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La didattica della storia attraverso le fonti orali - Centro Studi Ettore ...

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<strong>La</strong> <strong>didattica</strong> <strong>della</strong> <strong>storia</strong> <strong>attraverso</strong> <strong>le</strong> <strong>fonti</strong> <strong>orali</strong><br />

A questo punto il metodo storico si era aperto ad ogni aspetto <strong>della</strong><br />

realtà. <strong>La</strong> quotidianità venne sempre più vista non come e<strong>le</strong>mento di<br />

scarso valore, bensì come fondamenta<strong>le</strong> indicatore del<strong>le</strong> grandi relazioni<br />

che definivano la società ed il suo divenire. <strong>La</strong> “vita norma<strong>le</strong> del<strong>le</strong> persone<br />

comuni” venne compresa qua<strong>le</strong> il rif<strong>le</strong>sso, la trasposizione socialmente<br />

e culturalmente costruita, di meccanismi ad essa sovrastanti,<br />

di origine intimamente economica.<br />

Avvicinandosi alla “piccola realtà” acquisendo i ricordi, i pensieri e <strong>le</strong><br />

valutazioni di chi non aveva lasciato testimonianze scritte, il ricercatore<br />

si approssimava a quell’obiettivo di comprensione globa<strong>le</strong> che fu proprio<br />

dell’approccio marxista. Al tempo steso la classe lavoratrice conquistò<br />

l’opportunità di riappropriarsi, nel lavoro di collaborazione con lo storico<br />

che si instaura tramite l’intervista, <strong>della</strong> costruzione del proprio<br />

passato, nonché di raggiungere, <strong>attraverso</strong> il medesimo meccanismo,<br />

una comprensione del presente libera dal<strong>le</strong> sovrastrutture ideologiche<br />

imposte dal<strong>le</strong> classi egemoni. Strappata dal dominio borghese, la <strong>storia</strong><br />

mutava – con l’avvento dell’<strong>orali</strong>tà – di forma, confini e dimensioni per<br />

divenire patrimonio col<strong>le</strong>ttivo.<br />

Natura<strong>le</strong> corollario di quanto espresso si rivelò il passaggio, gradua<strong>le</strong><br />

e progressivo, dalla <strong>storia</strong> dei grandi eventi e degli uomini importanti a<br />

quella del<strong>le</strong> classi lavoratrici viste tramite i loro stessi occhi. Il recupero<br />

del<strong>le</strong> voci marginalizzate dominò questo passaggio, congiuntamente alla<br />

traslazione dell’interesse verso la quotidianità, il vissuto rea<strong>le</strong> <strong>della</strong><br />

gente comune, la partecipazione insita nello stesso processo di produzione<br />

dei documenti sui quali si sarebbe poi costruita la <strong>storia</strong>.<br />

Il processo ora delineato non fu esente da critiche e da attacchi provenienti<br />

da più parti, e supportati da differenti motivazioni.<br />

Proprio la dimostrazione <strong>della</strong> parzialità del documento scritto, espressione<br />

del potere esercitato dalla società che lo aveva fabbricato<br />

secondo i rapporti di forza in essa vigenti in funzione ad una predeterminata<br />

visione del<strong>le</strong> costruzione storica, interpretata, al di là del<br />

valore intrinsecamente cultura<strong>le</strong> <strong>della</strong> stessa, qua<strong>le</strong> strumento per la<br />

<strong>le</strong>gittimazione del presente e per la programmazione del futuro, indusse<br />

ad una difesa ad oltranza del materia<strong>le</strong> ufficia<strong>le</strong> e, nel contempo, ad un<br />

altrettanto deciso attacco alla fonte ora<strong>le</strong>. Quest’ultima fu criticata qua<strong>le</strong><br />

fonte “minore”, soggetta all’interpretazione persona<strong>le</strong>, al filtro discorsivo<br />

e del ricordo, al plagio, all’utilizzo parzia<strong>le</strong>, prigioniera <strong>della</strong> piccola<br />

scala, dell’evento margina<strong>le</strong>, del persona<strong>le</strong>, dell’intimo, mentre vennero<br />

ce<strong>le</strong>brate <strong>le</strong> qualità di invariabilità nella forma, precisione cronologica,<br />

