Download integrale PDF - Progetto Mondiale Asma - Ginasma
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eneficio 544 . Il trattamento può limitarsi ad un β 2 -agonista per<br />
via inalatoria a rapida insorgenza di azione nei casi in cui vi sia<br />
una risposta completa (ritorno del PEF a valori superiori<br />
all’80% del teorico o del miglior valore personale) che dura<br />
almeno 3-4 ore.<br />
Glucocorticoidi. Alcuni studi hanno evidenziato come<br />
l’aumento del dosaggio dei glucocorticoidi somministrati per via<br />
inalatoria abbia degli effetti benefici sulle fasi precoci di una<br />
riacutizzazione di asma. I dati che supportano l’utilità di questa<br />
strategia sono limitati. I glucocorticoidi per via orale (da 0,5 a<br />
1 mg di prednisolone/kg di peso corporeo o analoghi nelle<br />
24 ore successive) dovrebbero essere utilizzati allo scopo di<br />
accelerare la risoluzione di tutti i tipi di riacutizzazione a parte<br />
quelle lievi. In generale se la risposta ai β 2 -agonisti per via<br />
inalatoria a rapida insorgenza d’azione non è pronta e<br />
sostenuta entro la prima ora (ad esempio, PEF superiore<br />
all’80% del teorico o del migliore valore personale) vanno<br />
somministrati i glucocorticoidi per via orale.<br />
Altri interventi. Se il miglioramento del PEF e dei sintomi<br />
continua nel tempo, la cura può essere proseguita a domicilio<br />
sotto controllo medico. II completo ritorno alla norma o ai valori<br />
di base dopo una riacutizzazione asmatica è spesso graduale,<br />
e può essere necessario continuare il trattamento<br />
farmacologico delle riacutizzazioni per diversi giorni, al fine di<br />
evitare la comparsa dei sintomi ed il peggioramento del PEF.<br />
II paziente deve ricorrere tempestivamente al medico nei<br />
seguenti casi:<br />
• II paziente è ad alto rischio di morte per asma.<br />
• La riacutizzazione asmatica è grave (ad esempio, il<br />
PEF è inferiore ai 60% del teorico o del miglior<br />
valore personale dopo assunzione dei β2-agonisti). • La risposta al broncodilatatore non è pronta e/o non<br />
dura per almeno 3 ore.<br />
• Non si nota alcun miglioramento entro 2-6 ore dalla<br />
prima somministrazione di glucocorticoidi.<br />
• II paziente peggiora ulteriormente.<br />
TRATTAMENTO OSPEDALIERO<br />
DELLE RIACUTIZZAZIONI<br />
ASMATICHE<br />
Le gravi riacutizzazioni asmatiche sono emergenze mediche<br />
potenzialmente fatali. Il trattamento va iniziato al più presto e,<br />
nella maggior parte dei casi, in un Pronto Soccorso o in un<br />
ospedale. La Figura 7-11 illustra il trattamento delle<br />
riacutizzazioni asmatiche in ambiente ospedaliero.<br />
Valutazione della gravità<br />
È sempre opportuno raccogliere una breve anamnesi relativa<br />
alla riacutizzazione asmatica in corso ed eseguire un esame<br />
obiettivo contemporaneamente all’inizio del trattamento.<br />
Le indagini di laboratorio non devono in ogni caso ritardare<br />
l’inizio del trattamento.<br />
L’anamnesi dovrà raccogliere informazioni relative alla gravità<br />
dei sintomi, ivi compresi i disturbi del sonno e le limitazioni alla<br />
attività fisica; tutti i trattamenti in corso, comprese le dosi (e il<br />
tipo di dispensatore) prescritte; la dose assunta in fase di<br />
stabilità e la dose che viene assunta in caso di peggioramento<br />
clinico; il tipo di risposta terapeutica al trattamento medesimo;<br />
l’ora di inizio e causa della riacutizzazione in atto; fattori di<br />
rischio di morte per asma (vedi sopra), in particolare precedenti<br />
ricoveri ospedalieri e ricoveri in unità di terapia intensiva e<br />
precedenti visite d’urgenza al pronto soccorso a causa<br />
dell’asma.<br />
L’esame obiettivo dovrà documentare la gravità della<br />
riacutizzazione (valutando l’abilità del paziente di completare<br />
una frase, la frequenza cardiaca e respiratoria, il polso<br />
paradosso, anche se è un segno molto aspecifico nei bambini,<br />
l’utilizzo dei muscoli accessori ed altri segni riportati in Figura<br />
7-11) e le eventuali complicazioni della stessa (ad esempio,<br />
polmonite, atelectasia, pneumotorace, o pneumomediastino).<br />
La valutazione funzionale dovrà comprendere misure ripetute<br />
del PEF o del VEMS e l’emogasanalisi arteriosa. Dove è<br />
possibile, prima di instaurare il trattamento, ma senza<br />
rimandarlo troppo, sarebbe utile misurare il PEF o il VEMS.<br />
Le misure funzionali dovrebbero essere ripetute ad intervalli, fin<br />
tanto che non si sia evidenziata una risposta al trattamento.<br />
La saturazione arteriosa dovrebbe essere monitorata<br />
preferibilmente mediante pulsossimetria. Tale esame è<br />
particolarmente utile nei bambini, poiché l’esecuzione<br />
dell’esame funzionale può essere difficile. Una saturazione<br />
arteriosa dell’ossigeno sotto il 92% è un buon criterio predittivo<br />
per l’ospedalizzazione del paziente 541 (Evidenza C). Dopo il<br />
trattamento iniziale in alcuni casi sarebbe opportuno eseguire<br />
una radiografia del torace ed un’emogasanalisi arteriosa.<br />
Tuttavia, anche se la radiografia del torace non viene eseguita<br />
di routine nei soggetti adulti, dovrebbe essere eseguita in quei<br />
pazienti nei quali si sospettano complicazioni cardiopolmonari o<br />
in cui sia necessaria l’ospedalizzazione ed in quelli che non<br />
rispondono al trattamento, o nei quali c’è un sospetto di<br />
pneumotorace, che può essere di difficile diagnosi clinica 545 .<br />
Analogamente anche nei bambini la radiografia del torace non<br />
viene raccomandata a meno che vi siano segni obiettivi per una<br />
patologia parenchimale 547 (Evidenza C). L’emogasanalisi<br />
arteriosa non è richiesta di routine 548 , ma dovrebbe essere<br />
eseguita in quei pazienti con valori del PEF compresi fra il 30<br />
ed il 50% del teorico ed in quelli che non rispondono al<br />
trattamento iniziale. La somministrazione d’ossigeno<br />
supplementare deve essere continuata anche durante<br />
l’esecuzione delle suddette prove funzionali. Una PaO 2 < 60<br />
mm Hg (8 kPa) e/o con una normale o aumentata PaCO 2 (in<br />
particolare se PaCO 2 > 45 mm Hg, 6kPa) indicano una<br />
insufficienza respiratoria potenziale od in atto. In questo caso, il<br />
paziente va posto in un’area monitorata e, in assenza di un<br />
miglioramento, va trasferito in unità di terapia intensiva<br />
(Evidenza D).<br />
PROGRAMMA DI TRATTAMENTO DELL’ASMA IN SEI PARTI 141