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Duplessis, Giorgio, Le meraviglie dell'incisione ... - Toni Pecoraro

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Fig. 11 <strong>Le</strong> due vacche (incisione all'acqua-forte di Paolo Potter).<br />

Roma, ed al cospetto dei capolavori del maestro, conoscere finalmente quello stile impareggiabile, e<br />

quello squisito buon gusto, di che aveva avuto un sentore nelle opere dello scolaro.<br />

Dopo <strong>Giorgio</strong> Ghisi, l'influenza di Marcantonio non durò guarì; come, la scuola dei due grandi<br />

maestri di pittura, Raffaello e Michelangelo, si perdeva quasi del tutto in Italia sul finire del secolo<br />

decimosesto, così, quegli che aveva attirato alle sue lezioni, non solo tutti gli incisori della Penisola,<br />

ma anche dei francesi, come Béatrizet, e dei tedeschi, come <strong>Giorgio</strong> Pencz, Barth, Beham, e Jacopo<br />

Binck, perdette rapidamente ogni autorità. Una nuova scuola era nata in Roma, coll'abbandono dei<br />

principii che sino allora avevano prevalso, ed i successori di Marcantonio si erano dati ad una<br />

facilità d'esecuzione che poi li trascinò lontano da quella ampiezza; da quel bello e nobile stile<br />

comune alle cose d'arte italiane della prima metà del secolo decimosesto, quindi la pratica sostituì il<br />

sentimento e l'abilità nel maneggio dei ferri suppli al pensiero ed all'espressione, quando prevalse<br />

l'influenza di Agostino Caracci, od almeno della sua maniera presa a modello da un gran numero<br />

d'artisti accorsi<br />

a Roma, dove la scuola d'incisione contava, nel secolo decimosettimo, altrettanti forestieri quanti<br />

italiani. Battista Franco era solo, a quest'epoca, a rammentarsi, forse, ancora del gran maestro e<br />

delle buone tradizioni; ma le sue incisioni, consacrate quasi tutte alle cose d'antichità, pel disegno<br />

trascurato col quale son condotte, non ricordano punto quelle di Marcantonio. Giovanni Battista<br />

Coriolano e Valeriano Rehnart, vennero dopo; il primo incisore freddo e senza precisione, di un<br />

gran numero di vignette e di soggetti enfatici di pittori contemporanei; il secondo dedito<br />

interamente alla riproduzione di disegni d'architettura, di stemmi, e di composizioni allegoriche;<br />

genere che invase allora tutti i rami dell'arte, diventando incomprensibile a forza di ricercatezza,<br />

e che si moltiplicò nelle opere di Oliviero Gatti, di Francesco, Brizio, di Raffaello Guidi, e di<br />

molti altri.<br />

Il cardinale Barberini, diventato papa Urbano VIII, proteggeva questo genere artistico, e suggeriva<br />

molte di quelle futili invenzioni, fra le quali le api del suo stemma, che si videro invadere a sciami<br />

le stampe d'allora, dure nell'esecuzione, e senza carattere personale.<br />

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