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LE SCARPE DEI SUICIDI - Tobia Imperato - Indymedia Piemonte

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IL GIUDICE LAUDI<br />

“Vedere Maurizio Laudi costretto a girare scortato mi dà angoscia”.<br />

Giampaolo Pansa<br />

A meta luglio viene depositata la sentenza di Giordana nei confronti di Silvano, in cui si afferma:<br />

“Pelissero, con i suoi coindagati noti (deceduti nel corso delle indagini) e altre persone non identificate si è<br />

concretamente attivato non solo per la diffusione nel territorio della Valsusa di messaggi espliciti nell’incitare<br />

la popolazione locale alla lotta armata e violenta, in un ottica di eversione dell’ordinamento nazionale, ma<br />

anche per attaccare strutture materiali e sedi di rappresentanze istituzionali” 690 .<br />

Ennesima ciliegina sulla torta della repressione è una denuncia per vilipendio alla magistratura che, a fine luglio,<br />

arriva dalla Procura di Milano a 14 compagni: sono accusati di aver insultato Giordana Laudi e Tatangelo il giorno della<br />

sentenza.<br />

“In concorso fra loro offendevano l’onore e il prestigio di magistrati in udienza (ed in particolare dei<br />

componenti del Collegio della Quinta sezione del Tribunale di Torino presieduto dal dott. Franco Giordana ed<br />

il Pubblico Ministero dott. Maurizio Laudi) gridando insulti, srotolando uno striscione con scritto Assassini e<br />

indossando magliette bianche sulle quali erano disegnate le sillabe componenti la parola Assassini” 691 .<br />

Già nell’agosto del ‘98, subito dopo l’invio del pacco bomba a Laudi, Il giornalista della Stampa Claudio Giacchino<br />

lamentava - a proposito dei ricorrenti insulti al PM – che ciò fosse dovuto al fatto che “gli squatter, [erano] per lo più<br />

giovani e certamente ignoranti su come e quanto Laudi ha servito lo Stato”.<br />

Per colmare questa lacuna, al fine di evitare che il povero magistrato venga insultato senza che si sappia “come e<br />

quanto ha servito lo Stato”, ripropongo (nella speranza che questi “giovani e certamente ignoranti” leggano queste<br />

righe) uno stralcio del profilo biografico del baldo procuratore, tracciato dallo stesso Giacchino, dall’altisonante titolo<br />

“Dai terroristi ai sassi, una vita in prima linea” 692 .<br />

“Maurizio Laudi è uno dei giudici più conosciuti d’Italia. E non solo da adesso, per i clamori accesi<br />

dall’inchiesta sugli attentati in Val di Susa e per le susseguenti minacce degli squatter.<br />

Il nome di Laudi vive sui giornali dalla primavera del 1978 quando l’allora ventottenne giudice istruttore (è<br />

nato nel marzo 1950) dovette occuparsi dell’assassinio di Lorenzo Cotugno, agente di custodia delle Nuove<br />

trucidato dalle Brigate Rosse. Da quel giorno il giovane magistrato torinese entrò a far parte del pool<br />

antiterrorismo diventando insieme a Gianfranco Caselli, il bersaglio n. 1 delle BR [che, guarda caso, hanno<br />

ucciso Moro, rapito il generale della NATO Dozier, ecc. senza mai tentare di fare nemmeno un graffio al<br />

“bersaglio n. 1”, N.d.A.]. E anche di Prima Linea l’altra formazione eversiva che nel capoluogo subalpino<br />

seminò morte sino al 1980.<br />

Non a caso, i maxiprocessi per tutto il sangue innocente fatto versare da brigatisti e piellini a Torino sul finire<br />

dei Settanta furono istruiti da Laudi con i colleghi Caselli, Giordana [Toh! Guarda chi si rivede!, N.d.A.],<br />

Griffey, Maddalena. Laudi fu il primo a interrogare Patrizio Peci, colui che svelerà chi erano, come vivevano e<br />

dove si nascondevano i bierre, e Roberto Sandalo, che proprio un mese dopo Peci (aprile 1980), racconterà la<br />

catena di crimini di PL, denunciandone gli autori”.<br />

Certo che, a quanto fin qui risulta, l’abilità investigativa del nostro servitor di Stato è sempre stata solo quella di far<br />

cantare i pentiti. Con quali promesse? Con quali pressioni? Con quali minacce?<br />

E se – siamo, naturalmente, nel campo delle ipotesi – questa volta, trovandosi senza pe(o)ci e senza sandali, il<br />

giochetto non gli fosse riuscito?<br />

In questo modo si comprenderebbe bene quanto lui afferma di non riuscire a spiegarsi: i suicidi di Edo e Sole. Voleva<br />

forse farne dei pentiti da modellare a suo piacimento?<br />

“Innamorato del lavoro, - prosegue Giacchino - maratoneta degli interrogatori (per oltre un mese fece l’alba<br />

interrogando in carcere Marco Donat-Cattin, figura chiave di Prima Linea) [meditate “giovani ignoranti”<br />

quanta abnegazione possiede un servitore dello Stato!, N.d.A.]. […]<br />

Dopo il terrorismo il magistrato ha continuato a servire indagini calde: la mafia con la maxi-istruttoria su<br />

quindici anni di morti ammazzati dal clan dei catanesi a Torino, l’inchiesta sul casinò di St. Vincent condotta<br />

Ovviamente due morti non sono bastati e anche la DIGOS torinese continua imperterrita nell’opera di provocazione nei confronti degli anarchici.<br />

“Nel furgone di due compagni a Torino oggi abbiamo trovato un’ennesima microspia (telefonino con antenna, batterie, microfono e ricevitore<br />

satellitare); il tutto era inserito nel cruscotto. Un bel pacchetto di roba presto visibile sul sito pasico. Continuano a lavorare per noi”, EL PASO<br />

OCCUPATO, “Altre microspie a Torino”, Comunicato Internet, 10/8/2001.<br />

690<br />

MARCO TRAVAGLIO, “Le motivazioni della dura sentenza per gli attentati in Val Susa – Silvano Pelissero eversore politico – I giudici: voleva<br />

la lotta armata”, La Repubblica, 14/7/2000.<br />

691<br />

Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Milano, Avviso di conclusione delle indagini, 28/6/2000.<br />

Tatangelo verrà stralciato dalla lista delle persone offese perché non si trovava in aula al momento della lettura della sentenza. Il processo, fissato per<br />

l’8 ottobre 2003 a Milano, è stato rinviato a febbraio 2004.<br />

692<br />

4/8/1998.<br />

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