LE SCARPE DEI SUICIDI - Tobia Imperato - Indymedia Piemonte
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testimonianza del poliziotto il quale, sebbene lo avesse visto uscire e salire in macchina “con fare guardingo”, non ha<br />
segnalato la presenza di un’altra persona che aveva parlato con lui 579 .<br />
La stessa mattina viene ascoltato il maresciallo dei carabinieri anticrimine Giampaolo Canu. Da questa deposizione<br />
non emerge granché, se non che Silvano viaggiava molto lentamente e che hanno avuto una “notizia un po’ generica”<br />
su di lui da una fonte confidenziale protetta, legata al maresciallo dei CC del comando di Susa Merlino. Il teste dice che<br />
la segnalazione risaliva al giugno ‘97 e che i carabinieri hanno subito verificato, con appostamenti all’indirizzo della<br />
sua residenza a Torino, che il Pelissero non abitava lì, mentre il posto era frequentato da diverse persone che sono state<br />
identificate come appartenenti all’area anarchica; invece dagli appostamenti davanti alla casa di Bussoleno risultava che<br />
l’indagato vi si recava solo periodicamente.<br />
A fine agosto, in seguito a vari indagini negli ambienti anarchici, era stato localizzato alla Casa Occupata. Dal<br />
controllo telefonico dell’abitazione di Bussoleno non era emerso nulla di interessante, tranne una telefonata dalla locale<br />
sezione della Lega Nord in sua assenza, ma niente di più.<br />
Interrogato dalla difesa sulla natura di questa “notizia un po’ generica”, il maresciallo precisa che avevano avuto<br />
una soffiata nei confronti di un certo “Lorenzo”, che aveva precedenti per armi e che sarebbe stato l’autore degli<br />
attentati, e il maresciallo Merlino ne aveva dedotto - poiché il Pelissero abitava a Bussoleno in via S. Lorenzo - che<br />
avrebbe potuto trattarsi di un suo nome di battaglia 580 .<br />
Silvano, nella sua precedente dichiarazione spontanea, aveva già spiegato il motivo di quella “telefonata dalla locale<br />
sezione della Lega Nord”.<br />
“Al riguardo dell’episodio specifico che si riporta negli atti di intercettazione di una signora che mi avrebbe<br />
telefonato […] una simpatizzante della Lega Nord; ricordo che parlai con questa donna delle mie esperienze nel<br />
Centro America […]. Mi chiese se avevo del materiale documentale […]. Le prestai delle videocassette<br />
provenienti dal Centro America sulla rivoluzione zapatista […]. Questa persona era la custode della sede della<br />
Lega, abitava dove c’era la sede della Lega. […] Questo fu l’episodio riferito alla Lega Nord”.<br />
Praticamente la sede di Bussoleno della Lega Nord era l’abitazione di questa signora. Quindi, ogni telefonata da<br />
casa sua era automaticamente una telefonata dalla sede della Lega.<br />
Poi è la volta del comandante della PS di Susa, capitano pluridecorato della DIA (Divisione Investigativa Antimafia)<br />
Marco Grienti, soprannominato dai giornali locali la sentinella dell’Autofrejus per via delle elevatissime<br />
contravvenzioni e delle molte patenti sospese dal comando Polstrada da lui capitanato. L’interrogatorio è brevissimo<br />
perché anche lui risponde con una sfilza di “non so”.<br />
Interrogato dalla difesa sul colloquio avuto con Silvano, il giorno dopo il fermo (quando secondo i DIGOS avrebbe<br />
recuperato i volantini), e se l’imputato avesse preteso un verbale su quanto avvenuto il giorno precedente, Grienti nega<br />
di aver ricevuto tale richiesta asserendo che hanno solo “parlato del più e del meno”. Si sa che la polizia è al servizio<br />
del cittadino, ma che un capitano di PS, comandante di una caserma, si intrattenga piacevolmente a parlare “del più e<br />
del meno” con un indagato per terrorismo dalla DIGOS è una cosa veramente encomiabile…<br />
Incalzato ancora dall’avvocato, il capitano viene tratto d’impaccio dal solito Giordana, che, attivamente impegnato<br />
con tutti i mezzi a sua disposizione ad ostacolare il lavoro della difesa, è sempre pronto ad intervenire quando un teste è<br />
in difficoltà.<br />
All’udienza dell’11 giugno un maggiore dei carabinieri dei ROS di Roma, Vittorio Pagliccia, espone le teorie sulle<br />
organizzazioni informali e sui gruppi di affinità minima. Teorie care al giudice Marini che utilizza proprio questi<br />
teoremi per tenere in piedi il suo processo contro l’inesistente ORAI.<br />
Il teste andrà avanti per alcune ore; racconta del rinvenimento nella casa romana della fidanzata di Tiziano<br />
Andreozzi del famoso articolo pubblicato sulla Lince e che Silvano ed Edoardo erano stati notati a Cuneo assieme ad<br />
Andreozzi e Guido Mantelli, entrambi coinvolti nell’inchiesta Marini 581 . Parlerà di Alfredo Bonanno come capo e<br />
organizzatore dell’ORAI, citando un suo opuscolo, “La tensione anarchica”, che – su richiesta di Tatangelo – verrà<br />
acquisito agli atti 582 .<br />
Quando l’ufficiale cade in contraddizione, per le domande dell’avvocato Novaro, è ancora una volta il presidente del<br />
tribunale a venire in aiuto dell’accusa. In ogni caso anche da questa deposizione non emergerà nulla di significativo.<br />
579 Silvano ha fornito alla difesa il nominativo di questo signore, ma gli avvocati hanno ritenuto che la sua testimonianza non fosse necessaria.<br />
Oltre a Tartaglia vi era appostato anche un altro DIGOS, Benedictis, il quale non verrà a testimoniare.<br />
580 A questo proposito è da segnalare che a Bussoleno, sempre in via S. Lorenzo, abita anche un certo Lorenzo Sigot, ex assessore DC di Exilles,<br />
di simpatie leghiste, con precedenti per armi (“aveva 4 pistole da guerra, proiettili e detonatori”, B. I., “Polli, bombe e dinamite”, Luna Nuova,<br />
7/4/1981), il quale non è stato minimamente disturbato dai carabinieri.<br />
581 Cfr. il cap. “L’inchiesta”.<br />
582 La tensione anarchica – Testo della conferenza dal titolo “Anarchismo e democrazia”, Laboratorio Anarchico, Cuneo, 1996.<br />
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