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Duplessis, Giorgio, Le meraviglie dell'incisione ... - Toni Pecoraro

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da suo fratello Pietro. Dotato di una facilità di lavoro straordinaria, e di una volontà a tutta prova,<br />

egli divenne presto altrettanto rinomato in pittura, quanto lo era nell'oreficeria. I suoi quadri,<br />

piuttosto rari, che si vedono a Firenze, Milano e Londra, si distinguono per una tendenza<br />

grandissima alla scienza anatomica, e per vera nobiltà nel disegno delle figure; gli stessi caratteri si<br />

riscontrano nelle tre stampe che gli sono attribuite, Combattimento di dieci uomini ignudi, - Ercole<br />

ed Anteo, e la Lotta di due Centauri. Una delle tre è firmata, e la comunanza di stile dell'altre due,<br />

prova 1'origine comune, e quindi esser tutte del Pollaiolo, che è inoltre un artista dei più facilmente<br />

riconoscibili, per tendenze tutte sue, e talora spinte, nel modo di disegnare.<br />

Alcuni scritti recenti proverebbero, che anche Filippo Lippi trattò il bulino, ed incise<br />

un'Annunciazione ed una Crocifissione, che fanno parte di una serie di quindici stampe, relative alla<br />

Vita della Vergine. Non è inverosimile che Lippi abbia incise quelle due stampe, ma la cosa ci<br />

sembra però contestabilissima. Altre stampe rimaste anonime, dell'istessa epoca, La predica di frate<br />

Marco, Davide che uccide Golia, Salomone che va incontro alla regina Saba, Il Giudizio<br />

Universale, si riconoscono della stessa mano che incise, sfigurandole un poco, queste grandiose<br />

composizioni, con disegno sapiente e preciso. Ora, se tutte fossero del Lippi, ci si vedrebbe il suo<br />

stile, e non avrebbe omesso di ritrarre nella Vita della Vergine, il volto di Lucrezia Buti, da lui<br />

adottato come tipo della madre del Redentore, e che si vede ripetuto tanto di frequente nei volti di<br />

dama, sparsi ne' suoi quadri e ne' suoi affreschi. Né si possono incontestabilmente attribuire queste<br />

incisioni nemmeno alla prima giovinezza di questo artista pieno d'avventure, perché anche nei primi<br />

suoi dipinti c'è un sentimento della bellezza, una sicurezza ed una fermezza di disegno, un'evidenza<br />

nell'espressione, che poteano accordarsi anche con una certa inesperienza nell'uso del bulino, ma<br />

che si cercano invano in quelle incisioni.<br />

Vasari, che consacrò un capitolo abbastanza lungo agli incisori di professione, non vi nomina il<br />

Robetta, che sembra considerare soltanto come orefice. I fatti essendo assai più autorevoli dei più<br />

autorevoli discorsi, bisogna affermare che le stampe firmate con questo nome meritano però<br />

speciale considerazione. Disegnate con una costante preoccupazione della bellezza e dell'eleganza;<br />

incise con pieghevolezza e franchezza rare nelle vecchie stampe italiane, offrono forse qualche<br />

traccia di timidezza, e d'inesperienza, ma nessuna offesa al buon gusto, nessuna scorrezione<br />

notevole di disegno. Lontano dal 'dedicarsi esclusivamente, come quasi tutti gli incisori del suo<br />

tempo, a rappresentare figure ampiamente palliate, Robetta sembra che ci tenesse a mettere nella<br />

maggior parte delle sue composizioni, figure ignude, per mostrare il suo studio profondo del corpo<br />

umano. Nelle sue opere, gli uomini, rappresentati quasi sempre giovani, recano raramente una<br />

grande impronta di forza, a meno che non lo esiga il soggetto, come nell'Ercole ed Anteo; ma sono<br />

per lo più slanciati e svelti, più che vigorosi; hanno abbondanti capigliature inanellate che ne<br />

adombrano i volti, ed una fisionomia dolce e sorridente, invece dell'espressione di consueto austera<br />

delle figure che si vedono nelle opere fiorentine contemporanee; le donne, di forme elastiche, e<br />

delicate, nella loro assoluta nudità, conservano castità perfetta; in esse tutto è grazia; un non so che<br />

d'incantevole e seducente aleggia su quei corpi decenti e senza velo. Robetta, che è uno dei più<br />

vecchi incisori di Firenze, fece progredire assai l'arte sua, e può inoltre essere considerato come<br />

l'ultimo dei maestri primitivi.<br />

Dopo i primitivi, per trovare una serie d'artisti fedeli a caratteri della scuola fiorentina, bisogna<br />

recarsi in Francia. Francesco I ed Enrico II avevano attirato alla loro Corte, come tutti sanno,<br />

<strong>Le</strong>onardo da Vinci ed Andrea del Sarto; questi, seguiti ben presto dal Primaticcio e dal Rosso, si<br />

erano fatti accompagnare da una schiera d'incisori, che vi portarono il sentimento dell'ingenuità nel<br />

disegnare, ed associandosi degli artefici francesi, fondarono la scuola di Fontainebleau,<br />

importantissima nella storia dell'arte. Senza l'incisione, forse anco la memoria di quella<br />

scuola famosa sarebbe distrutta, come sono distrutte dal tempo le opere del Rosso, e come<br />

sarebbero distrutte tutte quelle del Primaticcio, se non se ne fosse salvata una parte nella grande<br />

Galleria delle Feste, con frequenti restauri, Ma questo soggetto appartiene al capitolo <strong>dell'incisione</strong><br />

in Francia: ci basti aver qui indicato, per casi dire, il pendio pel quale, scorrendo, l'incisione<br />

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