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LE SCARPE DEI SUICIDI - Tobia Imperato - Indymedia Piemonte

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Infine un amico di Arturo confermerà che l’anarchico non aveva mai praticato arti marziali (e quindi non era in grado<br />

di tirare calci in faccia a nessuno) e che subito dopo aver invitato il giornalista ad andarsene si era allontanato dalla scena<br />

dell’aggressione.<br />

Il 20 marzo 2000, terza ed ultima udienza: requisitoria del PM Vitari e arringhe dei difensori.<br />

“Vitari è della scuola di tutti quei suoi colleghi che negli ultimi hanno accusato degli anarchici. Spiega che<br />

questo non è un processo al movimento anarchico o alle idee anarchiche. È un processo basato su un episodio<br />

criminale specifico che, anzi, non può che portare discredito sul movimento anarchico. Grazie, signor giudice.<br />

Vitari ammette che Genco non avrebbe dovuto essere lì al funerale, che era ben conscio del pericolo e che il suo<br />

comportamento è stato per lo meno imprudente. Genco, però, faceva il proprio mestiere. Mestiere che a volte, a<br />

detta del PM, entra in contrasto con le necessità altrui. In ogni caso, in Genco non c’era nessuna intenzione di<br />

provocare, tanto che il corteo funebre lo fotografava di nascosto e che teneva sempre nella borsa la macchina<br />

fotografica. Quindi, dice di credere a Mattè Cassietto. Nonostante le ritrattazioni e tutte le contraddizioni, dice,<br />

il teste è in buona fede ed è credibile. Confuso, ma credibile. Però si rende conto che nel caso di Andrea non ci<br />

sono abbastanza elementi e quindi, pur credendo nella sua colpevolezza, ne chiede l’assoluzione.<br />

Sembra magnanimo Vitari, fino a questo punto, ma è solo per sbarazzarsi della parte più scomoda<br />

dell’inchiesta. Ora ha le mani libere per colpire più duro.<br />

L’episodio di Brosso è stato un linciaggio. Non si può stabilire con esattezza quanti calci abbia dato ogni<br />

partecipante, ma tutti sono responsabili del risultato finale. Di questi tutti solo due sono stati identificati, perché<br />

altri possibili testimoni non hanno avuto il coraggio di parlare: gli anarchici fanno paura, sono violenti. Arturo<br />

è un po’ più responsabile degli altri, comunque. Ha iniziato il linciaggio, e poi è latitante e recidivo. Luca un<br />

po’ meno, ma non è pensabile nessuna attenuante: nelle dichiarazioni in aula ha difeso il gesto, non si è<br />

mostrato né critico né pentito. Per concludere, Vitari chiede 4 anni per Arturo e 3 anni e mezzo per Luca.<br />

Gli avvocati della difesa smontano pezzo per pezzo le testimonianze. Lamacchia, difensore di Arturo, evidenzia<br />

le dissonanze tra quella di Genco e dei primi due testimoni. Al massimo, conclude, si può parlare di ingiurie,<br />

minacce ed aggressione. Nessuno può provare che Arturo abbia provocato le lesioni che hanno portato Genco<br />

all’ospedale. Novaro, difensore di Andrea e Luca, si occupa di Mattè Cassietto che viene definito assolutamente<br />

inattendibile. Chiede l’assoluzione per tutti e due i suoi assistiti” 687 .<br />

La corte, presieduta dal giudice Antonio Tiseo, si ritira per ricomparire dopo alcune ore. Arturo è condannato a 3 anni<br />

e 6 mesi, Luca a 3 anni e 2 mesi, Andrea assolto per insufficienza di prove; nel suo caso, le contraddizioni dei testi sono<br />

state talmente palesi che persino il PM è stato costretto a chiedere l’assoluzione.<br />

Si conclude così un altro capitolo di questa storia che, oltre a tre morti, comincia a costare anni di galera. Dopo la<br />

sentenza un corteo spontaneo si snoda per le vie di Ivrea 688 .<br />

La pesante condanna non sarà sufficiente ad appagare la bramosia repressiva di ROS e DIGOS che continueranno a<br />

tenere sotto una sorveglianza più che invasiva gli anarchici della zona.<br />

“[…] Recentemente abbiamo scoperto che nell’abitazione e nel furgone di un nostro compagno sono stati<br />

collocati dei microfoni. L’abitazione è una baita di montagna senza corrente elettrica ma in cui è stato installato<br />

un pannello solare; tra la coibentazione del tetto e il trave sopra la porta, dove entra il cavo elettrico, è stato<br />

collocato un trasmettitore (10 x 5 x 1 cm.), collegato a due microfoni (lungh. 7 mm, diametro 2 mm!!!) da cavetti<br />

molto sottili giallo/neri e rosso/neri. Nel furgone l’apparecchiatura è stata collegata alla radio: accendendo<br />

l’autoradio si sente una forte interferenza, un sibilo basso che a tratti scompare; il collegamento è stato fatto<br />

sotto il cruscotto, i cavetti risalgono lungo il montante del vetro anteriore e poi si dipartono sotto la<br />

coibentazione del furgone verso due microfoni.<br />

Un episodio simile si era già verificato lo scorso anno, quando, di fronte all'abitazione di altre persone ben note<br />

era stata piazzata una telecamera. In quell'occasione non mancarono, inoltre, le intimidazioni e i tentativi di<br />

operare controlli pressanti coinvolgendo gli abitanti del paese in cui era situata la casa […].<br />

Anarchici del Canavese” 689 .<br />

687<br />

EL PASO OCCUPATO, “Primo grado del processo contro i tre anarchici accusati di lesioni gravi nei confronti del giornalista D. Genco”,<br />

Comunicato Internet, 20/3/2000.<br />

688<br />

Cfr. GIAMPIERO MAGGIO, “Condannati gli aggressori di Genco”, La Stampa, 21/3/2000. “Arturo Fazio Luca Bertola – Solidarietà<br />

rivoluzionaria ad Arturo e Luca”, Pagine in Rivolta, n. 11, ottobre 2000.<br />

Il 6 marzo 2003 si terrà presso la corte d’appello del tribunale di Torino il processo di secondo grado. Questa volta Luca verrà assolto mentre ad<br />

Arturo – sempre latitante - verrà confermata la pena. Nel pomeriggio dello stesso giorno una trentina di anarchici effettuano un’irruzione nel salone de<br />

La Stampa per protestare contro la condanna di Arturo facendo scritte sui muri (“Giornalisti terroristi”). Mentre si allontanano, 5 sono fermati dalla<br />

polizia e 3 di loro arrestati denunciati per resistenza e lesioni. Uno è Luca Bertola, che sarà liberato – assieme agli altri – dal tribunale della libertà<br />

dopo 3 settimane di galera.<br />

Cfr. “Squatter assolto e riarrestato – Raid in centro dopo la sentenza per il pestaggio di Genco”, La Repubblica, 7/3/2003. MASSIMO NUMA, “Dopo la<br />

conferma della condanna all’anarchico che aveva picchiato un giornalista – Tre poliziotti feriti negli scontri con gli squatter”, La Stampa, 7/3/2003.<br />

689<br />

“Spioni!!!”, Comunicato Internet, 27/5/2000.<br />

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