Duplessis, Giorgio, Le meraviglie dell'incisione ... - Toni Pecoraro
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precetti, e restituirono alla scuola bolognese tutto il suo lustro. Guido Reni, che lasciò tanti quadri<br />
ammirati , fece pure molte incisioni all'acqua forte. Dolcinati e spesso insignificanti, i tipi più<br />
consueti delle figure da lui dipinte, si ripetono nelle sue stampe, incise con troppa facilità; le sue<br />
Sacre Famiglie, gradevoli d'aspetto, mancano di grandioso, e di maestà le teste della Vergine e del<br />
Cristo. <strong>Le</strong> composizioni però delle sue acqueforti sono ben distribuite, e disposte con arte.<br />
Poco divina, Maria, e troppo graziosa, sorride con affettazione, ed ha un'aria di volto priva di verità<br />
è scipita. <strong>Le</strong> incisioni di Guido Reni sono condotte con della morbidezza, ed offrono degli effetti,<br />
che nessuno de' suoi imitatori seppe mai riprodurre. Simone Cantarini, detto il Pesarese, che più<br />
d'ogni altro si avvicinò alla maniera del Reni, gli riusci inferiore nell'andamento delle pieghe, ma fu<br />
pari al maestro nell'arie dei volti. Naturalmente, le stampe dell'uno andarono confuse spesso con<br />
quelle dell'altro. Andrea Sirani, Lorenzo Lolli, e qualche altro pittore, continuavano<br />
la maniera di Guido, ma le loro opere non sono che dei riflessi, e si scostano troppo poco<br />
dall'imitazione, per prender posto a parte nella storia dell'arte.<br />
Lo stesso non si può dire di un altro artista, bolognese di nascita, ma allievo della scuola romana,<br />
tenuto dal Poussin e dal Reni come uno dei più grandi maestri dopo Raffaello. È questi Domenico<br />
Zampieri, detto il Domenichino, che si distinse fra tutti i maestri del suo tempo. Non è certo però<br />
che egli abbia inciso, e nessuna stampa gli è attribuita con qualche certezza. Fra i suoi<br />
contemporanei, pochi incisori si applicarono a riprodurne i dipinti: Jacopo Margottini e Pietro del<br />
Po, sono del piccolo numero. Il Domenichino però fu compensato dalla predilezione degli artisti<br />
della generazione susseguente, che divulgarono le sue opere, e le resero popolari con un<br />
gran numero di stampe assai stimate.<br />
Giovan Francesco Barbieri, da Cento, detto il Guercino, lavorò sotto gli occhi dei Carracci, ma<br />
scostandosi tanto dalla loro maniera da non potersi annoverare fra i loro discepoli. Il suo sistema dei<br />
passaggi repentini dalla luce alle ombre non è raccomandabile; certamente, egli ha la facilità d'un<br />
artista fecondo, ma poco innamorato dell'arte; e le sue acqueforti, nelle quali è riflesso tutto il<br />
carattere delle sue pitture e de' suoi disegni innumerabili, hanno gli stessi difetti e le stesse qualità.<br />
Molta abilità speditiva, vi tien luogo della correzione del disegno, della scienza, e dell'elevatezza<br />
del concetto.<br />
A ROMA. 1'incisione non ebbe più fretta di mostrarsi che la pittura, la quale vi si sviluppò tardi.<br />
Il fondatore della scuola d'incisione romana fu un Bolognese, Marcantonio Raimondi, già da noi<br />
nominato quando esitava ancora sulla via da prendere, e pendeva irresoluto tra il Francia suo<br />
maestro, la scuola veneziana, e l'influenza delle incisioni di Alberto Duro, che cominciavano allora<br />
a penetrare in Italia. Ma, appena giunto in Roma, attirato dalla fama di Raffaello, incise Lucrezia<br />
Romana con tanta perfezione, che tosto il grande Urbinate pensò di accaparrarsi un incisore di<br />
quell'abilità, e, per quanto pare almeno, gli confidò l'incarico esclusivo di riprodurre le sue opere. I<br />
lavori di Raimondi si succedettero allora quasi senza interruzione, e per citare solo i più perfetti, la<br />
Strage degli Innocenti, Adamo ed Eva, il Giudizio di Paride e la Poesia, mostrano in splendido<br />
modo l'intelligenza colla quale l'incisore seppe trasportare sul metallo i disegni del pittore; dico i<br />
disegni, perché Marcantonio non riprodusse che dei disegni, e non mai direttamente una pittura del<br />
Sanzio: particolarità notevole, perché, sprovviste d'effetto pittorico, le sue stampe potrebbero esser<br />
accusate di non riprodurre l'effetto dell'intonazione dei quadri originali. A chi li conosce però, non<br />
può cader in mente simile accusa, essendo evidente che la Poesia .incisa dal Raimondi non è l'esatta<br />
riproduzione di quella dell'affresco del Vaticano; al modo stesso che la sua Santa Cecilia non è la<br />
riproduzione di quella del Museo di Bologna. Stimando che l'incisione nelle mani di Marcantonio<br />
Raimondi non potea esser atta a riprodurre l'aspetto delle sue pitture, Raffaello preferì confidargli<br />
gli studi preparatorii, che disegnava in carta: ed anche in questa circostanza diede prova, come<br />
sempre, del suo gran buon gusto e del suo grande criterio.<br />
Marcantonio consacrò, senza dubbio, la massima parte della sua vita alle composizioni di Raffaello,<br />
ma non si limitò tuttavia a queste. Abbiamo detto che, prima di fondare la scuola romana<br />
d'incisione, ebbe delle esitazioni e delle incertezze; soggiungiamo ora che spiegò una lodevole<br />
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