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LE SCARPE DEI SUICIDI - Tobia Imperato - Indymedia Piemonte

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<strong>LE</strong> PERSONE – Tutti li definiscono brava gente, senza precedenti penali. Lavoratori accaniti e senza dichiarate<br />

idee politiche.<br />

Il figlio Silvano, 20 anni, aveva il pallino delle armi. Tanto che a scuola, al Pininfarina di Susa, dove si era<br />

diplomato perito meccanico, aveva anche progettato congegni di sparo per fucili che aveva poi presentato come<br />

prova d’esame per maturità.<br />

Accanito cacciatore di camosci, pare ci sia chi l’abbia visto aggirarsi sulle montagne di Chianocco e di Bruzolo<br />

con una 600 mimetica, sulla quale facevano spicco alcuni simboli fascisti. Tre le sue amicizie, alcuni ragazzotti<br />

di Bussoleno, solo dall’apparenza scanzonati, ma che non fanno mistero delle loro idee d’estrema destra.<br />

<strong>LE</strong> IPOTESI – Scartate quelle che potevano emergere (arsenale per Brigate Rosse o Prima Linea) ne sono state<br />

esaminate altre. Commercio d’armi? Solo una morbosa passione per questi oggetti di guerra?Perché gli ordigni<br />

preparati? E i manuali per fabbricarli? Che cosa sono veramente gli scritti sequestrati?C’erano anche altri<br />

complici? Il figlio aveva preparato tutto da solo?Perché il padre non si era mai accorto di niente? Vi sono<br />

collegamenti con possibili altri gruppi terroristici?Cosa voleva fare con una mitragliatrice pesante e un mortaio<br />

con relativi proiettili? Le bombe e gli esplosivi a che cosa servivano? Si preparavano attentati? Siamo sicuri che<br />

fosse solo passione per le armi? Oppure, questa filosofia di morte e di guerra non è tipica della destra<br />

neofascista?” 408 .<br />

Ovviamente si tratta solo di grossolane invenzioni e mistificazioni (Silvano non ha mai presentato a scuola alcun<br />

progetto di congegno di sparo, il mortaio non è mai esistito, gli ordigni esplosivi non erano altro che petardi agricoli, la<br />

sua FIAT 600, oltre a non presentare “simboli fascisti”, non era affatto “mimetica” ma mostrava solo dei segni evidenti<br />

di riparazioni alla carrozzeria, come saldature e zone verniciate con l’antirombo), ma servono a creare intorno all’intera<br />

famiglia un torbido alone di mistero.<br />

“I miei genitori hanno sempre lavorato nell’agricoltura e l’allevamento di pecore mucche e pollame” 409 .<br />

“[…] eravamo gente che produceva e vendeva direttamente al pubblico tramite mercati, quindi persone<br />

conosciute nel paese di Bussoleno, persone conosciute nei paesi attorno, persone che sono state danneggiate da<br />

tutta questa immagine” 410 .<br />

Da questa vicenda Silvano esce marchiato a vita: ormai anche lui (come Baleno) avrà i requisiti giusti – una<br />

condanna per detenzione di armi – per essere un colpevole credibile in qualsiasi inchiesta sul terrorismo 411 .<br />

“Venivo continuamente fermato: - Cosa trasporti? -, fermato assieme ad amici: - Cos’hai lì dentro? Dove sono<br />

le armi? Dov’è l’esplosivo? -, sempre queste le domande. Non so come si possa chiamare un comportamento del<br />

genere, una stretta sorveglianza? Non la posso chiamare in nessun altro modo.<br />

Sono stato portato varie volte in caserma per chiarimenti: - Cosa è successo là? Tu ne sai niente? -, riferiti<br />

talvolta ad un incendio, talvolta ad un’esplosione, talvolta ad un episodio di bracconaggio” 412 .<br />

Il regista di questa persecuzione è il famoso maresciallo dei carabinieri Germano Tessari, che era stato l’autore del<br />

suo arresto e aveva diretto le indagini sulle armi ritrovate a casa sua.<br />

Dopo pochi anni, nel 1983, al padre cede il cuore in seguito ad una banale operazione d’ernia, vittima delle carenze<br />

di un sistema sanitario che considera l’importanza della vita umana solo in rapporto al conto in banca che uno possiede.<br />

Il cuore di Bruno Pelissero aveva cominciato a perdere colpi subito dopo l’arresto, quando era sopravvenuto un<br />

primo infarto, seguito da un altro in carcere.<br />

Silvano continua l’attività di allevatore.<br />

“Ho dovuto occuparmi di mia madre e delle mie due sorelle. Bella storia. Lavori agricoli. Tasse. Bestemmie e<br />

sudori” 413 .<br />

Nel 1987 muore anche la madre, colpita da un tumore 414 , ed egli decide di chiudere l’azienda paterna poiché non<br />

sufficientemente redditizia e anche per allontanarsi da Bussoleno, sottraendosi così alle continue molestie dei<br />

carabinieri locali, che dall’epoca del suo arresto non gli avevano più dato tregua.<br />

408<br />

B. I., “Polli, bombe e dinamite”, Luna Nuova, 7/4/1981. La storia del “progetto di congegni di sparo all’esame di maturità” è una pura<br />

invenzione. In altra occasione, sempre su Luna Nuova, Silvano a scuola non solo elaborava progetti ma addirittura si dilettava a costruire pezzi di<br />

armi e ricambi (cfr. “Semplice passione per le armi…”, cit.)<br />

409<br />

Edo, Sole et Silvano: une affaire italienne, cit.<br />

410<br />

“Seconda dichiarazione di Silvano Pelissero (Estratto)”, Tuttosquat, n. 13, luglio 1999.<br />

411<br />

“E’ facile dedurre come la mia amicizia con Massari sia un invito a nozze per la DIGOS. Qualunque montatura su di noi è facile e praticabile.<br />

Nessun problema quindi nel caso di voler attribuirci degli attentati”, SILVANO PELISSERO, “Parlando della montatura contro me, Sole ed Edo…”, cit.<br />

412<br />

“Seconda dichiarazione di Silvano Pelissero”, cit.<br />

413<br />

Lettera dal carcere di Cuneo, datata 4/4/1998.<br />

414<br />

“E’ morta dopo due mesi di agonia. Aveva 51 anni e aveva lavorato tutta la vita”, Lettera dal carcere di Novara, datata 6/6/1998.<br />

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