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Istoria delle pietre

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nell’oceano occidentale verso settentrione appresso alla Scozia ed Inghilterra, ma piccole e di non troppo<br />

lodato colore e di queste fu fatta quella corazza che Giulio Cesare dedicò al tempio di Diana.<br />

Sono le perle nell’uso della medicina, son molto utili ai tremori e debolezze del cuor e ne’ collirii per chiarire<br />

la vista e per diseccare l’acqua e l’umidità che scende negl’occhi. Dicono di più che le perle hanno questa<br />

virtù, che, cotte nel cibo, levano molte fiate le quartane, macinate con il latte e prese sanano l’ulcere mortali<br />

e parimente, prese, rischiarano grandemente la voce e confortano il cuore e stagnano il flusso del ventre.<br />

Nelle febbri pestilenziali, date con il zucchero, sono di molto giovamento e dicono che quei che le portano<br />

sono eccitati da esse al vivere pudico e casto. Sono cotal gioie molto stimate dalle belle e graziose spose,<br />

posciaché soventemente con queste perle s’adornino i bei crini, così l’orecchie ed i candidi colli loro, oltresì<br />

le delicate braccia [59v] ed i loro vestimenti; e se per sorte perdono una perla grossa, che è detta margarita in<br />

latino, mettono sotto sopra la casa per ritrovarla e quando l’hanno ritrovata, si rallegrano con le compagne<br />

loro vicine. Sono nominate le perle dalli Spagniuoli perlas, dai Tedeschi perlin, dagl’Arabi hageralbato. Dai<br />

Latini, secondo il Calepino ed il Mattiolo, son dette margarite ed uniones. Gl’Italiani le nominano perle.<br />

CX. DELLO SMERALDO<br />

Io trovo che le più belle ed ornate <strong>pietre</strong> quasi tutte vengono <strong>delle</strong> parti orientali, come in quei siti dominati<br />

più dal sole, padre <strong>delle</strong> <strong>pietre</strong> e piante ed anco dell’uomo, sì come dice il filosofo: Sol et homo generant<br />

homines. Però dicono gli gioiellieri intendenti che gli smeraldi buoni e risplendenti vengono dal Cairo ed i<br />

colori suoi sono verdi carichi ed il pezzo suo che si trova è grande tanto che pesa dugento caratti; e si dice<br />

esser dilettevole il suo colore, che certo niuna altra gemma ristora più ed allegra la vista quanto lo smeraldo:<br />

quando la sua pietra viene spianata a guisa di specchi rappresenta l’immagini. Dicesi che Nerone imperatore<br />

ebbe uno smeraldo di meravigliosa grandezza, nel quale risguardava gli abbattimenti dei pescatori. Ancora<br />

dicono che vi era un gran pilo nel tempio d’Ercole.<br />

[60r]. I signori Genovesi hanno un catino di smeraldo, <strong>delle</strong> belle gioie che sia in tutta l’Italia, il cui catino lo<br />

tengono con gran venerazione, come si conviene. Il nostro Gran Duca Francesco di Felice memoria, andando<br />

a Genova, il volse vedere, altresì averlo nelle mani e quello sperare, altresì considerare la sua bellezza ed il<br />

peso di cotal vaso, perché era molto intendente e si dilettava <strong>delle</strong> gioie, posciaché egli l’ha dimostro in<br />

quella corona e studiuolo che ha lasciato nella sua galleria a perpetua memoria.<br />

Qui voglio avvertire che i dotti pongono molte sorti di smeraldi: i primi son quei di Scizia e son dei buoni<br />

che vadino attorno. I secondi sono gl’Inglesi, i terzi gl’Egizii, i quarti gl’Ermici, i quinti i Persi. Tutti questi<br />

sono trasparenti, ma differenti nella sodezza e nel bel colore e nel peso; e molte altre sorte mettono gli<br />

scrittori e fino al numero di dodici. Ma s’ha da tenere a mente che ogni pietra pulita verde è domandata<br />

smeraldo; e però non è maraviglia se tu senti nominare pezzi grandi di quattro cubiti che erano appresso il re<br />

di Babilionia, così l’obelisco che era alto cinquanta cubiti che mette Plinio; ma lo smeraldo vero verde carico<br />

è tanto fiero il suo colore che non solamente posto sotto qualche lume non si smarrisce, ma più tosto di luce<br />

va avanzando ogni suo vigore e tinge quella parte dell’aria che li soprasta del suo verde. È gioia [60v] molto<br />

amata dai monarchi del mondo, come dalla Maestà Cesarea dell’Imperatore, così dalla Maestà del Re<br />

Cattolico ed altri signori, ed in particulare ne è fatta stima grande dal Gran Turco, posciaché ha una<br />

grandissima pezza di gioie, come dicono quelli che l’hanno viste; e tanto sono stimati gli smeraldi che<br />

sovente nelle sacre carte n’è fatto memoria da più scrittori, come dall’Aquila volante San Giovanni<br />

Evangelista nel capitolo XXI, dal profeta Ezechiel al XXVIII capitolo, dall’Ecclesiastico al capitolo XXXII,<br />

poi da Tobia al XIII capitolo, nel libro di ludit al X capitolo e per ultimo da Mosè nell’Esodo al XXXVIII<br />

capitolo. Chi è curioso e voglia aver cognizione di questa gioia, legga i detti autori e di più gl’espositori che<br />

dichiarano tutti questi passi.<br />

Dico che lo smeraldo conforta e ristora la vista affaticata, ha molte altre virtù, che ora ti rimetto ai sacri<br />

espositori della Sacra Bibbia.<br />

CXI. DE’ RUBINI<br />

I buoni rubini vengono di Soria dal Cairo e son di color rosso cremisi, ma trasparenti; il più grosso pezzo<br />

dicono esser di peso di caratti cento ed ogni caratto dicono pesare quanto quattro granella di grano nostrale.<br />

Per diporto dei miei [61r] amici carissimi voglio discorrere un poco la grandezza del vastissimo e<br />

ricchissimo regno del Pegù. Prima diciamo che questo regno è abbondantissimo d’oro buono e ariento, altresì<br />

dei rubini, safiri o zaffiri e spinelle, che tutte queste gioie si trovano in quel régno e ve ne sono in quantità,<br />

così è abbondante di muschio, belzuin, pepe lungo, piombo, lacca, risi e qualche poco di zucchero. Ma è

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