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Duplessis, Giorgio, Le meraviglie dell'incisione ... - Toni Pecoraro

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terrecotte, per la quale andò in ruina.<br />

« Giovanni Volpato di Bassano (1733-1822), ricamatore in giovinezza; fattosi da sé incisore,<br />

animato a progredire ed assistito da un Bartolozzi (1730-1813), rinomatissimo incisore veneziano<br />

andato a stabilirsi in Roma, ebbe a suo scolaro un Raffaello Morghen, che aveva il padre, Filippo<br />

Morghen, ed uno zio, Elia Morghen, fiorentini oriondi francesi, incisori di qualche fama.<br />

« Raffaello Morghen (1758-1833), istrutto dal padre, a nove anni aveva già inciso, a bulino, un<br />

Giovinetto genuflesso che prega, a dodici i Profeti del Bandinelli, a diciassette dei paesaggi, quando<br />

venne in Roma a perfezionarsi presso il Volpato nel 1778. A venticinque anni incise poi la Teologia.<br />

e la Poesia di Raffaello Sanzio, e queste due incisioni gli fecero ottenere in isposa la fìglia di<br />

Volpato, ad intercessione del Canova, al quale questi 1'aveva concessa, senza interrogare la figlia,<br />

che amava il Morghen, e che lo disse al Canova, inducendo questo grande artista, d'animo generoso,<br />

a cangiare la parte d'innamorato in quella di paraninfo per l'amico. Troppo lungo sarebbe citare una<br />

ad'una tutte le opere del Morghen, che sono numerosissime. La sua incisione del Cenacolo di<br />

<strong>Le</strong>onardo da Vinci, fatto sopra un disegno pochissimo fedele di Matteini , fu dichiarata<br />

dall'Accademia di Londra il capolavoro <strong>dell'incisione</strong>.<br />

L'ultima sua opera, eseguita all'età di sessantaquattr'anni, è la Madonna della seggiola di Raffaello,<br />

in così piccole dimensioni, da non potersi credere opera di mano di un vecchio.<br />

« Il suo capolavoro porta il titolo di Cavallo, ed è il ritratto del generale Moncada, vero capolavoro<br />

di finezza, di morbidezza e di colorito. La sua gran fama ed autorità fa si, che molte accademie<br />

conservino, quali modelli per lo studio elementare del disegno certe sue incisioni dall'antico,<br />

assolutamente perniciose ai giovani che si danno alle arti grafiche, perché vi domina il difetto del<br />

Morghen, la rotondità, ossia quel modellare morbido che poco rilevando lo svolgersi dei piani nella<br />

superficie dei corpi, li disegna tutti tondi, senza ammettere angoli, squadrature di forme, e rilievo<br />

energico. Sulla sua tomba in Firenze si legge: In questa sacra pace, riposa Raffaello di Filippo<br />

Morghen, nella squisitezza dell'intaglio in rame, facilmente principe.<br />

« Mentre la fama di Morghen si diffondeva in tutt'Europa, Carlo Antonio Porporati (1741-1816) di<br />

Torino, allievo di scuola francese, famoso per un'incisione della Fanciulla dal cane di Greuze, e<br />

della Susanna del Santerre, fondava una scuola d'incisione in Napoli. Fra le sue migliori stampe<br />

vanno notate la Venere ed Amore, del Batoni; Agar, di Van Dyck; il Dovere delle madri, del Cignani;<br />

la Zingarella, del Correggio.<br />

« A questi incisori tennero dietro Giuseppe Longhi, di Monza (1766-1831). Valentissimo nei ritratti<br />

egli si fece grandemente ammirare per quelli di Michelangelo, di Napoleone I, del doge Dandolo, di<br />

Washington. Il suo capolavoro è lo Sposalizio, tratto dal quadro della Pinacoteca di Brera, in<br />

Milano. Ebbe molti discepoli, e tra questi Anderloni, Garavaglia, B Jesi. Morì colpito d'apoplessia,<br />

mentre lavorava attorno al Giudizio Universale di Michelangelo.<br />

« Garavaglia, nato a Pavia nel 1789, mori esso pure d'apoplessia nel 1833, mentre stava per<br />

succedere<br />

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