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Storia religiosa II - Dott. Faustino Nazzi

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Si ripropone la questione del canonicato e della prebenda “ut supra”. Ludovico chiede di<br />

esservi immesso; protesta Antonio Donato attraverso suo padre Antonio Sartore che dice di<br />

esserne in possesso da un anno ed un giorno ed oltre “*come è notorio ecc. Al riguardo si<br />

decise che, tenuto presente soltanto quello che si è detto, poiché risulta al capitolo che quel<br />

Francesco cividalese è andato alla Curia romana né si trova in pacifico possesso ecc.,<br />

adeguandosi alle disposizioni apostoliche da parte del capitolo, non lo si deve ammettere nel<br />

possesso per le ragioni suddette ed altre ancora ragionevoli cause e convocati i rev.di<br />

Bertrando e Ludovico suddetti e spiegata loro la posizione del capitolo, lo stesso Ludovico<br />

protestò di modo che tale deroga non gli risulti pregiudizievole in alcun modo, richiesta a cui<br />

però il capitolo non consentì in quanto non era tenuto”. Si riporta copia del contrasto tra i<br />

contendenti la prebenda ed il canonicato del Lipoldi presso la Curia romana. In margine è<br />

segnato per ben due volte: “turpissima litera”. Se oggi ci si sbrana per un posto, specie se di<br />

prestigio, non può sorprendere che succedesse anche allora, quando il prestigio si giocava<br />

nell'ambito della sopravvivenza. Non sempre i nomi, i doppi nomi, gli omonimi tornano o se<br />

ne spiegano i ruoli, come quel tale Francesco cividalese, visto che il suo omonimo parte in<br />

causa, ma udinese, è già defunto.<br />

“Constitutus dominus Daniel ser Anthonii Guglielmini”. Chiede di essere ammesso al<br />

lucro, essendo trascorso un anno dall'immissione in possesso del canonicato e della prebenda.<br />

Si deve spedire lettera al massaro ecc. “*Si decise che l'indomani deve iniziare a lucrare e<br />

che gli ufficiali devono annotarlo in tabula come al solito e fu stabilito di stendere la lettera<br />

esecutiva come richiesto”. Per diventare titolari di una prebenda bisogna disporre di una certa<br />

consistenza economica, vista l'astinenza per un anno dai frutti e la tassa.<br />

“*Per il rev.do Ambrogio 'de Comitibus' che disse che sta per recarsi a Roma ecc. Si<br />

decise di concedergli un mese di residenza da computarsi dal giorno del suo arrivo a Roma<br />

qualora ottenga la 'signatura' e disbrighi le faccende del capitolo; se non ne ricava un bel<br />

niente, niente avrà”. L'esito dipendeva più dal prestigio che dal diritto.<br />

“Pro domino Teodoro de Leliis contra dominum Franciscum de Lumisinis de Bononia”.<br />

Teodoro pretende di avere “*diritto al canonicato ed alla prebenda della lite. Fu sospesa<br />

l'esazione dei debiti della stessa prebenda, perché da oggi è vacanza fino a quando sarà<br />

citata la parte per detta causa, perché non si deve procedere al sequestro tra due litiganti,<br />

così come stabiliscono gli statuti del capitolo”. Il procuratore di Teodoro è il rev.do Antonio<br />

de Nordis. Chiede che si debba sequestrare la prebenda litigiosa 25 . Ma lite pendente nihil<br />

innovetur.<br />

“*Sul debito del rev.do Paolo Manfredi verso la cassa del capitolo”. Costui si dichiara<br />

debitore di una marca verso il rev.do Vittore di Parma che “*aveva il diritto, per la croce che<br />

accompagnò la salma del defunto maestro Nicolò rettore delle scuole, ad una marca che pre<br />

Paolo aveva richiesto a nome del capitolo alla moglie del defunto maestro Nicolò. Fu deciso<br />

che il rev.do Paolo deve versare la marca suddetta alla cassa. Grazie al suo giuramento,<br />

dichiarò che la stessa era dovuta al rev.do Vittore a nome del capitolo recettore”. La prassi<br />

di accompagnare con la croce processionale il defunto al cimitero era un “privilegio” riservato<br />

ai cappellani come gruppo e, come si vede, ben remunerato. Forse si è trattato solo di una<br />

dimenticanza.<br />

25 AMC Def n. 18, 9-11-1457, p. 85v. AMC Def n. 18, 27-11-1457, p. 82. “prout notorium etc. Super quibus diffinitum<br />

fuit quod atentis rebus superscriptis tantum quare constat capitulo quod ille Franciscus Civitatensis est ad Romanam<br />

curiam nec est in pacifica possessione etc. inherendo apostolice interposite per capitulum non debetur admitti ad<br />

possessionem rationibus suprascriptis et aliis rationabilibus causis et vocatis dominis Bertrando et Lodovico prefatis<br />

ac declarata sibi intentione capituli ipse Lodovicus protestatus fuit quod derogatio huiusmodi non sit sibi preiudicialis<br />

in aliquo, cui capitulum non consensit in quantum non teneatur”. AMC Def n. 18, 15-12-1457, p. 88v. AMC Def n.<br />

18, 11-2-1458, p. 96. “diffinitum fuit quod die crastina debeat incipere lucrari et quod officiales notare debeant in<br />

tabula ut moris est et decreta fuit et litera prout peciit”. AMC Def n. 18, 7-4-1458, p. 100. “Pro domino Ambrosio de<br />

Comitibus qui dixit se iturum Rome etc. Diffinitum fuit quod habeat unum mensem de residentia a die qua aplicaverit<br />

Romam computandam si obtinuerit signaturam et negotia capituli et si non expedit nihil habeat”. AMC Def n. 18, 24-<br />

8-1458, p. 109. “ius in canonicatu et prebenda litis. Suspensa fuit exactio debitorum ipsius prebende quare hodie<br />

feriata usque quo citabitur pars ad dictam causam quare non debeat fieri sequestrum juxta formam statutorum<br />

capituli de duobus litigantibus”.<br />

24

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