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Storia religiosa II - Dott. Faustino Nazzi

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paghi. Contenti. Questi ricorsi dimostrano la negligenza del capitolo, compromettendo la sua<br />

tanto rivendicata autonomia giurisdizionale.<br />

“*A favore dei sacrestani della chiesa”. Si presentano i rev.di Leonello e Daniele deputati<br />

“*a nome di tutti i sacrestani sul fatto che qualcuno è meglio ripagato di qualche altro ecc.<br />

Per cui grazia alla commissione loro e al consenso degli stessi, i rev.di deputati dichiararono<br />

di aver corretto le disuguaglianze delle prebende stesse, portandole ad un reddito equivalente<br />

e di averle riportate come mi era stato indicato per iscritto, insistendo di confermare<br />

l'operato con un decreto del capitolo e così sentiti tutti loro ed in particolare il rev.do custode<br />

a nome dei suddetti rev.do decano ed i canonici, si decise, dal momento che a ciascuno<br />

incombe lo stesso compito come ad ogni altro, che è conveniente dividere ugualmente in una<br />

parte uguale anche il loro provento e le rispettive prebende vengano equiparate come i<br />

deputati asseriscono di aver fatto e così interposero la propria autorità e quella del capitolo<br />

e decisero in forma giuridica”. Di solito le prebende erano fin dall'origine equiparate, ma la<br />

resa dei beni con il tempo poteva dimostrarsi meno fruttuosa in quanto condotti con<br />

negligenza oppure maggiormente esposti alle intemperie stagionali. In base a questo dato<br />

incontestabile alcune prebende risultano di fatto “pinguiores”, per cui, una tantum, si<br />

riconosce ad un canonico di poter optare per la preferita appena risultata libera.<br />

I can. Nicolò Loth e Leonello accusano il tesoriere di aver aperto la canipa e venduto il<br />

grano a sua discrezione, minacciando miseria per tutto il capitolo. Provvedere 55 . Bisognava<br />

mettere il frumento sul mercato nel momento più vantaggioso; ma chi lo prevedeva?<br />

Certamente post factum aveva sbagliato il canipario.<br />

“*Elezione degli ufficiali secondo il consueto. All'ufficio della tesoreria. Nota che il rev.do<br />

Nicolò custode è eletto ed accettò. Si decise che chiunque sarà eletto allo stesso ufficio,<br />

questo tale, sotto pena della residenza, sia tenuto, anzi deve sborsare nei tempi opportuni le<br />

spese ordinarie, mentre le straordinarie è tenuto a sborsarle solo nelle urgenze occorrenti<br />

secondo il parere e la volontà del capitolo fino alla somma di 80 ducati prima di Natale,<br />

dopo invece è tenuto a sborsare a discrezione del capitolo secondo il suo criterio”. Solite<br />

cariche in n. 16 circa. C'è ancora un incaricato per l'eredità Spatarino. Uno eletto anche “*a<br />

riscuotere i residui (resta) e ad esigere i mutui con il salario di un soldo per lira”, in<br />

percentuale.<br />

“*Nella stanza consiliare, al mattino. Presenti i rev.di Nicolò vicedecano, Giovanni de<br />

Ripis, Daniele de Tergesto, Nicolò custode, Cristoforo de Valvesono”. Vengono licenziati i<br />

massari Bertolo, Nicolò Schauter e Giovanni di Medea, perché non tengono bene i terreni del<br />

capitolo. Poi si decide di dichiarare decaduti “a lucro” i capitolari non rientrati nel tempo<br />

stabilito. Il decreto è affidato al sescalco-dapifero il rev.do Cristoforo Valvesono. Il bello è<br />

che il decreto dovrebbe essere emanato “*da parte del decano che, guarda caso, è fuori. Si<br />

decise di cassarlo e come cassato e invalidato e nullo sia considerato”. Si chiamino i<br />

mansionari “*che stanno fuori. Siano chiamati i rev.di Pietro e Andrea ai quali si dia un<br />

ducato ciascuno al mese. Sui mansionari presenti, che non vengono né frequentano la chiesa,<br />

è sufficiente che li si punti”. Nessun debito né lucro per gli ufficiali assenti. “*Che il<br />

55 AMC Def n. 21, 17-2-1480, p. 4v. 17-2. “Ser Nicolaus de Filitins ipse constituit in capitulo presente domino Filippo<br />

eius filio, peciit de dono gratie aliquod subsidium declaratum pro ipso domino Filippo”. AMC Def n. 21, 3-3-1480, p.<br />

8. AMC Def n. 21, 9-5-1480, p. 13. “Pro domino Jeronimo de Nordis decano qui peciit sibi dare portionem eum<br />

tangentem de lino Sancte Marie de Monte videlicet duplicem sic dupliciter lucratur tamquam decanus et tamquam<br />

canonicus. Domini vero prefati, habito respectu quod in aliis duplex lucratur, habeat hoc duplum”. AMC Def n. 21,<br />

12-5-1480, p. 13v. -“Cauciones: Nicolaus Loth, Bernardus Chont, Anthonius de Nordis, Leonellus, Alexander, Daniel<br />

de Carlevariis, Sebastianus, ser Bartolomeus Perotti, Maffeus, Franciscus de Puppis, Nicolaus de Nordis,<br />

Baldassarre, decanus, prebiteri Palamedes, Cristophorus, Iohannes Pizafigo, Nardinus, Anthonius Floris, Battista<br />

Nassinguerra” (AMC Def n. 21, 12-6-1480, p. 15). AMC Def n. 21, 28-7-1480, p. 17. “Pro monacis huius ecclesie...<br />

de consensu omnium monachorum cum sit quod unus plus habeat quam alteri etc. Unde virtute ipsorum commissionis<br />

et consesu ipsorum dominorum, domini deputati declaraverunt se correxisse prebendas ipsas equabiliter et eas<br />

reduxisse prout obtulerunt mihi daturas in scriptum, instantes ad hoc interponi decretum capituli et sic auditis eis et<br />

domino custode pro prefatis domino decano et canonicis, declaratum fuit quod quare uni incumbit onus sicut alteri,<br />

equali parte ita et proventus eorum conveniens est dividi equaliter et prebende eorum equaliter reducantur prout<br />

asserverunt ipsi deputati fecisse et sic suam et capituli interposuerunt auctoritatem et decretum in forma”. AMC Def<br />

com n. 14, 18-12-1480, p. 51v. Lune.<br />

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