
stata presto coinvolta, dal risveglio socia<strong>le</strong>, con l’abbandono dei tratti<br />
più arcaici <strong>della</strong> mentalità contadina e religiosa, e da un contestua<strong>le</strong> av-<br />
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Casi di studio – 1. Camposampiero<br />
vicinamento alla politica democratica e partecipativa, ha costituito il<br />
punto foca<strong>le</strong> di analisi del progetto.<br />
Prima di entrare nel merito dei risultati conseguiti è opportuno descrivere<br />
in maniera essenzia<strong>le</strong> gli avvenimenti quali ci sono stati tramandati<br />
dal<strong>le</strong> <strong>fonti</strong> tradizionali, ripercorrendo in tal modo la traccia<br />
seguita nella concreta realizzazione del progetto.<br />
Dopo la seconda guerra mondia<strong>le</strong>, sulla scia di un rinnovamento istituziona<strong>le</strong><br />
e socia<strong>le</strong> seguito alla fine del regime fascista e al compimento<br />
di alcuni indirizzi già seguiti dal<strong>le</strong> amministrazioni municipali precedenti,<br />
Camposampiero – centro di modeste dimensioni, ma storicamente<br />
perno di un comprensorio territoria<strong>le</strong> piuttosto vasto – avviò una<br />
serie di iniziative che lo portarono ad assumere nel territorio comuna<strong>le</strong> e<br />
sovracomuna<strong>le</strong> un profilo, tuttora riconosciuto, di “capoluogo” amministrativo<br />
e di concentrazione del terziario.<br />
Ta<strong>le</strong> apertura, che del resto ben si adattava alla politica di territorializzazione<br />
dei servizi che veniva esplicitamente perseguita dal<strong>le</strong><br />
autorità statali centrali <strong>della</strong> giovane Repubblica ed assecondata dai<br />
poteri locali, favorì fra 1950 e 1960 l’istituzione di nuovi servizi o la riqualificazione<br />
di quelli già presenti, facendo ancor più compiutamente<br />
<strong>della</strong> cittadina un punto di riferimento per un’ampia porzione dell’Alta<br />
padovana.<br />
Nondimeno, in modo simi<strong>le</strong> ai paesi vicini che si stavano adattando<br />
per soddisfare <strong>le</strong> richieste di un processo di “industrializzazione <strong>le</strong>ggera”,<br />
impetuoso quanto anarchico nel<strong>le</strong> modalità di realizzazione e sempre<br />
più caratterizzato da tratti negativi quali il disordine edilizio, l’evasione<br />
fisca<strong>le</strong> e lo sfruttamento del basso costo del lavoro uniti all’erogazione<br />
di aiuti pubblici “a pioggia” nell’ambito del<strong>le</strong> <strong>le</strong>ggi sul<strong>le</strong> cosiddette<br />
“aree depresse”, Camposampiero destinò grande attenzione al<strong>le</strong><br />
richieste di strumenti e servizi che appoggiassero, sostenendolo, il movimento<br />
espansivo ora delineato. <strong>La</strong> richiesta, subito intercettata, venne<br />
soddisfatta con l’esplicito obiettivo di dotare il paese degli strumenti<br />
necessari ad affrontare il passaggio da una struttura produttiva agricola<br />
– tipica <strong>della</strong> zona e, in genera<strong>le</strong>, di tutto il Veneto fino agli anni Cinquanta<br />
– a quel sistema artigiana<strong>le</strong> ed industria<strong>le</strong> “familiare”, poi definito<br />
ad industrializzazione diffusa.<br />
In effetti <strong>le</strong> classi dirigenti, tra <strong>le</strong> quali storicamente preva<strong>le</strong>va la<br />
componente cattolica, erano state fino a quel momento unite nell’ipotesi<br />
di mantenere inalterata, per quanto possibi<strong>le</strong>, l’antica struttura socioeconomica<br />
basata su di un’agricoltura povera, capace a mala pena di