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che li farebbe piacere a dargliene, perché gli darebbe a lui parecchi baiocchi. Il contadino disse: “Pigliatelo in<br />
dono che a me importa poco”; ma quest’uomo intendente lo vendè quindicimile scudi a un Papa che lo messe<br />
in uno de’ regni che oggidì vanno avanti al sommo Pontefice, quale io viddi nella Minerva di Roma la<br />
mattina dell’Annunziata. Un altro carbonchio di gran valsuta l’ha il Serenissimo Doge di Venezia nella sua<br />
mitra regale. Questa gioia si nomina così perché è quasi para ad un carbone infocato ed è lucente nelle<br />
tenebre e va vibrando da ogni parte con razzi ardenti.<br />
Ma qui si debbe avvertire che gli scrittori mettono dodici sorte di carbonchi, ma i più nobili si trovano in<br />
Africa ed in Oriente, cioè nel regno del Pegù. Io non dirò se non di cinque sorti.<br />
Il primo luogo ottiene il carbonchio, che quando s’avvicina alle gemme non riceve i colori dell’altre, ma sì<br />
bene l’altre gioie e gemme ricevono il suo colore. Il secondo è il rubino. [55r]. Il terzo è il balascio o balasso<br />
detto, reputa[to] anco in questa specie. Il quarto è il rubit, che secondo alcuni è il medesimo che la spinella,<br />
ma si dice esser da molti il quarto la spinella. Il quinto ed ultimo s’annoverano li granati.<br />
Tanto è nobil pietra e bella che il profeta Ezechiel la nomina fra le nove <strong>pietre</strong> preziose nel capitolo XXVIII<br />
dicendo: omnis lapis pretiosus operimentum tuum, sardius, topazius et iaspis, chrysolithus et onyx et<br />
beryllus, sapphirus et carbunculus et smaragdius, ed il padre San Gregorio espone queste nove <strong>pietre</strong><br />
preziose per i nove cori angelici. Di queste <strong>pietre</strong> e massimamente de’ carbonchi ne sono appresso il Gran<br />
Turco ed altri monarchi del mondo.<br />
CIX. DELLE PERLE<br />
Le perle si trovano nel profondo del mare fatte da ostriche che si addomandano oggi madreperle, sono di<br />
grossezza come le ciriege le maggiori, <strong>delle</strong> mezzanotte se ne trovano ed anco <strong>delle</strong> piccole, sono di color<br />
bianco e trasparente e massimamente le perle orientali. Si trovano in più luoghi, come si dirà in questo<br />
vezzoso capitolo; ma in prima voglio scrivere come i pescatori vadino pescando queste gemme. Tutto [55v]<br />
si dirà per consolazione del benigno lettore e perché sia autentico, nominerò chi lo dice.<br />
Io ho letto un libro fatto da maestro Cesare Federici di Venezia de’ viaggi dell’Indie Orientali ed oltre<br />
l’Indie; racconta, fra l’altre cose degne di memoria, come si pesca le perle nell’Indie Orientali. Il mar che<br />
giace tra la costa, che si distende dal Capo Comeri alle [basse] di Chilao e l’isola Seilan, si chiama la<br />
pescheria <strong>delle</strong> perle, qual pescheria si fa ogn’anno, cominciando di marzo o d’aprile e dura cinquanta giorni;<br />
né ogn’anno si pesca nel medesimo luogo, ma un anno in un luogo e l’altro anno in un altro di detto mare.<br />
Quando s’avvicina il tempo del pescare, mandono buoni notatori sotto l’acque a scoprire ov’è maggior<br />
quantità d’ostriche, e su la costa all’incontro piantano una villa di case e barazzi di paglia, come è a dir<br />
capanne di paglia, che tanto durano quanto dura il tempo del pescare, e le forniscono quelle povere casette di<br />
quanto fa loro di bisogno ed ora si fa vicino ai luoghi abitati, ora lontano, secondo al luogo ove vogliono<br />
pescare. I pescatori son tutti Cristiani del paese e va chi vuole [56r] a pescare, pagando però un certo censo al<br />
re di Portogallo ed alle chiese dei padri di San Paulo, che sono in quella costa. Mentre dura il tempo di<br />
pescare, stanno in quel mare tre o quattro fuste armate per difendere i pescatori dai corsari. Io mi trovai quivi<br />
una volta di passaggio e veddi l’ordine che tenevano a pescare. Fanno compagnia due o tre o più barche<br />
insieme che sono dell’andare <strong>delle</strong> nostre peotte e più piccole; vanno sette o otto uomini per barca; e le ho<br />
viste la mattina partirsi in gran numero ed andare a surgere o sotto l’acque infino a quindici o diciotto passi<br />
d’acqua, che tale è il contorno tutto di quel fondo. Arrivati che sono gettano una corda in mare nel capo della<br />
quale è legato un buon sasso ed un uomo avendosi ben stretto il naso con una molletta ed untosi con olio il<br />
naso e l’orecchie, con un carniero al collo o vero un cesto al braccio sinistro, già per quella corda si cala, e<br />
quanto più presto può empie il carniero o il cesto d’ostriche vive, che trova in fondo del mare ed indi scrolla<br />
e dimena la corda ed i compagni che sono in barca tirano su detta corda con prestezza e con essa l’uomo; ed<br />
essi vanno d’uno in uno a vicenda sin che la barca è carica d’ostriche [56v] e poi la sera vengono alla villa ed<br />
ogni compagnia fa il suo monte d’ostriche in terra, distinti l’uno dall’altro, di modo che si vede una fila<br />
molto lunga di monti d’ostriche né si toccano fino a che la pesca non è fornita ed allora s’acconciano ogni<br />
compagnia attorno al suo monte ad aprirle; che facilmente s’aprono, percioché sono già morte e fradice e se<br />
ogn’ostrica avesse perle s’avrebbe una gran bella preda, ma ne sono assai senza perle. Finita la pescheria e<br />
visto se è buona raccolta o cattiva, vi sono certi uomini pratichi e periti che si chiamano chitini, i quali<br />
mettono il prezzo alle perle secondo la loro caratta, facendono quattro cernite o scelte con alcuni vagli di<br />
rame. Le prime sono le tonde e si chiamano l’aia dei Portughesi, perché i Portughesi le comperano. La<br />
seconda, che [non] son tonde, si chiamano l’aia di Bengala. La terza sorte che sono manco buone chiamano<br />
l’aia di Canara, cioè del regno di Bezeneger. La quarta ed ultima sorte, che sono più triste e più minute, si<br />
chiama l’aia e piazza di Canbaia. Messo il prezzo, vi son tanti mercanti di diverse parti che con denari stanno