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disegno del Buonarruoti, così le due branche de’ lioni, che sostengono l’altare. Veggonsi molti pezzi nel<br />
pavimento della detta cappella, così ne è un bel quadro di questo marmo affricano a un deposito de’ signori<br />
Minerbetti in Santa Maria Novella. In Santa Maria del Fiore sono assai tondi nel pavimento d’affricano, de’<br />
quali viene adornata la cappella di Santa Croce del signor Giovanni Niccolini e quella de’ signori Salviati in<br />
San Marco. In San Lorenzo è una colonna al pulpito di bronzo, opera di Donatello come s’è detto. In su la<br />
piazza di detta chiesa sono quattro colonne grandi, condotte per ordine del Gran Duca Ferdinando. In Roma,<br />
nella chiesa di San Pietro si veggono due grandissime colonne, una a destra e l’al [11r]tra a sinistra<br />
all’entrare, e molte colonne e pezzi di questa pietra sono nella Gregoriana ed in altri tempii di Roma. Vicino<br />
ad Alessandria d’Egitto dicono essere una colonna dirizzata in onore del gran Pompeo ed arrivare con la base<br />
e capitello a braccia settantadue; ed è <strong>delle</strong> mirabili memorie che sieno al mondo in questo genere: così<br />
dicono li antiquarii dell’utili e belle <strong>pietre</strong>.<br />
XIX. DEL MARMO SERPENTINO<br />
È il serpentino, s’io non m’inganno, così chiamato dalla somiglianza che ha ne’ colori alla serpe. È marmo<br />
sodissimo com’il porfido, allo scoperto molto ben regge, ma al coperto mantien meglio illustro, è<br />
difficilissimo a lavorarlo, la sua cava non si ritrova, ma si ritrovano assai gran pezzi nel Nilo. I suoi colori<br />
son verdi, un buio e l’altro più acceso colore, come hanno le serpi o simili animali velenosi. Vedesene in<br />
opera in Firenze nel bellissimo tempio di Santa Maria Novella, alla porta principale del mezzo, giù abbasso<br />
nel pavimento. Così nella cappella del signor cavalier Niccolò Gaddi nel bellissimo pavimento altresì se ne<br />
veggono molti pezzi, come ancora in San Lorenzo, alla sepultura del Magnifico Cosimo de’ Medici il [11v]<br />
Vecchio, ovati grandi vi sono. Si potrebbe dire come all’Annunziata di Firenze, nel pavimento vi si veggono<br />
molti ovati di questa pietra. In Roma, in San Giovanni Laterano, fra le cose sante si tiene racchiusa una<br />
colonna di serpentino lavorata a vite; nelle altre chiese di Roma vi son più pezzi di serpentino, quali ovati e<br />
quali tondi. Ma in San Lorenzo fuor <strong>delle</strong> Mura di Roma è ancora un gran quadro di questo marmo<br />
serpentino, nel pergamo. In Ravenna città antichissima e seggio un tempo d’Imperatori Romani, ci sono<br />
bellissime <strong>pietre</strong> di varie sorte in grand’abbondanza, infra l’altre ci sono in Sant’Apollinare due colonne<br />
d’alabastro trasparente con vene rosse, sopra le quali son due capitelli di serpentino, intagliati si veggono a<br />
foglie d’ulivo: cosa veramente maravigliosa vedere intagliato nel serpentino durissimo e difficilissimo a<br />
lavorarsi foglie d’ulivo, ma si può dir opera senza fallo degna dell’antichi Romani, che volevano gran<br />
memorie lasciar nel mondo di loro medesimi. [12r].<br />
XX. DELLA PIETRA PIDOCCHIOSA<br />
Chi potrebbe abbastanza descrivere e nominare le varie sorte di <strong>pietre</strong> che si cavono dalla terra? In diversi<br />
luoghi ed in ogni monte, colle e paese, si veggono vaghe, belle ed utili <strong>pietre</strong>, come ben si vede ne’ monti di<br />
Verona, che da essi si cavono broccatelli, mandorlati ed infinite <strong>pietre</strong> e, infra l’altre, la pietra pidocchiosa<br />
detta, la quale è di color bigiccio chiaro e tutta si vede venata di venette nere ma picciole: ci sono ancora<br />
mescolate fra esse <strong>delle</strong> bianche, che fanno varie fantasie e scherzi, che fa la natura nelle <strong>pietre</strong>. Questa pietra<br />
è soda, piglia gran lustro, non è matrosa, vuole stare al coperto in cappelle o in tavolini: ma è ben vero che di<br />
questa pietra non si trovano gran saldezze. È in opere nella cappella delli signori Salviati in San Marco nella<br />
bellissima panchetta dell’altare di Sant’Antonino; si vede in opera nel tavolino del signor cavalier Gaddi ed<br />
in altri belli tavolini che sono nella città di Firenze. Si potrebbe dire che è opinione di questi antiquari che di<br />
questa sorte pietra ne venga d’Oriente, come dimostrano più pezzi di colonne essersi trovate nelle gran [12v]<br />
rovine di Roma, ed io ne ho visto una colonna rotta.<br />
XXI. DEL PARAGONE D’INGHILTERRA<br />
Paragone d’Inghilterra detto, ma in vero la sua cava dicono esser in Fiandra, ma si dice d’Inghilterra perché i<br />
regi facevano i suoi sepolcri di questo paragone nero bene, e per mezzo della navigazione si potrebbe<br />
condurre gran saldezze alla città di Firenze. Riceve gran lustro, è sodo, non matroso e durabile, ma pure ama<br />
l’esser difeso dall’acqua e da’ ghiacci. Trovasene gran saldezze, come se ne vedeva un gran pezzo in casa il<br />
signor Giovanni Vittorio Soderini in Firenze. In Santo Spirito alla bella cappella del signor Tommaso<br />
Cavalcanti ne vedrai l’altare con altri pezzi di questo paragone.<br />
XXII. DEL GRANITO DELL’ELBA