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Bollettino S. Pietro 1/04 - Circolo S.Pietro

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dell’infanzia”, attraverso una fitta serie di allusioni e di rimandi, ci fanno<br />

balenare nel ritratto del bambino Gesù già il volto del Cristo crocifisso e<br />

risorto. Sul Natale si proietta già l’ombra della croce. Non per nulla la<br />

scuola pittorica russa di Novgorod (XV sec.) ha sempre raffigurato Gesù<br />

bambino in una culla che aveva la forma di un sepolcro di marmo.<br />

Sfogliamo allora le pagine del Vangelo alla ricerca di questo “Natale del<br />

dolore”, dei suoi protagonisti, delle sue lacrime e persino del suo sangue.<br />

Il Natale, infatti, è stato ed è ancor oggi un giorno anche di sofferenza.<br />

Noi ora ci accontenteremo di isolare, all’interno dei testi evangelici che la<br />

liturgia ci offre per le tre Messe del Natale, le presenze di dolore che rendono<br />

il Natale un giorno vicino anche a tutti coloro che lo vivono senza<br />

festa ed allegria. Già l’apertura del Vangelo della Messa della notte è<br />

significativa con la sua menzione del censimento ordinato da Augusto: le<br />

persone semplici, i sudditi sono considerati dai potenti come pedine da<br />

spostare qua e là sullo scacchiere del mondo senza nessun rispetto, anzi<br />

per depredarli e per soggiogarli. Maria e Giuseppe dalla Galilea devono<br />

scendere faticosamente fino nella Giudea, a Betlemme, per farsi registrare<br />

secondo la prassi del censimento nel luogo d’origine tribale.<br />

Significative saranno anche le prime presenze attorno al Cristo, quelle dei<br />

pastori, evocate anche dalla Messa dell’aurora. Si tratta ancora una volta di<br />

poveri senza fissa dimora, di persone considerate impure dal giudaismo<br />

ufficiale di allora perché vivevano a contatto con gli animali. Ma è proprio<br />

a loro che si rivela il Signore dei poveri e degli umili ed è sulla loro miseria<br />

e sulla loro emarginazione che fiorisce la speranza del Natale.<br />

Eccoci poi alla scena centrale del parto di Maria in una stalla. Anche se<br />

per noi il presepio è diventato ormai un segno di poesia e di tenerezza, in<br />

realtà le parole di Luca che sentiamo in questa notte sono ben più severe:<br />

“Maria diede alla luce suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo<br />

depose in una mangiatoia perché non c’era posto per loro nell’albergo”.<br />

Per tutta la sua vita Cristo resterà senza una casa propria; come egli dirà,<br />

non avrà neppure una pietra come guanciale per la notte. Subito la sofferenza<br />

si allarga attorno a quel bambino come una grande macchia oscura.<br />

Anche il glorioso inno del prologo di Giovanni, che costituisce la pagina<br />

evangelica della Messa del giorno di Natale, è attraversato dall’oscurità e<br />

dal rifiuto: il mondo “non riconosce” il Cristo e “la sua gente, i suoi non<br />

l’accolgono”. È il dramma dell’ostilità che scandirà il futuro di questo<br />

bambino e che raggiungerà il suo vertice sul colle del Golgota.<br />

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