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LE SCARPE DEI SUICIDI - Tobia Imperato - Indymedia Piemonte

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l’esplosivo fosse stato trafugato dagli stessi cantieri SITAF che non avrebbero ottemperato agli obblighi di sicurezza e<br />

di registrazione previsti dalle normative.<br />

Nel marzo alcuni pacchi contenenti candelotti di esplosivo sono scoperti sotto il viadotto di Giaglione, altri ne sono<br />

rinvenuti successivamente ma le notizie sono coperte dal riserbo; i giornali parlano dell’ipotetica preparazione di un<br />

attentato ai danni del giudice Gianfranco Caselli.<br />

Ai primi di settembre del ‘96 Tessari lascia l’incarico alla SITAF e nel dicembre, nel corso di una perquisizione a<br />

suo carico ordinata dopo le rivelazioni di Fuschi, è trovato in possesso di un’apparecchiatura molto costosa e sofisticata<br />

per intercettazioni telefoniche (acquistata a spese della SITAF e della quale la società non era a conoscenza) di cui non<br />

vuole spiegare l’uso e la destinazione, trincerandosi dietro la licenza di investigatore privato 302 .<br />

Si sa che i servizi segreti sono birichini e, come diceva Totò, vogliono avere licenza di uccidere, rubare, truffare e<br />

quant’altro può piacere loro, ma cosa fa il nostro 007 carabiniere quando è tirato in mezzo da Fuschi? Si presenta forse<br />

al giudice che sta indagando sulla vicenda per chiarire la propria posizione? No di certo. Corre invece dal suo amico<br />

Laudi, col quale aveva fatto tante belle operazioni contro i terroristi in difesa dello Stato di diritto, e gli apre il suo<br />

cuore, certo di trovare la giusta comprensione.<br />

E’ evidente che un uomo come Tessari, che è responsabile dei servizi di sicurezza della SITAF, che è stato per tanti<br />

anni sottufficiale locale dei carabinieri (in Valle conosce e può ricattare chiunque), che ha operato – agendo in barba<br />

alle leggi dello Stato che avrebbe dovuto rappresentare – nei servizi segreti nella zona, è la persona giusta per<br />

organizzare, all’occorrenza, qualche attentato “per la difesa dello Stato”.<br />

Nel febbraio del ‘99 Fuschi viene condannato all’ergastolo per undici omicidi (sugli altri tre confessati non verrà<br />

creduto), mentre per gli altri indagati, Tessari e i due agenti del Sisde Guccione e Caramellino, le accuse sono<br />

archiviate.<br />

Il tribunale condanna Fuschi come omicida i cui moventi sono dovuti solo a motivi personali, senza riconoscere che<br />

alcuni assassinii erano stati eseguiti su commissione del Sisde. Come sempre in questi casi, i magistrati cercheranno di<br />

coprire il ruolo svolto dai servizi segreti 303 .<br />

“Signor Presidente, - dichiara Fuschi in aula – io lì sopra vedo scritto che la legge è uguale per tutti, ma io ho<br />

fatto i nomi di Tessari, Caramellino e Guccione e qui davanti a lei ci sono solo io” 304 .<br />

Questo è lo scenario della Val Susa in cui si muovono mafiosi, personaggi loschi legati ai servizi segreti e - senza<br />

dubbio - anche qualche generoso ribelle. Questa è quindi la situazione che urge assolutamente coprire, non ci si può<br />

permettere che, dopo le rivelazioni di Fuschi, esca fuori ancora altra merda che getti ombra non solo sui servizi ma<br />

anche sui vari rappresentanti dello Stato: politici, magistrati e forze dell’ordine. Servono dei colpevoli, bisogna<br />

assolutamente inventarli. Ed è a questo punto che interviene Laudi con la sua inchiesta.<br />

Il giudice è presente da sempre in Valle, conosce ambienti, situazioni e sa dove trovare i capri espiatori giusti per<br />

fare un favore agli amici e fare, al tempo stesso, un grosso passo avanti nella carriera. Egli non può sicuramente<br />

ignorare l’esistenza di quel Silvano Pelissero che nell’‘81 era stato arrestato assieme al padre (proprio dal suo amico<br />

Tessari) perché aveva delle armi nel pollaio di casa.<br />

Seguendo Silvano, Laudi si trova tra le grinfie anche Baleno, il quale possiede pure lui i precedenti che servono: una<br />

bella condanna per fabbricazione d’esplosivi, e poi c’è pure Soledad, argentina, un bel tocco di colore per poterci<br />

ricamare sopra sui contatti internazionali della banda.<br />

Ecco finalmente trovati dei perfetti colpevoli da immolare sull’altare della giustizia.<br />

POST SCRIPTUM<br />

“Dubitando ad veritatem pervenimus”.<br />

Cartesio<br />

Quanto fin qui esposto è solamente un tentativo d’analisi, che non può in ogni caso, per mancanza di ulteriori<br />

elementi conoscitivi, essere esaustiva. Purtroppo la stesura di questo capitolo si basa esclusivamente, con tutti i limiti<br />

che ciò comporta, su fonti giornalistiche.<br />

Diverse sono le interpretazioni che sono state date su queste vicende. Vediamo di analizzarle sinteticamente:<br />

302 Sono perquisiti anche gli uffici SITAF per quanto riguarda “i luoghi a disposizione dell’indagato” e l’abitazione del braccio destro di Tessari,<br />

l’ex pentito PL Guido Manina. L’apparecchiatura si trovava a casa di Manina che però scaricherà ogni responsabilità su Tessari.<br />

303 Nel dicembre 2000 la pena dell’ergastolo verrà confermata in appello.<br />

Cfr. PAOLO PACCÒ, “Confermato l’ergastolo a Fuschi”, Luna Nuova, 18/1/2000.<br />

304 LUCA RASTELLO, cit.<br />

“Non sono un animale protetto: ero e sono rimasto un carabiniere isolato, che ha sempre inteso la giustizia come fine irrinunciabile della legge e in<br />

ogni caso, che i limiti della legge fossero sempre richiamati all’equità. Non ho mai chiesto ricompense e non ho mai commesso reati: quando mi<br />

veniva chiesto di fare un miglio, ho sempre cercato di farne due, non sempre ci sono riuscito. Ho sempre creduto nel detto fai il tuo dovere anche se<br />

tutti ti prendono a calci”, GERMANO TESSARI, “Non sono un animale protetto ma solo un carabiniere isolato”, Luna Nuova, 8/12/1998.<br />

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