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angelici ornata di gemme e gli disse: Soror mea, Lucia, quid a me petis, quod ipsa prestare potes? Fides nam<br />
tua matri subvenit et sicut Catania per me ita et Siracusa per te onorabitur a Domino Jesu Christo; Santa<br />
Lucia svegliatasi trovò che la madre era stata sanata e pregò quella che quelle facultà che ella gli voleva dar<br />
per dote sua, che fusse contenta dargliene allora e che la distribuisse per Gesù Cristo ai poveri, così avvenne<br />
che, ritornata alla città antichissima di Siracusa, dove vi regnò anticamente quel tiranno grandissimo<br />
Dionisio, che faceva tante crudeltà agl’uomini, massimamente fece fare il toro di bronzo, dove per entro vi<br />
faceva metter uomo e così faceva infocare il detto toro e quel povero meschino che si trovava per entro<br />
gridava, ma la voce uscendo per bocca del toro di bronzo appariva voce di toro e non d’uomo, tutto era fatto<br />
acciò non si movessi nessuno a compassione. Ormai mi è concesso qui [82v] intessere la sua istoria ed altresì<br />
descrivere questa onorata isola di Sicilia detta il granaio dell’Italia; ma chi vuoi veder la grandezza dell’isola<br />
ed i monti che continuamente gettono fuoco sulfureo, legga il molto reverendo maestro Tommaso Flagelli<br />
dell’ordine di San Domenico, o vero puote vedere questo medesimo libro tradotto di latino in toscana favella<br />
dal nostro padre maestro Remigio Fiorentino, il qual prese il santo abito nel medesimo convento che lo presi<br />
io, in Santa Maria Novella di Firenze; vedrà un’istoria ben ordinata di questa ricchissima isola tanto sovente<br />
travagliata dai monarchi del mondo. Ma per ritornare alla nostra istoria e ripigliare il filo e seguitar di fornire<br />
la nostra tela incominciata, dicevamo che la vaga donzella domandava alla madre sua la dote per distribuirla<br />
a’ poveri per amor di Cristo. Ella gli rispose: Tege primum oculos meos et postea facies de omnibus<br />
facultatibus quic quid vis, come io sarò morta fa quante limosine ti piace di tutto quello che io ti lascio. Ella<br />
rispose alla madre dicendo: Non est magnum dare Deo quod ferre non potest, vivens ergo da Christo quod<br />
possides. Quantunque non sia tempo [83r] di far qualche invettiva a’ miei amici per i quali fo queste opere,<br />
pur non è se non bene toccar qualche fiata qualche avvertimento buono e mostrar esser scrittore religioso;<br />
però con speciale amore dirò, come, essendome trovato a più testamenti d’uomini ricchi, tutti dicono: “Io<br />
lascio cento scudi al tale”, “Una casa alla mia sorella”, “Un podere al mio nipote”, e “Ogni cosa poi lascio al<br />
mio figliolo con questi carichi”, non mi son mai trovato ad alcuno che faccia testamento, quand’è presso alla<br />
gran città di Volterra, che sta per andare fra i più, che dica: “Io porto la tal cosa”, ma sempre: “Io lascio, io<br />
lascio”, perché non possono più tenere e possedere quello che lasciano; però sarebbe ben fare come questa<br />
Santa Lucia, di dar a Cristo in vita e far di molte polizze di cambio con far di molte limosine ai poveri e<br />
povere. Ora per ritornare si deve dire come questa donzella ottenne dalla sua amatissima madre di dare tutto<br />
quello che aveva ai poveri, laonde intendendo Pascasio la corresse e di più intendendo che era cristiana,<br />
voleva che adorasse gl’idoli; ella rispose con animo intrepido e costante dicendo: “Io per tre anni continui ho<br />
sacrificato quello che avevo a Dio, non ci resta altro, se non che [83v] faccia di me stessa un olocausto e<br />
sacrifizio al mio sposo Gesù Cristo”. Pascasio, prefetto della città, rispose: “Tali cose dille ai tuoi Cristiani, a<br />
me che custodisco la legge de’ principi, queste parole sono invano”. Ella con sapienza rispose: “Tu attendi<br />
alla legge delli uomini mortali, io attendo a quella di Dio, tu temi quelli ed io Dio, tu cerchi di piacere ai gran<br />
principi, io a Dio mio, adunque fa quel che tu pensi e speri ti sia necessario ed io farò quello che conosco<br />
esser in mia salvezza”. Il tiranno rispose: “Se io metto mano ai tormenti, tu non parlerai più”. Ella rispose:<br />
“O Pascasio, essendo io ancella del mio Cristo e favellando in me lo Spirito Santo, però non tacerò mai”. Il<br />
tiranno disse: “Adunque è in te lo Spirito Santo?”. Ella rispose che San Paolo diceva che quelle donzelle che<br />
servano il giglio della castità, che lo Spirito Santo abitava in loro. Allora il tiranno disse: “Io ti farò condurre<br />
nel luogo pubblico, dove si fa ogni sporcizia e così lo Spirito Santo si dileguerà e si partirà da te”. Ella con<br />
animo intrepido e con prudenza rispose: Si me in vitam violari feceris, castitas mihi duplicabitur ad<br />
coronam. Il tiranno coman [84r] dò ad uomini malvagi e disleali, che conducessino subito quella donzella di<br />
Cristo al sopraddetto luogo infame e disonesto, là ove stanno le donne di cattiva vita, che sono damigelle del<br />
Diavolo. Volendo questi sozzi cani e uomini del Diavolo condurre questa vergine colà, lo Spirito Santo<br />
messe in lei tanto peso, a dir così, che veniva a esser immobile come una gran colonna, anzi pur meglio<br />
com’un grande scoglio, a tal che molti uomini insieme non la potettero muovere mai di quivi adoperando<br />
fune e con quella tirandola e di più adoperando la forza de’ buoi che tiravano le funi, con che era legata; di<br />
più usorno i loro incantesimi, se mai la potessero muovere di quel luogo, laonde Pascasio tiranno si cruciava<br />
e arrabiava, posciaché non possette aver tanta grazia di muovere questa damigella e ancilla di Cristo. Laonde<br />
ella parlò a Pascasio dicendo: Quid cruciaris? Templum Dei me esse si probasti, agnosce! Che fé il crudele e<br />
malvagio ed ostinato tiranno? Fece fare un gran fuoco e sopra vi fece gettare dell’olio, acciò avessi a<br />
tormentare la serva di Cristo; [84v] ma ella olio ed il fuoco non li nocette. Ma la vergine ricevè il martirio,<br />
laonde fu ferita col coltello. Sed hoc vulnere accepto virgo non ante amisit vocem, nec spiritum emisit, quam<br />
sacra misteria de manibus sacerdotum preciperet, oc divinitus aliqua futura prediceret.<br />
Ma è tempo ormai che seguitiamo la nostra istoria de’ coralli, poi che aviamo fatto qualche parte di memoria<br />
della nostra devota Santa Lucia e di Sant’Agata. I coralli che si cavano appresso questa isola son rossi molto