14<br />

15<br />

Cap. 1 – <strong>La</strong> <strong>didattica</strong> <strong>della</strong> <strong>storia</strong> ora<strong>le</strong><br />

possibilità di confronto caratteristiche <strong>della</strong> fonte.<br />

«Gran parte del<strong>le</strong> documentazioni scritte […]» ebbe tuttavia ad osservare<br />

Emilio Franzina rif<strong>le</strong>ttendo su tali osservazioni, «altro non sono<br />

se non trascrizioni e formalizzazioni di altrettanti momenti verbali a cui<br />

solo un malinteso concetto dell’obiettività scientifica conferisce credibilità<br />

ed autorevo<strong>le</strong>zza 4 ».<br />

In effetti la verificabilità, ad esempio, del contenuto espresso dalla<br />

testimonianza non pone, nella sua sostanza, prob<strong>le</strong>mi diversi rispetto ad<br />

un analogo utilizzo del<strong>le</strong> <strong>fonti</strong> scritte. Essa infatti implica il necessario<br />

confronto con altre narrazioni, così come i documenti necessitano il<br />

confronto con altri prodotti sullo stesso argomento.<br />

Se poi consideriamo i contenuti, non si può negare che «asserendo<br />

che i grandi eventi, <strong>le</strong> datazioni, <strong>le</strong> decisioni dei potenti contano per noi<br />

meno <strong>della</strong> vita quotidiana degli uomini e del<strong>le</strong> donne comuni, la <strong>storia</strong><br />

ora<strong>le</strong> si pone – intenzionalmente – come <strong>storia</strong> alternativa rispetto a<br />

quella tradiziona<strong>le</strong> che non ha mai guardato a ciò che importa veramente<br />

e quindi ha parlato erroneamente di fatti significativi» 5 .<br />

In effetti «la <strong>storia</strong> ora<strong>le</strong> non tratta discorsi scelti, ma ha l’ambizione<br />

di affrontare il linguaggio nella sua totalità, non solo quello degli uomini<br />

illustri, ma quello <strong>della</strong> gente comune, non solo <strong>le</strong> lingue colte, ma i dia<strong>le</strong>tti,<br />

non solo l’espressione esplicita, ma i codici inarticolati di coloro<br />

che non hanno voce ufficia<strong>le</strong> […] L’esigenza è quella di affrontare lo studio<br />

degli esseri umani non solo rispetto al potere politico, al<strong>le</strong> strutture<br />

economiche, all’organizzazione socia<strong>le</strong>; ma anche rispetto ai comportamenti<br />

interpersonali, ai meccanismi psicologici e conoscitivi, agli interessi,<br />

al<strong>le</strong> idee, al<strong>le</strong> immagini che stanno nella testa degli individui» 6 .<br />

Alla debo<strong>le</strong>zza del<strong>le</strong> molte critiche alla <strong>storia</strong> ora<strong>le</strong>, si contrappose la<br />

sua ri<strong>le</strong>vanza, evidente in quanto <strong>storia</strong> alternativa, in quanto meccanismo<br />

diverso per la formazione <strong>della</strong> memoria col<strong>le</strong>ttiva.<br />

2. Aspetti e prob<strong>le</strong>mi <strong>della</strong> fonte ora<strong>le</strong><br />

L’espressione <strong>storia</strong> ora<strong>le</strong> è un’abbreviazione d’uso per riferirsi a<br />

quello che più propriamente andrebbe designato come “uso del<strong>le</strong> <strong>fonti</strong><br />

4<br />

EMILIO FRANZINA, Merica! Merica! Emigrazione e colonizzazione nel<strong>le</strong> <strong>le</strong>ttere dei contadini<br />

veneti e friulani in America <strong>La</strong>tina. 1876-1902, Verona, Cierre, 1994.<br />

5<br />

LUISA PASSERINI, Storia e soggettività. Le <strong>fonti</strong> <strong>orali</strong>, la memoria, Firenze, <strong>La</strong> Nuova<br />

Italia, 1988.<br />

6<br />

Ibidem.

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