Bollettino S. Pietro 1/04 - Circolo S.Pietro

segno di unione nella lotta anticristiana, sta per conquistare l’Europa,
senza guerra. E’ una realtà che stiamo vivendo in seguito all’ondata di
emigranti islamici. L’opposizione tra i due emblemi è tornata tale che
espressioni correnti la concretizzano anche nel linguaggio. “La croce ha
vinto”, “la mezzaluna trionfa”.
Le incomprensioni e le opposizioni violente e secolari che dividono cristiani
e musulmani si possono sintetizzare, secondo me, attraverso quest’affermazione:
l’Islam va verso Allah attraverso un libro, il Corano. Noi
cristiani saliamo verso il Signore attraverso una persona: Gesù Cristo.
E’ vero, da una parte, che il Corano ci ricorda alcuni valori comuni: grandezza
di Dio, preghiera, penitenza, azione di grazie, pellegrinaggio. Però,
l’Islam rifiuta i misteri cristiani i cui aspetti fondamentali gli sembrano
inconcepibili. Per esempio, come accettare un Dio crocifisso, come adottare
un segno, la croce per l’appunto, che ricorda il supplizio del Giudice
Sovrano.
La crociata s’impone: non la lotta armata, ma, come dicevo prima, con il
riarmo morale per mezzo della croce. Per praticare questa via, il cristiano
dovrebbe, sempre più e sempre meglio, vivere la sua religione più intensamente,
portare la sua croce, e di essa tracciare sovente il segno perché
è il segno della totalità ed è il segno della redenzione.
Il segno della croce è la protezione cristiana che santifica tutto l’essere.
La vita del cristiano, dal Battesimo alla tomba, è contrassegnata dalla presenza
della croce.
Nelle case, nelle chiese, sulle sommità dei monti e sulle tombe, la croce
parla di speranza e di resurrezione. Soprattutto sulle tombe, essa è segno
di vita e di vittoria.
A partire dal XII secolo, i vescovi portano sul petto la croce di Cristo ed è
loro consuetudine tracciare, davanti alla propria firma, un piccolo segno
di croce. Nella vita del cristiano la croce è presente soprattutto come partecipazione
alla Croce di Cristo: “Se qualcuno vuol venire dietro di me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24).
Riservata all’esecuzione capitale degli schiavi e dei malfattori d’infimo
rango, la croce veniva usata dai romani come supplizio. La condanna a
29