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Duplessis, Giorgio, Le meraviglie dell'incisione ... - Toni Pecoraro

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Il Maestro del Gambero contemporaneo a quello della Stella, fu indipendente, e si curò poco de'<br />

suoi antecessori. <strong>Le</strong> sue Madonne sono brutte e pretensiose, smorfiose e povere di disegno; egli<br />

incise delle figure tozze, tarchiate, con disegno pesante e goffo, e con bulino indeciso e malpratico,<br />

e la ricerca che si fa delle sue opere, non si spiega ragionevolmente che, per esser queste rarissime,<br />

Alaert Claas, dello stesso tempo, artista che non è certo originale, fece molte stampe. Ne' suoi<br />

primordi egli si limitò a fare il copista, imitando stampe di Luca di <strong>Le</strong>ida, di Hans Beham, di<br />

Aldegrever e di Alberto Duro. Può figurare fra i maestri minori, senz'avere la sicurezza di taglio che<br />

distingue molti incisori compresi con tale denominazione collettiva, poiché incise con bulino secco<br />

e a tagli assai discosti, e con poca modellazione.<br />

Fece anche delle incisioni di sua invenzione, condotte con facilità, ma poveramente disegnate,<br />

senz'espressione, e senza pregi che le rendono degne di stima.<br />

Cornelio Matzys è un altro neerlandese, che fa parte dei maestri minori, almeno colla metà delle sue<br />

opere. <strong>Le</strong> stampe col suo monogramma, eseguite fra il 1537 ed il 1552, hanno in generale piccole<br />

dimensioni. Sono queste le sue migliori, è quando rappresentano dei contadini, o delle contadine,<br />

che conversano a due a due, o che corrono insieme, o si raccontano le loro disgrazie, interessano, e<br />

mostrano l'artista nel suo elemento. Ma avendo voluto scostarsi a questa via, in un viaggio fatto in<br />

Italia, modificò la sua maniera, provandosi, senza risultato, d'acquistare nobiltà al contatto della<br />

scuola italiana; quindi la sua Pesca miracolosa, stampa relativamente grandissima, fa mostra de'<br />

suoi mezzi inferiori allo scopo, ed il suo bulino, non'essendosi potuto elevare sino allo stile di<br />

Raffaello, riprodusse poveramente e senza precisione alcuna il celebre cartone dell'Urbinate.<br />

Nessuna delle stampe da lui eseguite sotto 1'influenza italiana, vale quelle da lui inventate<br />

semplicemente, senza sforzi, da buon fiammingo. Né ciò deve sorprenderci; un neerlandese, un<br />

uomo del Nord, non poteva ripudiare gli istinti della sua razza, e spogliarsi delle tendenze speciali<br />

della sua nazione, per abbracciarne d'assolutamente opposte. I principii e lo scopo dell'arte italiana<br />

erano affatto differenti da quelli nei quali era venuto crescendo ed educandosi. Egli andava contro le<br />

sue inclinazioni naturali: l'ostinazione in tal caso non serviva che a mettere a nudo l'influenza che<br />

era andato a cercare lontano della sua patria, ed a privarlo, interamente forse, d'ogni impronta<br />

nazionale. Così, per un'apparenza italiana, sempre molto dubbia, doveva compromettere, e spesso<br />

senza rimedio, quello che, dà tanto pregio e tanto valore al merito di un'opera: il carattere e<br />

l'originalità. Ma, disgraziatamente, quel movimento che portava i pittori dei Paesi-Bassi ad<br />

emigrare in Italia, fu quasi generale nel sedicesimo secolo, come se Olanda e Fiandra fossero<br />

insufficienti ad ispirare un maestro. Il tempo non tardò molto a provare il contrario. Durante tutto il<br />

secolo decimosesto, da Luca di <strong>Le</strong>yda sino agli incisori ultimi citati, nessuna opera degna di<br />

considerazione non fu prodotta dagli artisti di quei due paesi. Lamberto-Lombard, Adriano Collaert,<br />

Martino Hermskerke, Dirch Volekert, Curenbert, ed altri molti, passarono gran parte della loro vita<br />

a Roma, stancandosi nel correr dietro ad un'ideale superiore alle loro forze. Il numero delle loro<br />

opere è veramente immenso; ma questa non fu che una sterile fecondità, che trascinava l'arte alla<br />

decadenza assoluta. Lavorando per i negozianti, gli incisori inondavano il mondo di soggetti sacri, e<br />

si abbandonavano all'allegoria, malattia acuta dell'Italia in decadenza, mentre avendo fretta di fare,<br />

si scordavano del principale, della bellezza, cioè, e del vero.<br />

Questo stato di cose dovea cessare riel secolo decimosettimo; ma qui ci conviene separare la storia<br />

in due correnti, la Fiamminga e l'Olandese.<br />

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