Storia religiosa II - Dott. Faustino Nazzi
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ottimo stato, mentre la terza risulta di nessun valore, di alcuna possibile gestione e<br />
funzionalità sicché non vale niente. Questo mulino è sul Natisone nel territorio di Cividale e<br />
si chiama Mulino. La metà di questo mulino è di proprietà del capitolo, l'altra metà del<br />
monastero di Santa Maria in Valle. Giacomo de Caballis ha la possibilità di difendere,<br />
gestire, disporre, farne manutenzione ed adoperarlo. Promise, convenne e fermamente<br />
s'impegnò a versare e pagare ai due titolari e si obbligò, ogni anno per i nove anni previsti<br />
dal contratto, 32 staia di frumento prodotto in questa terra del Friuli e non di altro frumento<br />
proveniente dal di fuori e a misura del capitolo in questo modo, cioè ogni quattro mesi di<br />
ogni singolo anno secondo la rata dei quattro mesi con l'obbligazione di tutti e singoli i suoi<br />
beni sia mobili che immobili presenti e futuri e di tutti i danni, interessi e spese per le liti con<br />
l'esclusione di ogni riparazione o rifacimento”. Si costituisce una società per la gestione del<br />
mulino a metà tra Giacomo de Caballis canonico di Cividale ed Odorico Deatti, figlio del<br />
maestro “Berthuli”. Il capitolo incassa inoltre affitti in Fagagna ed in Carnia “*da Domenico<br />
fu Enrico di Nojaris e Candido fu Giacomo di Nojaris di Carnia come vicini e portavoce<br />
spediti dagli uomini e dalle comunità delle ville di Priola e di Nojaris, e dalle stesse ville e<br />
comunità” si preleva la decima “Noyarii et montis de Tomai” 3 . Questi mulini sono del<br />
capitolo e del monastero in ragione di donazioni nel tempo da parte dei patriarchi ed in<br />
particolare per quanto riguarda il capitolo dalla generosità del patriarca Giovanni che nel 1015<br />
li donò al preposito Moronto della prepositura di Santo Stefano di Cividale che nel 1250<br />
confluì nel capitolo con tutte le sue proprietà e giurisdizioni (PASCHINI 1975, p. 210).<br />
“*Pratica eseguita in Borgo di Ponte alla porta dei lebbrosi di San Lazzaro, davanti alle<br />
abitazioni” che si intendono affittare. “*Ivi il rev.do Fradone di San Vito canonico”, è<br />
nominato quale incaricato per immettere nel possesso delle case a livello, aprendo e<br />
chiudendo la porta ecc. La chiesa di San Lazzaro con l'ospedale dei lebbrosi risale al 1291<br />
(GRION 1899, p. 325). Papa Alessandro <strong>II</strong>I nel Concilio Lateranense <strong>II</strong>I del 1179 stabilì che<br />
ovunque ci fossero dei lebbrosi riuniti in numero sufficiente possano disporre di una chiesa e<br />
di un cimitero con l'assistenza di un sacerdote. Oltre al sacerdote vi era del personale<br />
incaricato e generoso che prestava un'assistenza puntuale come il tempo poteva comportare,<br />
separando gli infetti a seconda della gravità del loro stato (ZANAROTTI 2002, p. 4).<br />
“*Il capitolo affitta al rev.do Lazzaro mugnaio metà del mulino del Vado di spettanza<br />
capitolare”. L'altra metà è della canipa patriarcale in Cividale, gestita “*attraverso il comune<br />
di Cividale cui spetta ed appartiene ed è affidata questa metà” nel tempo; anche questa metà<br />
è affittata a Lazzaro figlio di Chelis di borgo San Pietro e padre e figlio s'impegnano a<br />
consegnare “*tutta la veccia dello stesso mulino per la loro metà”. I semi di questa pianta<br />
foraggiera in antico erano usati per la panificazione (MONTANARI 1979, p. 204). Che un chierico<br />
3 AMC Def n. 15, 7-7-1418, p. 97. “dicti capituli in ecclesia Sancti Pantaleonis de prope Civitatem tamquam<br />
massario pro se et suis heredibus recipienti quoddam terrenum ipsius capituli situm... ac ipsum presbiterum Nicolaum<br />
pro se et suis heredibus tamquam massarium coram eo flexis genibus constitutum ut moris est de eodem terreno cum<br />
fimbria sive gabano legittime investivit prout in talibus fieri consuetum est, solvendo annuatim suis debitis temporibus<br />
ipsis dominis... decano... canonicis et capitulo unum starium frumenti et unum congium vini, dans et assignans in<br />
nuntium et pro nuntio dominum Victorem canonicum, qui ipsum presbiterum Nicolaum in tenutam et corporalem<br />
possessionem vel qui dicti terreni ponat pariter et inducat etc.... Pusternola cum quatuor molis ad bene molendum et<br />
massinandum cum scufa duobus asinis et omnibus aliis fulcimentis. Quod quidem molendinum cum quatuor molis<br />
aptis ad massinandum et massinandis cum scufa duobus asinis et omnibus aliis suis fulcimentis per magistros et<br />
heredes se intelligentes in talibus per ipsas partes electos de communi consensu ipsarum partium extimatum fuit in<br />
tribus partibus, videlicet due fore optime bone nove et sufficientes, tertia vero nullius valoris, nullius conditionis et<br />
nullius bonitatis ac penitus nihil valere. Quod quidem molendinum situm est in Natissa apud terram Civitatis Austrie<br />
et vocatur molendinum Pusternula et ipsum molendinum medietas est capituli Civitatis et alia medietas dicti<br />
monasterii Sancte Marie in Valle. Defendere vargentare auctorizare manutenere et disbrigare, dare et solvere<br />
cumuliter promisit stetit convenit et se obligavit quolibet anno dictorum novem annorum, XXX<strong>II</strong> staria frumenti quod<br />
nascetur in hac patria Forijulii et non de alio frumento, ad mensuram dicti capituli hoc modo, videlicet, de quatuor in<br />
quatuor mensibus singuli anni pro rata dictorum quatuor mensium sub obligatione omnium et singulorum suorum<br />
bonorum mobilium et immobilium presentium et futurorum et damnorum omnium interesse et expensarum litis et extra<br />
refectionem... a Dominico quondam Henrici de Noyariis et Candido quondam Jacobi de Noyariis de Carnea tamquam<br />
vicinis et nuntiis missis per homines et communitates villarum Priolle et Noyariis ac ipsarum villarum et<br />
communitatum”.<br />
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