Fig. 14. Santa Caterina (stampa attribuita a P. P. Rubens). faceva le parti in ombra senza confusione o trascuratezza, ed involgeva ogni cosa in un'aria avvivatrice. Adriano Van de Velde dipingeva tanto la natura animata, quanto l'inanimata, ma non incideva che animali, e con fare suo proprio, rammentando Berghem per, la precisione e la scienza del disegno. Meno preciso e più largo nel disegno, Teodoro Stoop, che incise soltanto cavalli bene disposti e fatti con brio, ha una maniera morbida e di gradevole effetto. Filippo Wouverman non firmò che una stampa, rappresentante un cavallo giovine, colle attaccature delicate, mostrando gran conoscenza del disegno e grande attitudine nella pratica dell'acqua-forte, e dell'inesperienza nell'esecuzione, senza guastare però la precisione delle forme. Karel Dujardin amava invece i campi: scolaro studioso di Potter, finché rimase in patria, egli ritrasse molti animali, dei quali si riconoscono le abitudini ed il temperamento, sia che dormano profondamente distesi a terra, sia che giacciano accoccolati o ruminino in pace, o pascolino indifferenti l'erba dei campi. La punta di Dujardin, retta e precisa, contorna con abilità e finitezza , e non si mostra mai stanca. Un giorno sotto pretesto di accompagnare un amico, che si recava a Livorno, egli parti per 1'Italia, viaggiando per mare. La vista delle montagne e degli orizzonti della campagna romana, lo trasportò, e contro ogni previsione lo indirizzò allo stile classico, facendogli abbandonare la zoografia per il paesaggio, che trattò con qualche larghezza, benché non sempre con felici composizioni, anzi con uno stento sempre crescente; artista facile nel ritrarre la campagna olandese, che l'aveva visto nascere, egli rimase 48
debole ed intimidito davanti alla natura grandiosa della campagna romana. L'esempio di Dajardin fu seguito, e molti artisti olandesi, fatti i loro studi in Olanda, passarono in Italia; senza però perdere la loro fisionomia personale per esser visi recati già poveretti in arte. Giovanni Both, il più celebre fra questi emigrati, vi guadagnò il nome di Both d'Italia. Egli era nato ad Utrecht nel 1610; ed aveva percorso col fratello Andrea, la Francia prima, e poi l'Italia, ove dimorò un pezzo. La sue pitture mostrano aver egli subito l'influenza di Claudio Lorena, e, cosa singolare, d'aver capita la natura italiana a traverso le tele di questo pittore francese: particolarità che è meno o punto sensibile nelle sue incisioni, nelle quali, l'impressione del vero è sentita direttamente, non di rimbalzo. Un sentimento schietto e sincero della verità, lo guidava nel delineare i vasti orizzonti de' suoi paesaggi, limitati da alte montagne, e ravvivati dall'aspetto solenne di grandi alberi, e di costruzioni rimaste storiche: egli trattava in modo pittoresco il terreno, e la bellezza imponente del paesaggio, a linee grandiose e piene di semplicità, lo portavano; come abbiam detto, ad uno stile classico. Guglielmo di Heusch lo imitò recandosi in Italia, e trattando lo stesso genere di paesaggi con molta verità, con delicatezza e spirito, ma con una maniera poco in armonia colla maestà delle scene rappresentate. Aggiungiamo Hermann Swanevelt, vissuto pure gran tempo in Italia, ed incisore ispirato interamente dallo stile di Claudio Lorenese. Superando tutti per potenza di genio, il maggior paesista d'Olanda, Jacopo Ruysdael, non conobbe l'Italia, e visse quasi sempre nella sua Arlem. <strong>Le</strong> sue acque-forti, pregevoli quanto i suoi quadri, sono trattate con libertà grandissima, e disegnate con sapere e sicurezza singolari. Prima di lui, nessuno aveva delineato, con maggiore sincerità la forma degli alberi, né posta cura al frondeggio con maggior delicatezza, senza cadere nel tritume e nel confuso; egli scompartiva luce ed ombre con finezza, evidenza e squisito amore del vero, e dava alle sue acqueforti il colorito caldo de' suoi quadri. L'incisione del Campo di frumento e quella dei Viaggiatori possono dare un'idea dell'elevatezza e della nobiltà del suo talento. Freschezza, lindura , semplicità, un sentimento melanconico, nessuna confusione, un'impressione chiara, sentita, evidente; l'aria che involge ogni cosa e circola per tutto, una luce che accarezza ogni oggetto, fanno del Campo di frumento una; delle più belle incisioni all'acqua-forte che si possano vedere. Antonio Waterloo, egli pure, rimase sempre in Olanda, ad Utrecht sua patria, ma acquisto più fama coll'incisione che coi dipinti; aveva maniera monotona, trattava i primi piani allo stesso modo che le lontananze, e per dare spicco ad un tronco d'albero, o ad un ramo confuso tra le frondi, ricorreva al bulino. Questa verità, introdottasi nella scuola olandese, non fu esente d'inconvenienti, poiché, dopo un certo numero di prove, i tratti delicati ottenuti coll'acqua-forte, si affievolivano, mentre quelli condotti a bulino conservavano tutta la loro forza, e diventavano esagerati. Questo difetto si trova spesso nelle incisioni di Waterloo. Notiamo un'altra particolarità del suo ingegno; egli, benché olandese, non ritraeva gli orizzonti infiniti della sua patria, ma aveva predilezione per certi aspetti limitati del paese, come sarebbe un'angolo di foresta, tagliato da un sentiero tortuoso; una capanna ombreggiata da qualche albero, un mulino, sopra un torrente, ecc. Tutti gli Olandesi non trattavano però solo i diversi aspetti, estesi o limitati, dell'Olanda; il mare ebbe fra loro degli entusiasti ammiratori, e Rembrandt, che primo dipinse delle marine, in questo c'ome in tutti gli altri generi, arrivò di primo slancio ad una perfezione, dalla quale rimasero assai discosti quelli che vennero dopo. Uno de' più abili pittori olandesi, Luigi Backuysen, tracciò a punta qualche marina, ma senza il sapere che mostra sempre ne' suoi quadri. Nelle sue incisioni c'è molt'aria attorno alle navi che solcano i mari, ma le lontananze sono trascurate e sommariamente indicate, mentre le figure poste sul dinanzi, sono pesanti e scorrette nel disegno; eloquente e sicuro davanti ad una tela, egli restava indeciso, ed impotente davanti la lastra di rame. Né più felice di lui si mostra Isaia Van de Velde nelle sue stampe di porti di mare, e di brigate di pattinatori, nelle quali, il tocco aspro e secco della punta, spesso intrecciato ai tagli pesanti del bulino, rende male l'aspetto del mare, del fiume o del canale che vorrebbe ritrarci. Pietro Bout aveva invece taglio delicato all'acqua-forte, e finissima punta; colla quale trattava gentilmente dei villaggi bagnati dal mare e visti all'orizzonte; ma anch'esso guastava la sua marina, disegnando pochissimo delle figure 49
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Krichuber ebbero però una gran vog